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Barilla: famiglia classica versus famiglia omo

Da Desy @desy_icardi

“Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale”.Lo dice Guido Barilla, presidente del gruppo Barilla, a La Zanzara.

Be’ innanzi tutto, per quanto concerne il ruolo fondamentale della donna nessuno lo nega: gliel’hanno detto dott. Guido che il termine “omosessuale” non designa solo i maschietti che amano gli altri maschietti, ma anche le femminucce che amano le femminucce?

Poi, quando i conduttori gli fanno notare che anche i gay mangiano la sua pasta, lui ha risposto: “se a loro piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, altrimenti mangeranno un’altra pasta.”

Farfalle o maccheroni?

Farfalle o maccheroni?

Ok, questo ci sta, in fondo la pasta è sua e lui ha tutto il diritto di pubblicizzarla come cavolo gli pare, quello che però contesto è la motivazione: “la nostra è una famiglia classica.”

Be’ signor Guido, non è che negli spot della sua pasta le famiglie siano poi così “classiche”!

Prendiamo la più famosa di tutte le pubblicità Barilla, quella che da piccina mi ha fatto sognare: lo spot della bimbetta  che trova il micino sotto all’acquazzone.

Ingresso di una scuola, piove che il ciel la manda, un uomo pigia dei bimbi su uno scuolabus e riparte a tavoletta. Una bimba esce dalla scuola e si accorge di essere rimasta a piedi. “Classico” no? Gli autisti degli scuolabus inforcano sempre la prima senza verificare quanti bimbi hanno a bordo. La bambina si incammina sotto il diluvio, attraversando una città deserta (non un’automobile, una motoretta, una carriola) e passa sotto dei coloratissimi panni stesi. Altra situazione “classica”, no? Chi non stende i panni quando imperversa il diluvio universale? La bimba continua a percorrere la città svuotata da non so quale coprifuoco mentre la madre, a casa, guarda l’orologio.  Appena un velo di preoccupazione le attraversa il volto “truccato da donna non truccata” poi, rispettosa del suo ruolo tradizionale di donna, se ne impipa della bimba e continua a tagliare gli asparagi. Ora la bimba ha raccattato un micio fradicio (lui almeno ha un’aria molto naturale) e se lo infila sotto la cerata da skipper. Bussano alla porta, l’angelo del focolare va ad aprire ed è il maritino, vestito con l’impermeabile del tenente colombo. Un “classico” anche questo, no? La madre casalinga taglia gli asparagi e il padre – un uomo d’affari vestito da ispettore gadget – torna a casa per pranzo. I due scellerati guardano gli orologi ma ancora non si attivano, sembrano sereni. Per fortuna la bimba trova la strada di casa (se avesse dovuto aspettare che quei due svampiti la venissero a cercare stava fresca) e rientra fiera e zuppa col suo micetto. Scena finale: la madre rifocilla il gatto e il padre si siede a tavola. “Classico” pure questo no? Va be’ lo spot è dell’ ’87 e allora i genitori erano forse un meno iperprotettivi di oggi ma, in una famiglia “classica”, uno dei due genitori starebbe facendo il mazzo alla bambina per aver perso l’autobus e raccattato un gatto rognoso mentre, l’altro genitore, sarebbe al telefono col direttore della scuola minacciando denunce per omessa custodia di minore.

Ma come sarebbe una pubblicità Barilla con famiglia Gay?

Ne ha postata una poche ore fa Mirko Kiave che, sentitamente, ringraziamo.


Filed under: Agrodolci Tagged: anni '80, barilla, comicità, famiglia, famiglia gay, famiglia tradizionale, gay, Guodo Barilla, pasta, spot, spot anni '80


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