Un pò di Rembrandt, qualche volto rubato a Raffaello, una Bibbia nella mano e memorie di miti e divinità Inca nell' altra. Aggiungere piume, oro e (molto) colore.
Benvenuti nel cortocircuito storico del Barocco Andino Contemporaneo: iconografia sacra nei dipinti della Scuola di Cuzco, la mostra che porta il barocco in salsa peruviana al Museo Popoli e Culture. Centro milanese del Pime (Pontificio istituto missioni estere), un secolo di storia festeggiato nel 2010, l' allestimento permanente del museo conta centinaia di manufatti raccolti dai missionari ai quattro angoli del pianeta, Cina e India le regioni più battute.
Ma quest' ultima esposizione ruba la scena. Allestita in una piccola sala, le dimensioni possono ingannare. E invece ci sono 40 dipinti, due decine di diademi, svariate miniature e supporti a raccontare un incredibile metissage culturale.
Messa insieme da Sabina Locatelli e Riccardo Scotti dello Studio d' arte sul Barocco Andino, la collezione raccoglie la produzione recente dei laboratori che a Cuzco si cimentano da generazioni con l' arte delle icone sacre.
Officine dove da quasi 400 anni si copiano e interpretano gli stessi soggetti che i missionari al seguito dei conquistadores portarono dall' Europa per evangelizzare la regione.
Ma a Cuzco, capitale dell' impero Inca, gli indios furono più furbi. E così quando il pittore gesuita di Camerino Bernardo Bitti, il napoletano Matteo Perez de Alesio e il romano Angelino Medoro arrivarono a ridosso del 1600 portandosi appresso dall' Italia l' immaginario e le tecniche che fecero poi la storia dell' arte, gli indigeni ne approfittarono per contaminare angeli e madonne e trasformarle in variopinti numi locali.
A codificare per primi il nuovo stile peruviano furono
Luis de Riaño e
Virgin of Carmel Saving Souls in Purgatory
Diego Quispe Tito. Introdussero il concetto di paesaggio, giungle rigogliose piene di uccelli cangianti, e si misero a imitare Rembrandt e Zurbarán. Poco alla volta le suggestioni sudamericane divennero più intense, fissandosi in un vero e proprio codice, lo stesso che oggi si segue nelle "botteghe" di Cuzco.
Diego Quispe Tito (Perú) Atahualpa
Dove tra l' altro, proprio come accadeva durante il rinascimento, si lavora a più mani sullo stesso dipinto, con il risultato che l' opera è frutto di una vera e propria scuola e quasi mai della mano di un solo maestro. Olio, inserti d' oro, colori accesi e spesso lisergici, tra i personaggi più amati c' è la Madonna Montagna.
Figura massiccia, è a tutti gli effetti un' altura che rappresenta la pachamama, la madre terra.
Dedicata alla fertilità è anche la bellissima Madonna del Latte, che ricorda un goffo Ghirlandaio e che dal seno distilla alcune gocce bianche.
ANGELO BARACHIELE
ANGELO CUSTODE
Le figure più stupefacenti sono quelle degli angeli, che presi dall' apocrifo Libro di Enoch, non hanno alcuna corrispondenza con la tradizione cristiana europea. Come l' Arcangelo Archibuigiere Leiele, l' angelo principe della notte, che carica il suo fucile, vestito come un soldato spagnolo del seicento. E l' effeminato Arcangelo San Michele, derivato dal celebre San Michele di Guido Reni, che ambiguo brandisce una lancia e che con una bilancia giudica l' anima dei defunti. Museo Popoli e Culture via Mosé Bianchi 94, fino al 17 luglio, tel. 02.43820379 -
SIMONE MOSCA
Pime