di Gerardo Lisco. Come iscritto al PD e come lucano faccio parte di quel gruppo di cittadini che ha promosso la petizione popolare per chiedere al Presidente della Giunta Regionale Pittella e al Presidente del Consiglio Lacorazza di impugnare davanti alla Corte Costituzionale l’art. 38 del c.d. "Sblocca Italia". Penso che la questione “petrolio”, ancor prima che questione tecnica, sia questione democratica. Con l’approvazione dell’art. 38 dello Sblocca Italia la comunità lucana è stata espropriata del diritto al controllo democratico delle risorse presenti sul proprio territorio. Con lo “Sblocca Italia” stiamo assistendo al ritorno di talune competenze in capo al Governo centrale, e questo dopo che per anni si è perseguito il decentramento e il federalismo. Penso che la centralizzazione di talune decisioni su determinate materie sia lo strumento che i ceti dominanti si apprestano ad adottare per redistribuire soprattutto i costi derivanti dai processi di ristrutturazione del sistema economico, sociale e politico dovuto alla globalizzazione e alla costruzione di una Ue asservita agli interessi delle Oligarchie finanziarie e governata da Tecnocrati. Il federalismo doveva servire a ristrutturare il sistema produttivo del Nord per renderlo competitivo sul mercato mitteleuropeo. Dai dati economici si evince che il progetto è fallito. Il sistema industriale continua ad essere in crisi e le commesse tedesche continuano ad essere spostate dall’Italia ai Paesi dell’ex Europa Orientale ( Polonia, Repubblica Ceca, ecc. ecc.). Ricordo a tutti, a titolo di esempio, come l’ideologia Federalista sia servita a legittimare l’utilizzo dei fondi Fas per pagare le multe agli allevatori veneti sanzionati dall’Ue per aver sforato le quote latte. Per quanto riguarda il Sud e quindi la Basilicata gli effetti del Federalismo sono stati descritti di recente dal rapporto dello Svimez. A questo punto verrebbe da dire basta con il Federalismo e il decentramento, meglio che talune materie ritornino in capo al Governo centrale. E’ nel tentativo di far passare questo ragionamento che si cova lo stesso imbroglio che si nascondeva dietro l’idea federalista e del decentramento. I ceti dominati preso atto del fallimento delle politiche sin qui condotte hanno la pretesa di ribaltare le responsabilità attribuendole sempre e comunque ai soliti noti. Bisogna “cambiar verso”, basta con il decentramento e il federalismo. Basta soprattutto con la Democrazia perché rappresenta un costo, fa crescere il debito pubblico e il deficit e non serve alla ripresa economica. Questo è il mantra ripetuto dal ceto politico e da media asserviti e pagati dalle oligarchie finanziarie. Solo per inciso i proprietari dei media privati sono gli stessi che gestiscono il potere finanziario e i media pubblici sono controllati dal ceto politico funzionale al dominio delle oligarchie come dimostrano ampiamente le prese di posizioni di taluni giornalisti di emittenti pubbliche. Purtroppo la Storia si ripete: l’art. 38 dello Sblocca Italia ripropone la già nota alleanza tra i ceti sociali egemoni meridionali e quelli settentrionali che si accordano per la salvaguardia delle rispettive rendite di posizione. Il prezzo che i ceti sociali meridionali pagano allo sviluppo del nord è la svendita del territorio e delle risorse (non poche) presenti su di esso. Con la petizione per la quale stiamo raccogliendo firme, e che invito a firmare, chiediamo sostanzialmente tre cose: 1) impugnazione dell’art. 38 dello Sblocca Italia; 2) introduzione del referendum consultivo perché i cittadini lucani possano pronunciarsi sulla questione; 3) il diniego amministrativo verso tutti gli iter di richiesta di ricerca e/o coltivazione e/o stoccaggio nel sottosuolo di idrocarburi liquidi e gassosi giacenti presso i competenti Uffici regionali.
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Basilicata: petizione contro l'art. 38 dello 'Sblocca Italia'.
Creato il 14 novembre 2014 da Freeskipper
di Gerardo Lisco. Come iscritto al PD e come lucano faccio parte di quel gruppo di cittadini che ha promosso la petizione popolare per chiedere al Presidente della Giunta Regionale Pittella e al Presidente del Consiglio Lacorazza di impugnare davanti alla Corte Costituzionale l’art. 38 del c.d. "Sblocca Italia". Penso che la questione “petrolio”, ancor prima che questione tecnica, sia questione democratica. Con l’approvazione dell’art. 38 dello Sblocca Italia la comunità lucana è stata espropriata del diritto al controllo democratico delle risorse presenti sul proprio territorio. Con lo “Sblocca Italia” stiamo assistendo al ritorno di talune competenze in capo al Governo centrale, e questo dopo che per anni si è perseguito il decentramento e il federalismo. Penso che la centralizzazione di talune decisioni su determinate materie sia lo strumento che i ceti dominanti si apprestano ad adottare per redistribuire soprattutto i costi derivanti dai processi di ristrutturazione del sistema economico, sociale e politico dovuto alla globalizzazione e alla costruzione di una Ue asservita agli interessi delle Oligarchie finanziarie e governata da Tecnocrati. Il federalismo doveva servire a ristrutturare il sistema produttivo del Nord per renderlo competitivo sul mercato mitteleuropeo. Dai dati economici si evince che il progetto è fallito. Il sistema industriale continua ad essere in crisi e le commesse tedesche continuano ad essere spostate dall’Italia ai Paesi dell’ex Europa Orientale ( Polonia, Repubblica Ceca, ecc. ecc.). Ricordo a tutti, a titolo di esempio, come l’ideologia Federalista sia servita a legittimare l’utilizzo dei fondi Fas per pagare le multe agli allevatori veneti sanzionati dall’Ue per aver sforato le quote latte. Per quanto riguarda il Sud e quindi la Basilicata gli effetti del Federalismo sono stati descritti di recente dal rapporto dello Svimez. A questo punto verrebbe da dire basta con il Federalismo e il decentramento, meglio che talune materie ritornino in capo al Governo centrale. E’ nel tentativo di far passare questo ragionamento che si cova lo stesso imbroglio che si nascondeva dietro l’idea federalista e del decentramento. I ceti dominati preso atto del fallimento delle politiche sin qui condotte hanno la pretesa di ribaltare le responsabilità attribuendole sempre e comunque ai soliti noti. Bisogna “cambiar verso”, basta con il decentramento e il federalismo. Basta soprattutto con la Democrazia perché rappresenta un costo, fa crescere il debito pubblico e il deficit e non serve alla ripresa economica. Questo è il mantra ripetuto dal ceto politico e da media asserviti e pagati dalle oligarchie finanziarie. Solo per inciso i proprietari dei media privati sono gli stessi che gestiscono il potere finanziario e i media pubblici sono controllati dal ceto politico funzionale al dominio delle oligarchie come dimostrano ampiamente le prese di posizioni di taluni giornalisti di emittenti pubbliche. Purtroppo la Storia si ripete: l’art. 38 dello Sblocca Italia ripropone la già nota alleanza tra i ceti sociali egemoni meridionali e quelli settentrionali che si accordano per la salvaguardia delle rispettive rendite di posizione. Il prezzo che i ceti sociali meridionali pagano allo sviluppo del nord è la svendita del territorio e delle risorse (non poche) presenti su di esso. Con la petizione per la quale stiamo raccogliendo firme, e che invito a firmare, chiediamo sostanzialmente tre cose: 1) impugnazione dell’art. 38 dello Sblocca Italia; 2) introduzione del referendum consultivo perché i cittadini lucani possano pronunciarsi sulla questione; 3) il diniego amministrativo verso tutti gli iter di richiesta di ricerca e/o coltivazione e/o stoccaggio nel sottosuolo di idrocarburi liquidi e gassosi giacenti presso i competenti Uffici regionali.
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