Sabato mattina l’appuntamento è presto, prestissimo. Ho poco tempo a disposizione e voglio sfruttarlo come si deve per tentare gli ultimi bass della stagione in una cava vicina a Milano. Una sorta di guerrilla fishing: sorprendere l’obiettivo, martellarlo di artificiali per poi scappare veloci prima che le fidanzate accendano un falò con l’attrezzatura rimasta a casa…
Montiamo le canne che è ancora molto, molto buio. Io mi siedo su un muretto sotto un lampione, tiro fuori la scatola della minuteria e monto tutto mentre Piero sta gonfiando il suo belly. A tentoni arriviamo allo specchio d’acqua e lo troviamo grazie ai riflessi di lampioni lontani. Dalla boscaglia sulle rive fa capolino una tenda di carpisti. Tutto è immobile e silenzioso. Arriviamo a una spiaggia comoda per l’ingresso in acqua del belly e, prima che il canotto entri in acqua disturbando tutto, decido di fare qualche lancio. La gomma vola per la seconda volta verso l’acqua scura e saltella agilmente sul fondo. È presto, ho freddo, sono mezzo malato e pesco da meno di un minuto: in pratica non sono ancora in pesca con la testa. Infatti perdo una bella abboccata. Ma che diamine di perdindirindina del cavolicchio, sono più testa di pigna di Lupo Lucio e Tonio Cartonio insieme! Ogni lancio può essere quello buono e farsi beccare distratto è veramente da pessimi.
Piero entra in acqua, è ancora buio e mi chiedo come faccia a preoccuparsi di dove lanciare piuttosto che temere per la sua vita. Quello specchio nero può nascondere qualunque tipo di malignità: perca succhia sangue, carpe zombie, bass ninja e siluri mannari. Io inizio a girare la cava. Faccio qualche altro lancio e una nuova abboccata, questa volta lo ferro e tiro a riva un bassotto sui 30 cm scarsi. Qualche atro lancio e abbocca qualcosa di molto più combattivo. Dopo un paio di fughe, dal buio esce un altro bass più o meno della stessa taglia. Lo prendo per slamarlo e scopro che all’amo c’è attaccato uno splendido persico reale di 27 cm che purtroppo non riesco a fotografare perché il mio telefono non ha il flash… Tutto galvanizzato per la bella cattura continuo e dopo poco ne prendo un altro un po’ più piccolo.
La luce aumenta di poco, nebbia fitta e nuvole cariche ritardano così tanto l’alba che sembra non arrivi mai. Continuo a camminare sulle rive finché, nella penombra vedo una costruzione semi diroccata. È davvero spettrale e non capisco nemmeno come superarla. Decido coraggiosamente di affrontarla col favore della luce. Tanto anche dall’altra parte ci sono i pesci, tiè. Inganno l’attesa lanciando e appena fa giorno aggiro il capannone
sventrato. Davanti ci sono delle poltrone di pelle mezze decomposte sotto quello che doveva essere un portico, tutto è disposto come se si aspettasse qualcosa o qualcuno… Fa paura con la luce figurarsi nella penombra! Poco più avanti attacco un altro bass sempre sella stessa taglia, fotina e via. Incrocio Piero che sta girando in senso contrario, anche lui ha preso qualche reale e qualche bass ma niente di esagerato. Arrivo a un’ansa in cui un albero caduto crea un riparo fatto apposta per enormi centarchidi. Lancio millimetrico e lascio affondare l’esca. Al secondo strappetto una bella botta blocca la gomma. Il pesce, scaltro come una volpe, corre dritto dritto verso un ramo galleggiante e ci si piazza sotto, immobile. Ma brutto dannato che non sei altro! Inizio a pompare il ramo per avvicinarlo finché la testa del bass spunta in superficie, salta e tirando un pochino gli faccio scavalcare l’ostacolo. Fiù, è andata bene. Mentre ancora lo sto pensando questo si infila a mille all’ora in un groviglio di alghe… Va bè, ma allora lo fai apposta. Cerco di avvicinarmi il più possibile ma il feltro dei miei scarponcini non va per niente d’accordo con l’erba bagnata e prendo una bella culata. Alla fine raggiungo la mandibola del pesce e metto fine a questa farsa alieutica. 40 cm di bass incazzatissimo che riguadagna veloce il suo nascondiglio dopo una foto al volo. Al lancio dopo incaglio e lascio giù l’amo. Ma porco tutto! Cerco la scatoletta della minuteria e con orrore mi rendo conto di non averla addosso. Lentamente metto a fuoco dove potrebbe essere: sul muretto sotto il lampione, di fianco alla macchina. Non sto nemmeno a dire le bestemmie tirate. Vorrei continuare con un approccio lento visto che sta montando il freddo ma non posso più, quindi monto un tandem rotante che già tante gioie mi ha regalato e via. Dopo pochi lanci un banco di bass segue il rotante e uno ci si avventa contro mentre lo sto tirando fuori. Vado avanti così ma niente più attacchi, mentre Piero attacca i suoi tre bass più belli proprio in questo momento.Ma il tempo passa inesorabile e io devo assolutamente essere a casa per le 10. Chiamo Piero che è ancora lontano e lo vedo inziare a pinneggiare a una velocità incredibile. Prestooooooooooo! Precisi e veloci smontiamo le canne, saltiamo in macchina come farebbero in Fuori in 60 secondi e sgommiamo verso casa. Infilo le chiavi nella toppa alle 10,02.
La guerrilla è vinta, la guerra non ci sarà.