La ‘povna è planata al nord. Fedele alle sue tradizioni di arrivi in corsa, il comitato di benvenuto l’ha accolta direttamente al cinema, dove lei è arrivata onusta di bagagli, zaino e tutto, per vedere questo film. Poi, tutti e dieci quanti erano (cioè: a ranghi ridottissimi) se ne sono andati al ristorante, a riempirsi lo stomaco di sushi. Infine, all’alba di mezzanotte, prima che il tram si trasformasse in zucca, lei e Thelma se ne sono andate a casa.
Ed è qui che, questa sera, aspetteranno tutti insieme mezzanotte: la ‘povna, gli amici del nord e qualche altra conoscenza (per esempio, Noise e il Benza). I manicaretti sono in cottura, in varie case, ciascuno secondo la sua pertinenza, le luci di natale sono accese, intermittenti, a breve arriveranno le bottiglie di buon vino.
La ‘povna oggi prima è andata a nuotare, poi ha ricevuto dallo sceneggiatore una di quelle sorprese che valgono da sole un anno. E adesso, in attesa di dedicarsi ai fegatini da spalmare, da antipasto, approfitta del pomeriggio sonnolento, e si concede ai bilanci, comme il faut.
Se dovesse dare un aggettivo a questo suo 2013, lo definirebbe “onesto”, molto. Coerentemente in linea con quel motto quotidiano, senza pretese, ma utilissimo, del “si fa quel che si può”. E quel che poteva la ‘povna ha provato a farlo sempre, senza patemi, ma anche senza sottrarsi. Ed è riuscita, in questo modo, a concedersi (come in un’estate lieve, che resta uno dei ricordi più tranquillamente belli), un po’ di sano egoismo; ma anche alcuni impensati momenti da Meglio gioventù.
È stato un anno che è partito ancora ottuso, e poi è uscito alla distanza; un anno ricco, anche, di imprevisti, occasioni, e tante cose. Un anno che annuncia sul futuro i suoi possibili ritorni; e alla ‘povna pare, con prudenza, che si possa rispondergli “anche sì”.
Ed è così che (su sollecitazione di BibCan, che l’ha esortata a osare, durante una telechiacchierata, una sera di novembre, e con la consueta collaborazione di Ohibò e Viola, fedelissimi) il motto per il 2014 si è delineato chiaro alla coscienza: “Basta parole” – e a piacere sottotitoli. Accada ciò che può, le verrebbe da glossare, in un sussulto di Mazzini (che in certi casi ci sta sempre a pennello). Per il resto, la ‘povna si inchina allo sceneggiatore, come sempre. Poi passa a fare la playlist per la colonna sonora della festa. Ma non senza avere lasciato i suoi auguri e i suoi omaggi ai blog-amici, con affetto. E a tutti coloro che passano di qua.
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