Magazine Diario personale

Basta poco... ma è moltissimo

Da Johakim @Johakim
Basta poco... ma è moltissimo
Le scatole in un angolo, la polvere depositata sui vecchi libri e dentro le pagine, proprio all'inizio, il marchio con la stella, il ricordo di chi non c'è più.
Lui usava timbrare tutti i suoi libri, con le sue iniziali. Non li imprestava facilmente ma quando lo faceva, voleva essere sicuro che gli ritornassero indietro e che quindi fossero riconoscibili.
Li ho messi via tutti , aprendoli ad uno ad uno (per fortuna la libreria è piccolina...). Dentro ho trovato, come al solito, cartoline e foglietti con dei piccoli appunti, foto e commenti scritti a matita. Mai come nei libri la memoria di mio padre resta viva...
E poi i piatti di legno d'ulivo, la raccolta dei coltellini svizzeri marchiati a fuoco col pirografo da lui e dai suoi nipotini. Alcuni piatti della bisnonna, le pentole di coccio e le lenzuola ancora nuove perché in montagna, chissà perché, si usavano da anni sempre le stesse, quelle a righine, quelle calde.
Ho imballato tutto quello che era necessario portar via, velocemente, per non fissare il pensiero su quello che stava rappresentando quel gesto.
Fuori la nebbiolina fredda avvolgeva le case, l'erba e gli abeti ma il mio cuore prima di tutti.
Ho chiuso il capitolo. Ho chiuso la porta ed ho portato via i ricordi e l'anima.
Tornando però ho sentito bisbigliare qualcosa all'orecchio. Come un fruscio sommesso di parole, e queste parole m'hanno guidata.
Non credo nel destino ma in questo periodo tutto quello che sta accadendo sembra abbia una sua precisa ragione di esistere. Non credo negli angeli ma credo nella forza interiore della nostra volontà e del nostro essere aperti e positivi alla luce. In questa luce io ho sentito il mio nome, sussurrato dapprima e poi inciso a chiare lettere, marchiato a fuoco. E dove c'era una lacrima è cresciuto un giardino fiorito e dove c'era sconforto è cresciuta la volontà... e che gioia vederla crescere, muovere i primi passi ed ora correre incontro al vento!
Ed in questo cesto di parole è arrivata come un regalo. Ha aperto la sua bianca porta al mio passaggio, ha lasciato entrare il mio viso raggiante, mi ha guardata e m'ha invitata ad entrare.
"Sono tua", le ho detto... "prendimi!"
Ecco, quello che ho tanto sognato è diventato realtà. Non per quello che è nel suo essere "vera", ma per il significato che ha rispetto al mio essere "nuova".
E' un regalo: sofferto, strappato, implorato.
Non è il cemento, non sono i mattoni né il tetto, non sono le porte dipinte di bianco e nemmeno la finestra sul cielo. E' il mio essere forte e decisa, il mio aprire la mente ad orizzonti diversi, l'aver imparato a parlare, l'aver accolto i consigli con gioia, il voler condividere senza egoismo, l'aver imparato il perdono.
Amici... questa è ... casa nuova.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog