ma sarà ovviamente etichettata come una guerra razzista e gli artefici, manco a dirlo, saremo solo noi. Ma quale sogno di multiculturalismo! Tutti sgomiteranno per prevalere, in nome della propria etnia, dello stile di vita, della religione. Popoli agli antipodi seduti sulla stessa polveriera pronta ad esplodere. Vedremo battaglie e scontri per la supremazia, per il pezzo di pane. Non ci sarà nemmeno bisogno che i nostri governanti ordinino ai prefetti di requisire le nostre case per i nuovi ospiti, perché se le prenderanno da soli senza chiedere il permesso. Una botta e via, giù la porta, si entra. Vedremo le nostre città ridotte ad incivili bidonville, occupate da gente che non ha conosciuto altro, in barba a quell’integrazione tanto decantata ma impossibile, perché non c’è tempo e non c’è denaro. Saremo in minoranza e chi prevarrà detterà legge. E non sarà certo la democrazia a imporsi. Che gente ignobile ci governa. E che gente ignobile spalleggia gli ignobili governanti. Tromboni che predicano carità e accoglienza, ma che in realtà recitano la parte di mediocri attori in un teatro di second’ordine. Si beano nel fare proclami di bontà e carità fieri di poterci elargire cotanta umanità. Politici e artisti che si scambiano le parti. Tutti profumatamente pagati, ospiti del lusso, del soldo, del grasso che cola solo per loro. Continuano la recita buonista nei loro salotti chic gareggiando a sparare castronate di “grande spessore intellettuale”. Mentre noi siamo relegati ad essere sempre e solo un pubblico pagante. Costretti a comprare un biglietto che ci obbliga ad assistere ai loro deliri. Deliri politici vomitati da bocche cialtrone. Un’accozzaglia di persone che ci ha portato dove siamo. Derisi ed umiliati da un’Europa che non ci considera come lo stivale geografico dell’Unione, bensì come un callo fastidioso che volente o nolente va sopportato. I soliti italiani... spaghetti, mafia, strana gente. Che l’Europa non si preoccupi. A breve gli italiani saranno solo un ricordo, un popolo in minoranza, in via d’estinzione. Tra le migliaia e poi milioni di extracomunitari, clandestini, profughi, migranti o come diavolo vogliono chiamarli gli accademici della demenza linguistica, non possiamo non includere una grande quantità di fanatici integralisti e sociopatici religiosi che hanno solo una cosa in mente: continuare le barbarie iniziate nei loro paesi per violentarci la mente e sottometterci al loro delirio. Un popolo che si rispetti avrebbe già spedito a Bruxelles un gruppo di nostri rappresentanti coi contromaroni. Un popolo che si rispetti li avrebbe visti saltare sui tavoli dell’Unione facendo tip tap coi tacchi d’acciaio sulle teste dei nostri “padroni”, annunciando la nostra immediata uscita dall’Euro. Ricatto in cambio d’intervento nel mediterraneo da parte di tutti i paesi dell’unione. Un popolo che si rispetti non dovrebbe essere ostaggio di un manipolo di molli politicanti, donnette e omuncoli calabraghe col nostro sedere. Chi governa ha il dovere e l’obbligo di ascoltare il suo popolo ed inchinarsi al suo volere. Non il contrario.
ma sarà ovviamente etichettata come una guerra razzista e gli artefici, manco a dirlo, saremo solo noi. Ma quale sogno di multiculturalismo! Tutti sgomiteranno per prevalere, in nome della propria etnia, dello stile di vita, della religione. Popoli agli antipodi seduti sulla stessa polveriera pronta ad esplodere. Vedremo battaglie e scontri per la supremazia, per il pezzo di pane. Non ci sarà nemmeno bisogno che i nostri governanti ordinino ai prefetti di requisire le nostre case per i nuovi ospiti, perché se le prenderanno da soli senza chiedere il permesso. Una botta e via, giù la porta, si entra. Vedremo le nostre città ridotte ad incivili bidonville, occupate da gente che non ha conosciuto altro, in barba a quell’integrazione tanto decantata ma impossibile, perché non c’è tempo e non c’è denaro. Saremo in minoranza e chi prevarrà detterà legge. E non sarà certo la democrazia a imporsi. Che gente ignobile ci governa. E che gente ignobile spalleggia gli ignobili governanti. Tromboni che predicano carità e accoglienza, ma che in realtà recitano la parte di mediocri attori in un teatro di second’ordine. Si beano nel fare proclami di bontà e carità fieri di poterci elargire cotanta umanità. Politici e artisti che si scambiano le parti. Tutti profumatamente pagati, ospiti del lusso, del soldo, del grasso che cola solo per loro. Continuano la recita buonista nei loro salotti chic gareggiando a sparare castronate di “grande spessore intellettuale”. Mentre noi siamo relegati ad essere sempre e solo un pubblico pagante. Costretti a comprare un biglietto che ci obbliga ad assistere ai loro deliri. Deliri politici vomitati da bocche cialtrone. Un’accozzaglia di persone che ci ha portato dove siamo. Derisi ed umiliati da un’Europa che non ci considera come lo stivale geografico dell’Unione, bensì come un callo fastidioso che volente o nolente va sopportato. I soliti italiani... spaghetti, mafia, strana gente. Che l’Europa non si preoccupi. A breve gli italiani saranno solo un ricordo, un popolo in minoranza, in via d’estinzione. Tra le migliaia e poi milioni di extracomunitari, clandestini, profughi, migranti o come diavolo vogliono chiamarli gli accademici della demenza linguistica, non possiamo non includere una grande quantità di fanatici integralisti e sociopatici religiosi che hanno solo una cosa in mente: continuare le barbarie iniziate nei loro paesi per violentarci la mente e sottometterci al loro delirio. Un popolo che si rispetti avrebbe già spedito a Bruxelles un gruppo di nostri rappresentanti coi contromaroni. Un popolo che si rispetti li avrebbe visti saltare sui tavoli dell’Unione facendo tip tap coi tacchi d’acciaio sulle teste dei nostri “padroni”, annunciando la nostra immediata uscita dall’Euro. Ricatto in cambio d’intervento nel mediterraneo da parte di tutti i paesi dell’unione. Un popolo che si rispetti non dovrebbe essere ostaggio di un manipolo di molli politicanti, donnette e omuncoli calabraghe col nostro sedere. Chi governa ha il dovere e l’obbligo di ascoltare il suo popolo ed inchinarsi al suo volere. Non il contrario.
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