Magazine Diario personale

Basta un orto per ricostruire una società felice.

Da Gattolona1964

Martedì 29 settembre io e mia sorella decidiamo di andare a Parma per visitare il tanto decantato orto della mitica ed inossidabile Zia Bruna. Arriviamo e come saluto ci offre subito una cassettina di legno contenente prodotti coltivati e confezionati esclusivamente da lei. Fanno bella mostra di sé il liquore prugnolino, le marmellate di uva, pesche, susine, pere, le salsine di peperoni e pomodori per accompagnare i nostri “lessi” o bolliti, il tutto contornato da una cascata di noci e nocciole, sempre ottenute dalle sue coltivazioni. Basta osservare la cassettina di legno per rendersi conto di quanto lavoro, amore e dedizione ci sta dietro a tutto questo. Ho un flash immediato nel pensare e confrontare la cassettina con gli scaffali dei supermercati e la miriade di prodotti esposti. Tutti in fila dentro a barattoli e bottiglie di vetro, plastica, o alluminio, con scritto in piccolo piccolo, gli ingredienti, gli additivi chimici, i coloranti, i conservanti e le relative scadenze.(…)ci trasferiamo in auto lontano dalla periferia di Parma, dirigendoci, guidate da lei, lungo una stradina di campagna verso il famoso orto. Non credo ai miei occhi:parcheggiando l’auto, scendo al volo e le chiedo,sbalordita, quanti sono. Ovunque lo sguardo si posi, orti, orti, orti e ancora orti! Zia Bruna ci risponde, come fosse la cosa più naturale del mondo, che sono quattrocento circa. Ci spiega che il Comune di Parma li assegna alle persone anziane, per favorire i rapporti tra loro, facendoli sentire meno soli , inserendoli così in un contesto di carattere sociale, con varie attività correlate tra loro. Sono appezzamenti di terreno destinati alla coltivazione e alla produzione di ortaggi e fiori, purché questi non vengano destinati alle vendite. Il Comune fornisce ai “contadini” il materiale per le coltivazioni e l’acqua, ma le sementi e le piantine vengono acquistate direttamente dagli interessati.Camminiamo lungo sentierini ben tracciati, sentiamo un allegro vociare di persone che si salutano dandosi del tu, si parlano, si scambiano consigli e si accordano per vedersi la sera stessa, attorno ad un tavolo a mangiare “gli anolini” (cappelletti)! Tutti conversano con la schiena curva, nessuno alza gli occhi o smette di lavorare, anche se si ode in lontananza uno squillo antipatico di un cellulare, che disturba questo splendido quadro bucolico! Rimango a bocca aperta come una bambina, Zia Bruna sembra la fata degli Orti, e mentre saluta Teodoro, chiedendogli a che punto sono le zucche, ci prepara un’altra cassettina ricolma di ogni ben di Dio! Sento mia sorella tirarmi per un braccio per riportarmi alla realtà, mi domanda se non avevo mai visto un orto in vita mia, essendo noi due, figlie di contadini, vissute sempre in campagna. Uno sì, ce l’avevamo e l’ho visto per decenni, ma quattrocento tutti insieme mai!

Fabiana Schianchi Ugoletti, 29/09/2009.

Tutti Fruitti in Kahului, Maui

Tutti Fruitti in Kahului, Maui (Photo credit: Cindy OFarrell)

Risposta del dottor Nitrosi Davide.

Ci vuole poco per ritrovare un po’ di serenità. Anzi, ci vuole molto coraggio: significa rallentare i nostri ritmi e non essere schiavi del PIL. Perché non proporre di trasformare in orti comunitari i fazzoletti tristi di verde urbanizzato, sopravvissuti a palazzi, quartieri e rotonde?Giriamo la proposta a tutti i Comuni. E comunque per amore della cronaca gli orti per gli anziani a Reggio Emilia esistono da tanti anni. Anzi, all’asilo “Otto Marzo”ci sono pure gli orti curati dai bambini. Non è che l’orto del vicino è sempre più verde?



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