Magazine Cultura

Bastardi a Cena: Ritrovarsi nel Cuore del Dramma

Creato il 02 aprile 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Bastardi a Cena: Ritrovarsi nel Cuore del Dramma

Bastardi a cena è stato scritto appositamente per andare in scena ai Magazzini Sonori di Catania. In effetti l'ottima valorizzazione degli spazi è un indubbio merito del regista Marco Tringali, che ormai da diversi anni è impegnato nelle repliche dello spettacolo di cui è autore insieme a Salvo Giorgio. Quest'ultimo gode di un'aureola positiva, creata attorno all'evento da chi vi ha già preso parte; aureola che mi accingo a rinvigorire.

Si noti l'espressione "prendere parte all'evento". Non sono mai stata amica "dell'assistere passivamente alle cose", che si tratti di cerimonie religiose o di spettacoli che lasciano indifferenti. Bastardi a cena, per impostazione e ideazione progettuale, non può lasciare indifferenti.

Parlare di abbattimento della quarta parete è un eufemismo più che pallido. Si tratta di una barriera che viene rifiutata a priori: un muro di Berlino nemmeno mai costruito (per utilizzare un'immagine di ambito germanico). Lo spettatore ha l'opportunità di ruotare a 360 gradi e godere della fusione di finzione e realtà contemporanea. Tanti cari saluti alle proiezioni 3D.

La finzione, beninteso, è comunque presente e i suoi contorni sono definiti dai nomi di persona polacchi, dalle piume anni Quaranta fra i capelli delle ballerine e dalla dizione delle voci recitanti. Ho apprezzato l'insorgere saltuario dell'inflessione siciliana in Danilo Puglisi (nel ruolo del proprietario del locale), proprio in quanto capace di abbattere lo straniamento generato dalla dizione.

L'intento di trasferire nella contemporaneità i fatti del nazismo è solo apparentemente in contrasto con l'intento di contestualizzarli nell'atmosfera culturale e persino musicale dell'epoca. Si percepisce una continua alternanza di ambientazione temporale, mentre la tempistica dei cambi di scena è incalzante ed efficace.

Vorrei evitare di scendere nel dettaglio riguardo a specifici momenti dello spettacolo, visto che la curiosità suscitata è uno degli ingredienti del suo successo. Rimarrò sul generico segnalando apprezzamento per la "seconda scena", poco dopo l'inizio: soluzione realmente coinvolgente. Notevole l'interpretazione di Marco Sarra e Giovanni Mandanici (insieme a Lucia Messina ottime "voci cantanti" oltre che recitanti) che permettono di spaziare sull'accenno velato all'omofobia nazista. Molto convincente Salvo Giorgio nel ruolo di Dremmler, personaggio inquietante insieme a Riccardo Vinciguerra (generale SS), Pinuccia Vivera, Ivana Sallemi e le ballerine delicate ma non per questo meno sensuali.

Una volta uscita dal locale, un po' barcollante per l'ottimo vino offerto agli spettatori, mi sono ovviamente interrogata sulle eventuali finalità dello spettacolo. Ammetto di avere paragonato le mie sensazioni a quelle provate al liceo, anni or sono, in occasione del Giorno della Memoria. La mia storia personale mi ha regalato una doppia nazionalità che mi rende per metà tedesca, con conseguente inevitabile coinvolgimento emotivo su tutto ciò che ha riguardato la Germania della seconda metà del Novecento. Esiste, tangibile, il rischio che a mettere in scena la violenza per come è esistita, si alimenti la costruzione di stereotipi molto poco oggettivi sull'imperdonabile cattiveria o presunta celeberrima "freddezza" del popolo tedesco: erba riunita in un unico fascio - e su quest'ultima parola, gli italiani dovrebbero soffermarsi a lungo, prima di essere preda di facili luoghi comuni...

A ben guardare, però, la chiave di volta potrebbe essere scoperta fra le braccia del personaggio a cui sono affidate le ultime battute dello spettacolo: una donna - tedesca - alla cui dolcezza viene affidata l'innocenza della generazione futura.

Fotografie di Ambra Favetta


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :