Magazine Cinema
Visto in DVD in lingua originale sottotitolato in inglese.
La storia di come il giovane Bruce Wayne vada a trovare se stesso in tibet e là dovrà fare i conti con gente cattiva e con le sue paure e, una volta tornato a Gotham, faccia tesoro di questi insegnamenti per diventare Batman.
Devo ammettere che quando lo vidi la prima volta il film non mi sembrò un gran che, ma rivisto ora alla luce della trilogia completa acquista tutto un altro senso e tutto un altro fascino.
In primo luogo l'intento base di Nolan è quello di calare Batman dall'ambiente assurdo e fumettoso di Tim Burton ad un livello più realistico, più verosimile. Per carità i WTF sono infiniti, però l'intenzione è buona e funzionale allo sviluppo delle storie parallele e nel secondo capitolo diventerà l'idea vincente. Poi trovo ridicolo che per rendere verosimile la storia di Wayne/Batman bisogna rivolgersi ancora al "ritrovare se stessi con la forza interiore asiatica" che fa tanto anni '90. Più che assurdo lo trovo proprio anacronistico.
Detto ciò il film è effettivamente un'opera a più livelli che si sviluppano, alcuni, nell'arco di un paio d'ore, altri nel giro di due o tre film. In tutta questa storia Batman diventa solo un pretesto...
Il leit motiv di questo primo capitolo è la paura e il suo controllo, su se stessi o sugli altri. E questa storia diventa il motore immobile della nascita di Batman così come del progetto di distruzione di Gotham.
Il secondo concetto sviluppato in questo film è il rapporto con il proprio passato, discorso quantomai banale che per fortuna viene risolto nel finale con un falò.
Dal rapporto con il passato però emerge uno dei due più grossi ideali della saga; la creazione di un mito che sia da simbolo per un miglioramento della società nel suo insieme. Di fatto questa idea viene per lo più citata in Batman Begins e sarà sviluppata nei seguiti (più nel terzo che nel secondo... ovviamente).
Da quest'ultima idea si sviluppa anche la città di Gotham come personaggio. E non la città come insieme di edifici, ma neppure la città come concetto sociale, bensì l'insieme delle due cose. Già in questo capitolo Gotham è una comparsa, la vittima (di se stessa) da salvare; ma dal prossimo capitolo diventerà sempre più predominante.
Infine viene citato (più come cliffhanger che altro) l'idea che ad ogni azione risponda una reazione uguale e contraria (l'introduzione del joker).
Si insomma un bel pò di robba che deve fare i conti anche con una trama canonica; in effetti le due ore e venti di film erano il minimo.
Come dicevo il film non è il migliore, perchè deve perdere tempo inutile a far nascere l'eroe, deve iniziare i discorsi che solo più avanti porteranno i loro frutti e soprattutto, non ha un antagonista molto interessante.
Inoltre Bale (che personalmente mi sta molto simpatico) non si rivela la scelta più adatta, in questo film riesce ad essere così poco empatico che provo molta più comprensione per il personaggio di Alfred che non per Wayne.
Detto ciò, grande cast che fa un uso accorto di grandi classici (come Freeman e Caine), di grandi attori (come Gary "Ned Flanders" Oldman, Liam "Liberate il Kraken" Neeson) e grandi paraculi (la Holmes).
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