Il vigilante mascherato di nome Batman non sembra essere l’unico “freak” della situazione. Una strana catena di eventi sanguinosi, culminanti in assassinii macabri e violenti, sta macchiando le notti della città, e tocca al Capitano Gordon destreggiarsi tra questo caso e le “pubbliche relazioni” con questo famigerato Batman.
Quando tuttavia l’assassino si presenta alla città dichiarando di voler uccidere i personaggi più illustri e influenti di Gotham, è il panico.
Soprattutto perché il pazzo omicida, che la stampa e l’opinione pubblica ha soprannominato “Joker”, riesce sempre ad assassinare il suo bersaglio prestabilito nonostante la protezione totale della polizia e il supporto del vigilante Batman.
Ma quale sarà il vero scopo del Joker?
Mi sono imbattuto in Batman: L’uomo che ride quasi per caso.
Mea culpa per essermi perso la sua uscita illo tempore, ma come dice il proverbio, “meglio tardi che mai”.
Probabilmente questo non è un articolo di parte, perché adoro Brubaker, autore della sceneggiatura. Quindi doppia dose di “shame on me” per essermi fatto sfuggire il rimaneggiamento delle origini del Joker scritto dall’autore statunitense.
In questa graphic novel infatti Brubaker, fine e sottilissimo scrittore di noir, thriller e polizieschi (cacchio, se non avete mai letto Criminal siete dei veri criminali!), non fa altro che pescare a piene mani da alcune delle storie più importanti di Batman e del Joker. Solo un ottimo autore del suo calibro poteva amalgamare assieme le origini del Joker contenute nel primissimo albo di Batman e nel capolavoro di Moore “The Killing Joke”, e mescolare le atmosfere (e la narrazione duale) di Anno Uno di Miller, in cui il protagonista principale è Gordon, coadiuvato da un Cavaliere Oscuro alle prime armi.
Anche ne “L’uomo che ride” la dicotomia Gordon/Batman la fa da padrone, tanto che la graphic novel si presenta idealmente e temporalmente come un suo seguito diretto.
Qui abbiamo un Gordon e un Batman più sicuri di loro e dei loro mezzi rispetto all’Anno Uno di milleriana memoria, benchè entrambi siano ancora ai loro inizi in qualità di “agenti del bene”.
Sono puntualissimi i riferimenti a Batman n°1 e alla novel di Moore (viene ripresa la storia di Cappuccio Rosso, ovvero l’alias con cui era conosciuto il Joker prima del suo bagno nell’acido), e i disegni splendidi di Mahnke, coadiuvati dai colori di Baron, non fanno altro che rendere più vivido e, sotto certi aspetti, epico, il racconto.
Se in Anno Uno e in The Killing Joke i temi principali erano l’incertezza e il timore di fallire (sia di Batman come vigilante, che di Gordon come poliziotto), ne “L’Uomo che ride” è l’ansia e la paura dell’ignoto.
A Gotham City, prima di allora, non si era mai visto un pazzo criminale come il Joker in grado di dettare le proprie regole, sovvertire lo status quo, e mettere sotto scatto un’intera città. Con una classe, una bravura e una tattica sopraffina degna di una mente criminale superiore.
Quantunque il Joker lo si veda poco e solo nei momenti “clou” è il protagonista assoluto della novel. I suoi modi di fare, i suoi modi di agire e di pensare non sono canonici, e perciò sono difficilmente prevedibili.
Solamente una mente deviata (o malata) come lui può riuscirci.
E non è un caso che proprio Batman riesca alla fine a comprendere le azioni di colui che sarà destinato a divenire la sua nemesi, facendoci domandare ancora una volta se anche lui non sia, tutto sommato, folle, malato e disturbato come coloro contro cui si batte…
Batman: L’uomo che ride è una graphic novel che vi consiglio di recuperare assolutamente, anche se le storie del Cavaliere Oscuro non vi sconfinferano più di tanto.
Sono sicuro che non ve ne pentirete.