1. La fine del dominio romano
La partenza delle ultime legioni dalla Britannia non fu un fatto inaspettato ed improvviso come alcuni libri vogliono farci credere. Già alla fine del III secolo, viste le continue scorrerie marine di Franchi e Sassoni, l’Impero aveva organizzato il Litus Saxonicum, un sistema di fortificazioni su entrambi i lati della Manica che serviva a difendere i possedimenti romani e a coordinare le attività della classis britannica (flotta di stanza in britannia).
La Britannia all'inizio del V secolo. A sud-est si distingue chiaramente il Litus Saxonicum
Il Litus Saxonicum fu messo a dura prova durante tutto il IV secolo, tanto che gli invasori riuscirono addirittura ad uccidere il Comes litoris Saxonici per Britannias (comandante del Litus Saxonicum) Nectarido nel 367. Pur versando in una situazione piuttosto complicata, nel 383 molte truppe britanniche si unirono a Magno Massimo nel suo tentativo di usurpare il trono imperiale. Nonostante il fallimento, i soldati non rientrarono più in Britannia. Il processo di denudamento delle guarnigioni andò avanti, anche in ragione della situazione sempre più difficile in Gallia e nelle altre province: i barbari federati volevano più diritti, quelli fuori dai confini volevano entrare, e Roma si trovava in una situazione di continua instabilità politica. Fu l’ennesimo usurpatore britannico, Costantino III, a portare le ultime legioni sul continente.
Solido di Costantino III
Fra l’altro, proprio Costantino III, ricordato come Costantino II, divenne uno dei sovrani mitici della Britannia, tanto che alcune leggende lo ritengono il padre di Ambrosio Aureliano e Uther Pendragon. Nel 410 quindi, in Britannia non c’erano più contingenti romani. Probabilmente molti soldati restarono, specie quelli che avevano sposato delle donne del luogo, e rimase pure la numerosa popolazione britanno-romana. Il vero problema fu rappresentato dalla presenza di numerose tribù, unificate dall’autorità romana e ora di nuovo pronte a combattere fra di loro.
2. Lotta per il potere
In una simile situazione fu impossibile giungere a concordare un unico sovrano che potesse farsi carico di mantenere le istituzioni romane e coordinare l’attività di un nuovo esercito, indispensabile vista le continue scorrerie non solo di Juti, Angli e Sassoni, ma anche di Scoti e Pitti, che ormai superavano senza problemi il Vallo di Adriano. In questo periodo, attorno al 429, giunse in Britannia il vescovo Germano d’Auxerre, padre spirituale e buon comandante militare. Egli riuscì a radunare un esercito, reclutando con tutta probabilità soldati e figli di soldati che ancora avevano una certa familiarità con il mestiere delle armi, e li condusse a un’importante vittoria contro le forze congiunte di Angli e Pitti al grido di “Alleluja” (si parla infatti di Battaglia dell’Alleluja).
La Battaglia dell'Alleluja
Escludendo questa vittoria, per quasi trent’anni la Britannia fu lacerata da lotte fra clan e invasioni dei barbari. Di questo periodo abbiamo pochissime notizie, ma sembra che fosse cessata l’attività commerciale basata sui pagamenti monetari, il funzionamento dei bagni pubblici, la produzione di vasellame e la manutenzione delle strade. Al latino, lingua ufficiale per quattrocento anni, si tornò alla vecchio idioma. I Britanni, gente di lingua celtica che tante volte si erano rivoltati al potere di Roma, ora lo desideravano più che mai.
Attorno al 440 emerse la figura di un capo tribale che ancora oggi rimane a metà strada fra storia e mito, quella di Vortigern. Un capo tribale però rimane tale, per quanto potere possa avere, avrà già abbastanza difficoltà a tenere i suoi uniti, senza bisogno di mettere in mezzo nemici esterni. In effetti, sembra che il buon Vortigern fosse talmente in difficoltà contro le tribù del nord che ebbe la brillante idea di chiamare proprio i Sassoni come soldati mercenari, i quali non esitarono a sbarcare sull’isola con tre navi cariche di uomini. Erano degli ottimi combattenti, guidati dai fratelli Hengest e Horsa, e servirono Vortigern con successo. In cambio, Vortigern sposò la figlia del re sassone e cedette loro il Kent, l’isola di Wight e quella di Thanet.
Questi reenactors sono un po' vecchiotti e in sovrappeso, ma l'equipaggiamento dei Sassoni doveva essere molto simile al loro
I Sassoni provenivano dalla Germania del Nord e dalla Danimarca (Jutland). La divisione in tre distinte tribù non cambia il fatto che Juti, Sassoni e Angli appartenessero alla stessa popolazione, come dimostrato recentemente da alcuni studi sul DNA. PArlavano dialetti molto simili della stessa lingua ed è molto complicato distinguere i ritrovamenti riguardanti l’una o l’altra tribù. L’unica differenziazione sembra essere la miglior fattura dei beni ritrovati nelle tombe degli Juti, che però è facilmente spiegata dai contatti commerciali con il nord della Gallia. Non commette alcun errore, dunque, lo studioso che preferisce il termine Sassoni ad Anglo-Sassoni o all’inelegante (ma più corretto di quest’ultimo) Juto-Anglo-Sassoni.
Vortigern accoglie i due capi sassoni
La mira dei due fratelli era però un’altra: fondare un regno indipendente. Avevano bisogno di un esercito, ma non fu difficile convincere i loro compatrioti sul continente a raggiungerli in Britannia, un’isola fertile e sostanzialmente indifesa. Alla fine, Vortigern non riuscì più a pagare i mercenari, che si ammutinarono. La popolazione britannica, vessata dai barbari, giunse addirittura a richiedere (il c.d. Gemitus Britannorum), nel 446, l’aiuto del generale romano Flavio Ezio, impegnato contro gli Unni. L’anno successivo, fu il vescovo-comandante Germano a raggiungere la Britannia, probabilmente per tenere uniti i britanno-romani e organizzare un qualche genere di difesa. In realtà, gli storici non sono affatto sicuri di questo secondo soggiorno inglese del vescovo.
Resta il fatto che, attorno al 450, l’intera parte orientale della Britannia era dominata dai Sassoni. Questi ultimi riuscirono anche a ricacciare i Pitti oltre il Vallo di Adriano per sempre, sconfiggendoli nel 452. Secondo alcuni resoconti, nel 454 Hengest riuscì a decapitare la catena di comando dei Britanni durante la “Notte dei Lunghi Coltelli” (lo stesso nome fu ripreso per gli omicidi nazisti del 1934). Durante un incontro, il capo sassone riuscì a cogliere di sorpresa centinaia di leaders britannici, facendoli massacrare dai suoi. Si tratta di un evento non accertato (Beda, ad esempio, non ce ne parla), ma sembra che Vortigern morì proprio nel 454.
Il Vallo di Adriano oggi
La prima vera battaglia fra Vortimer, figlio di Vortigern, e l’esercito di Hengest fu combattuta nel 455 ad Agaelesthrep o Aylesford (Aegle’s Ford). Vi persero la vita Horsa ed il figlio di Vortigern, Catigern, ma le cronache non ci dicono quale delle due armate abbia riportato la vittoria.
Nel 457 i due eserciti si affrontarono di nuovo nei pressi di Crecganford (Crayford). Questa volte gli Angli riuscirono a fare strage dei britannici, massacrandone oltre 4.000, un numero davvero alto considerando il periodo storico.
Si combattè una terza battaglia nel 466, a Wippedsfleot, ma si trattò di uno scontro di minori dimensioni, con 200 -300 guerrieri in tutto. Nessuna fonte riporta l’esito della battaglia, ma alcune menzionano la morte di dodici capi britanni.
Non bisogna rimanere meravigliati dal numero di uomini schierato dai comandanti in queste battaglie del tardo antico. Le grandi battaglie campali erano divenute sempre più rare durante gli ultimi secoli dell’Impero, e in una provincia come la Britannia i veri guerrieri, addestrati all’arte della guerra, dovevano essere pochi. Quelle che definiamo “battaglie” nelle cronache romane sarebbero passate per scaramucce a malapena meritevoli di una menzione, ma non dobbiamo scordare che quegli scontri fra 200-500 soldati gettarono le basi di una nuova nazione, trovando spesso un ampio spazio nelle cronache successive.
Guerriero sassone del V secolo.
Tornando al conflitto fra Anglo-Sassoni e Britannici, ci fu una quarta battaglia attorno al 473. Hengest e Aesc, suo figlio, inflissero ai Britanni una dura sconfitta. Molti di loro fuggirono, lasciando i barbari a saccheggiare le loro terre. Sembra che anche Vortimer perse la vita, lasciando i suoi uomini senza una guida.
Arriviamo al 476. Mentre a Roma il generale Odoacre era pronto a deporre dal trono Romolo Augustolo, in Britannia stava per abbattersi una nuova ondata di Anglo-Sassoni…
3. I guerrieri nella Britannia del V secolo
Molti saranno tentati di immaginare i Sassoni come enormi guerrieri coperti di ferro e i poveri britanno-romani come nanerottoli in tunica alla mercé dei barbari. In realtà l’armamento di entrambe le popolazioni doveva essere piuttosto simile a quello dei soldati romani del V secolo. Nell’articolo sulla spatha mi sono soffermato sui ritrovamenti effettuati nelle torbiere danesi, proprio nel territorio dei Sassoni, di centinaia di spade romane, punte di lancia, maglie ad anelli ed altri oggetti militari.
Umboni di scudo e teste di ascia dalla torbiera di Nydam
Il contatto con un esercito organizzato e ben armato doveva aver portato i barbari, invasori della Britannia compresi, ad utilizzare un equipaggiamento analogo. La base era rappresentata dal binomio scudo-lancia. In effetti, se dovessi tornare indietro di quindici secoli, mi butterei su queste armi economiche ma efficaci. Una protezione di cuoio indurito, magari indossata sopra una tunica imbottita, rappresentava un’ ottima protezione, specie se abbinata a un copricapo realizzato con il medesimo materiale. Ecco, un guerriero comune probabilmente si presentava sul campo di battaglia con questo armamento, cui forse si aggiungevano dei giavellotti.
In basso a destra un guerriero tribale britannico del V-VI secolo.
I comandanti, gli ufficiali e i soldati più abbienti potevano permettersi qualcosa di più. Imbottiture e strisce di pelle lasciavano il posto a loriche hamate o squamate (maglie ad anelli o a squame sovrapposte), i copricapi a elmi metallici di tipo Intercisa e Spangen. Ne è stato trovato uno del primo tipo presso il forte di Gariannonum (parte del Litus Saxonicum), sulla costa dell’east Anglia, molto simile a quelli ritrovati nei Balcani e in Ungheria, ispirati alla moda militare persiana. L’elmo di Gariannonum era formato da quattro piastre di ferro unite da una cresta centrale (si parla di “ridged helmets”) e da due bande laterali, con l’aggiunta di una protezione per la nuca e per le guance.
Soldati romani all'inizio del V secolo. Possiamo presumere che l'armamento dei migliori guerrieri britanno-romani fosse analogo.
La spatha era piuttosto rara e diffusa più nel sud dell’isola che nel nord, almeno stando ai ritrovamenti tombali (le spade sono presenti nel 22% delle tombe a sud e solo nel 3% a nord). In Battles of the Dark Ages, l’autore ci informa che una spada costava l’equivalente di una ferrari e forse proprio per questo per le popolazioni germaniche iniziò un processo di personificazione dell’arma (le saghe del nord sembrano confermarlo). Nel V secolo la maggior parte delle spade erano forgiate sul modello delle spathae romane, con delle splendide lame pattern welded, ma le impugnature divennero molto più decorate e preziose di quanto non fossero nell’Impero, proprio proprio per sottolineare l’unicità di ogni lama.
Riproduzione di una spatha romano-barbarica del VI secolo
Oltre a queste armi, giavellotti e archi dovevano essere l’equipaggiamento standard della fanteria leggera, che probabilmente utilizzava piccole asce o coltelli da caccia come armi da lato.
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