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La plastica uccide molte specie viventi, e in molteplici modalità. In mare, poi, la faccenda si fa più complicata, come molti già sapranno. Ma ogni singolo frammento di plastica che fluttua nell'oceano contiene un' "oasi di attività biologica", come dice Tracy Mincer, ricercatrice del Woods Hole Oceanographic Institution in Massachusetts che ha condotto la ricerca sui batteri in grado di digerire la plastica.
Ogni piccolo pezzo di plastica è un mondo popolato da diverse specie di batteri, che usano questo materiale per formare "isole biologiche" a spasso nell'oceano. Queste isole, definite "plastisfere" da una delle ricercatrici coinvolte nella ricerca, potrebbero inoltre contenere comunità di esseri viventi molto più complesse di quanto rilevato finora.
Nei campioni esaminati dalla Mincer e dai suoi colleghi (una lenza da pesca, un sacchetto e un pellet di plastica), prelevati in una regione del Mar dei Sargassi in cui la plastica tende ad accumularsi a migliaia di tonnellate, sono stati scoperti dei fori che ospitavano diverse specie di batteri che si nutrono di materie plastiche.
Di microrganismi in grado di nutrirsi di plastica ne sono già stati trovati, ma solo sulla terraferma, all'interno di discariche. Questo è quindi il primo caso documentato di batteri marini in grado di digerire sostanze plastiche nell'oceano.
L'impronta genetica dei batteri è differente da quello di altre specie di microrganismi che vivono in mare aperto o sulle alghe, e circa il 25% degli esemplari è rappresentato da vibrioni. "E' stata una sorpresa, dato che normalmente, nell'acqua di mare, sono presenti in concentrazioni più basse" dice Linda Amaral-Zettler del Marine Biological Laboratory, microbiologa che ha eseguito l'analisi genetica dei campioni.
Comprendere come questi batteri siano in grado di scomporre la plastica e nutrirsene potrebbe dare risposta ad alcune questioni insolute sull'inquinamento marino. Nonostante la quantità di plastica immessa in mare sia aumentata, la presenza di materiali sintetici nell'oceano si è bene o male stabilizzata.
Forse, ci sono di mezzo proprio i batteri che si nutrono di plastica. Ma che fine fanno i loro prodotti di scarto? E soprattutto: i sottoprodotti della digestione rappresentano un rischio per l'ambiente marino? "Per capire se fanno del bene o del male, dobbiamo comprendere l'intero ecosistema" dice Mincer.
La plastica contiene generalmente diverse tossine, e sono in grado di assorbirne altre, come gli inquinanti persistenti rilasciati nell'oceano. Non è ancora chiaro se queste tossine siano assorbite e neutralizzate dai microrganismi durante la digestione, siano immagazzinate nell'organismo del batterio, o vengano semplicemente espulse nell'ambiente.
Se consideriamo la seconda ipotesi, quella in cui i batteri trattengono queste sostanze chimiche nel loro organismo, non c'è da stare allegri. Avete presente come si diffondono il mercurio e altri inquinanti fino ai livelli più alti della catena alimentare? "Che si tratti o meno di materiale che scala la catena alimentare, è comunque qualcosa di importanza critica" dice Mark Browne, ecologo della University College Dublin. "E' un altro meccanismo che hanno le particelle di plastica di scarto per perseguitarci".
Marine microbes digest plastic
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