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Che vi sia una stretta relazione biologica fra 10.000 specie batteriche diverse e il nostro organismo è una cosa che è stata studiata recentemente [ http://alturl.com/yqxot ]; tanto quanto i sistemi di sorveglianza sanitari del mondo sono consapevoli del fatto che la malaria “avrà probabilmente una ricomparsa in molti paesi” [ http://alturl.com/h6vk3 ]. Ora, un’altra interazione biologica – in questo caso fra i batteri che colonizzano l’intestino delle zanzare e gli stessi insetti, che sono il noto vettore dell’infezione malarica – potrebbe rappresentare una preziosa strategia nella lotta a questa malattia.
I ricercatori della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora hanno scelto come obiettivo l’intestino delle zanzare, che rappresenta uno dei passaggi fondamentali nel ciclo biologico di Plasmodium falciparum, il parassita responsabile dell’infezione. Un batterio geneticamente modificato, in grado di produrre proteine antimalariche, è stato infatti somministrato alla zanzare tanto da rendere circa l’80% di esse resistenti all’infezione da Plasmodium.
Il risultato sperimentale nell’utilizzo di questo organismo geneticamente modificato (OGM) è stato quindi notevole. Vantaggi del metodo: l’introduzione in natura dell’OGM non richiederebbe particolari e costose procedure. Svantaggi: proprio il rilascio nell’ambiente di un OGM, in questo caso addirittura un microscopico batterio che potrebbe facilmente diffondersi; una prospettiva che suscita molte riserve, anche nei paesi in cui la malaria è endemica. Ecco quindi che per capire le reali potenzialità di questa strategia, volta a debellare la malaria nel mondo, bisognerà prima risolvere il dibattito sull’uso degli OGM a scopi sanitari.
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