1.
Quando sono troppo stanca/ubriaca/sfinita dall'esistenza ho la pessima abitudine di scrivere senza usare gli occhiali.
2.
Onde quantificare il nostro disagio, suggerisco l'uso dei seguenti indicatori:
i chilometri che siamo disposti a percorrere per raggiungere un happy hour applicato a birre buone e pesanti e sostitutive di un pasto
i chilometri che siamo disposti a percorrere per vederci un concerto generico, che risulta ok solo sulla base del fatto che si svolge in Trentino
i litri di birra ingeriti infrasettimanalmente, ma con scioltezza... con scioltezza
3.
Sull'autobus ci permettiamo di usare la trentinità come antitesi della gioia di vivere, della spontaneità, delle finestre spalancate per arieggiare stanze che sono rimaste sigillate per anni. A voce alta. Scandendo le parole. "Forse sto diventando trentina anch'io". "No, cara, non temere, te lo leggo negli occhi che sei ancora tu".
4.
Oggi sono scappata dall'ufficio. Non sapevo che ora fosse, anche se avevo appena controllato l'orologio. Sono andata al bar a prendermi un caffè. La procedura è stata fin troppo rapida. Volevo consumare almeno dieci minuti, nel processo.
Mi sono seduta al freddo, sui gradini del Tribunale, ad ascoltare due canzoni.
Non pensavo a niente, ma in realtà pensavo al fatto che è stupido che io debba fingere di lavorare quando non mi vengono assegnati degli incarichi. Fingere di lavorare è più difficile del lavoro vero e proprio.
Pensavo al fatto che è strano e terribile trovarsi sui gradini del Tribunale di Trento, con le mani spalmate sulla faccia, ad ascoltare canzoni che parlano dell'atto banale e violentissimo del vestirsi da adulti e dei Fine Before You Came, quando si è divenute esattamente quel tipo di animale che tenta di vestirsi da adulta e che ascolta i Fine Before You Came alle otto di mattina e spegne l'iPod giusto un attimo prima di entrare nel territorio in cui sarebbe improprio mostrarsi allucinate e trasognate e piene di parole sopprimibili sulla punta della lingua. Un criceto.