Magazine Cinema
La trama (con parole mie): Max Gatling, un veterano e mercenario di un numero imprecisato di guerre, è assoldato da un riccone affinchè recuperi la figlia dello stesso, rimasta prigioniera nel cuore di una città del Sud Est asiatico trasformata da una misteriosa epidemia in una sorta di banchetto per umani divenuti zombies iperattivi assetati di sangue.Aiutato prima da una squadra di soldati e dunque da un manipolo di robot ai suoi ordini, Gatling dovrà rintracciare la ragazza, convincerla con le buone o le cattive a ripartire con lui ed affrontare le orde impazzite come soltanto un Expendable sa fare: peccato che i compagni di "prigionia" della giovane non siano d'accordo al vederla partire, e che la stessa sia incinta della persona che Gatling ha il compito di eliminare una volta messo al sicuro il suo "pacco".
Questo film partecipa più che orgogliosamente alla carrellata molto, molto Expendables denominata per l'occasione "Meniamo le mani".
L'iniziativa delle Expendables weeks sponsorizzata - e dal sottoscritto fortemente voluta - dal mitico Frank Manila e concretizzatasi in questi giorni passando come un testimone da un blog cinematografico all'altro è stata un piacevole pretesto per recuperare un titolo del quale di recente avevo spesso sentito parlare, e che immediatamente aveva toccato le corde del tamarro che risiede nel sottoscritto grazie ad una delle icone "minori" dell'action anni ottanta, quel Dolph Lundgren del "ti spiezzo in due" e di chicche quali Red scorpion.Se, inoltre, al buon vecchio Ivan Drago aggiungiamo zombies e robot gli uni contro gli altri, andiamo ad ottenere un cocktail esplosivo ed imperdibile per qualsiasi appassionato del genere: il risultato finale è una tamarrata di quelle delle grandi occasioni, girato perfino poco meglio di quanto ci si potesse aspettare - io già consideravo di trovarmi di fronte ad una sorta di nuovo Sharknado - cui manca, però, se non nel finale, la zampata in grado di trasformare una normale uscita scassona in un vero cult da Expendables duri e puri.Certo, vedere Lundgren - tra l'altro con visibili problemi di deambulazione - intento a sparare raffiche di mitra in compagnia di un gruppo di automi senzienti programmati per essere i suoi guardaspalle - con tanto di cameratismo e battute del caso - è un piacere per gli occhi ed il cuore, così come assistere a geniali tocchi di classe come il robot "infettato" dagli zombies come se fosse umano, eppure la prima parte del film fatica ad ingranare la marcia giusta, i comprimari non sono all'altezza - diciamo che il casting non è proprio quello delle grandi occasioni - e senza dubbio lo script patisce la mancanza di una dose decisamente più massiccia di ironia, sprecato in una partenza che vorrebbe ricalcare i fasti di prodotti di grande successo come The walking dead o 28 giorni dopo con tanto di homo homini lupus come morale senza pensare che pellicole di questo calibro non hanno alcun bisogno di etica, o giustificazione.Non voglio comunque che passi un segnale sbagliato rispetto a Battle of the damned, che resta divertente e fracassone quanto basta per passare una serata di grandissima goduria a neuroni zero come se fossimo tornati indietro di trent'anni, quanto più semplicemente sottolineare quanto ormai per l'action sguaiata sia necessiario come l'ossigeno o i suoi eroi dei bei tempi che la componente ironica - se non addirittura comica - diventi parte integrante dell'insieme almeno quanto infetti assetati di sangue, automi, pallottole, calci rotanti ed esplosioni assortite.Solo così, infatti, l'eredità di questo magico mondo continuerà a lottare anche e soprattutto per noi peccatori.
MrFord
"Oh Yoshimi, they don't believe me
but you won't let those robots eat me
Yoshimi, they don't believe me
but you won't let those robots defeat me."The Flaming Lips - "Yoshimi battles the pink robots part 1" -
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