Magazine Cinema
Regia: Kiuji Fukasaku
Trama: i giovani giapponesi sono troppo esagitati. Per disciplinarli viene emanato il Battle Royale Act: ogni anno una scolaresca viene estratta a sorte e catapultata su un’isola deserta. Sorvegliati da un crudele professore e da militari, gli studenti si giocano la “battaglia reale”: ognuno riceve un’arma diversa, che sia un bazooka o una pinza per le ciglia, e si dà alla macchia. Scopo del gioco: eliminare tutti gli altri entro tre giorni. Regole: nessuna.
Grazie alla opprimente calura estiva che ci ha costretti chiusi in casa con il condizionatore, nelle scorse settimane prima della partenza per le vacanze, sono riuscita a vedere un film a cui giravo intorno da parecchio.
Lo ammetto, nonostante ne avessi letto meraviglie ovunque, ci ho messo comunque un pochino a decidermi, sia per una mia personale difficoltà ad approcciarmi al cinema orientale, sia per l'argomento trattato. Ma alla fine, complice anche una bella recensione dell'amico Bradipo, ho finalmente recuperato "Battle Royale".
"Battle Royale" è indubbiamente un film grandioso, eppure mi ha fatto patire moltissimo. Perché "Battle Royale" che nel suo paese, per le tematiche trattate, ha scatenato addirittura interrogazioni parlamentari, mentre non credo da noi sia neppure mai uscito in sala, è un film che lascia profondi strascichi ed induce a molte riflessioni, anche dopo la visione.
Ambientato in un futuro così prossimo da somigliare al presente, dove gli adulti hanno fallito a tal punto da perdere la capacità di farsi rispettare dai giovani e l'unica soluzione per riappropriarsi della loro autorità è quella di costringere, una volta all'anno, un gruppo di ragazzi scelti "ad imparziale sorteggio nazionale" ad una gara spietata dove uno, ed uno soltanto dovrà riuscire a sopravvivere (altrimenti moriranno tutti); "Battle Royale" picchia forte su una generazione che, troppo occupata ed egoista, è sfuggita dalle proprie responsabilità ed ora, totalmente incapace di farsi ascoltare, non trova nulla di meglio che tarpare definitivamente le ali a quei giovani di cui doveva essere guida.
Crudelissimo, splatter, a tratti grottesco, il filmato in cui vengono spiegate le regole del "gioco" è horror puro, il film di Fukasaku è anche una ferocissima critica alla nostra società attuale, dove lo scopo primario è quello di emergere, di vincere.
Ci riescono soltanto i più forti, i più spietati, chi non esita di fronte a niente e nessuno.
Gli altri, come nella "Battaglia reale" sono destinati a rimanere nell'anonimato, in quella normalità che oggi pare fare tanta paura, ovvero a soccombere.
"Hunger Games" non abita qui. Nonostante il film tratto dai romanzi della Collins abbia alcuni rimandi alla pellicola di Fukasaku, ne è quasi una sua versione decisamente edulcorata, in "Battle Royale" non ci sono eroine indomite con cui identificarsi ma soltanto un gruppo di personaggi impegnati in una estenuante gara di sopravvivenza, alcuni di loro preferiranno suicidarsi piuttosto che diventare assassini, altri invece si trasformeranno da pacifici liceali in macchine per uccidere in un soffio.
Un film sicuramente non per tutti, ma per chi se la sente, una visione imprescindibile per capire dove può arrivare la follia umana.
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