Che si avverino i loro desideri, che possano crederci, e che possano ridere delle loro passioni.
Infatti ciò che chiamiamo passione in realtà non è energia spirituale, ma solo attrito tra l’animo e il mondo esterno.
E soprattutto, che possano credere in se stessi, e che diventino indifesi come bambini: perché la debolezza è potenza, e la forza è niente.
Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore.
Rigidità e forza sono compagne della morte; debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza.
Ciò che si è irrigidito, non vincerà.
Diretto nel 1979 dal grande cineasta russo Andrej Tarkosvkij, Stalker è una delle opere più rappresentative del filone della fantacoscienza. Il film descrive il tortuoso viaggio che uno scrittore ed uno scienziato decidono di compiere all’interno della Zona, un territorio rimasto selvaggio e abbandonato dopo la caduta di un meteorite. Pare che da allora strani e pericolosi fenomeni colpiscano la regione, ciononostante i due protagonisti scelgono di avventurarsi al suo interno spinti dalla ricerca della misteriosa “stanza dei desideri”, capace di esaudire le più intime richieste di chiunque riesca a raggiungerla. Ad accompagnarli è lo stalker, l’esperto conoscitore della Zona che pronuncia le parole di questo filmato (le quali contengono peraltro una citazione ripresa da Il giuoco delle perle di vetro di Herman Hesse).