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C’è stato il tempo di De Gregori, poi quello di Guccini, e adesso tocca ai Baustelle.Non mi riferisco né a ere musicali né all’importanza artistica, ma solamente al mio tempo libero e agli album che tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 hanno assorbito la mia vita. A Bianconi&co sono toccati i giorni della merla.Se lo studio è stato in qualche modo utile nella mia vita(e ancora me lo chiedo) è perché mi ha donato uno spirito critico piuttosto pronunciato(se fosse genetico avrei già la risposta alle mie domande), per cui ogni volta che mi trovo tra le mani un oggetto culturale(vedete?! È una malattia!) mi scatta la sindrome di Aldo Grasso.Ciò che appare chiaro ascoltando Fantasma è che uno dei tre Baustelle è seriamente innamorato, e ha contagiato gli altri due; oppure sono stracotti tutti e tre. Così su due piedi punterei il dito su Claudio, quello che ne L’orizzonte degli eventi a un certo punto nomina una certa Annalisa e conclude il suo breve monologo con una serie di ti amo, al contrario degli altri due; ma così sarebbe fin troppo facile. In realtà è l’intero all’album a essere investito dalla sindrome di Jack Black in Shallow Hal (Amore a prima svista mi fa schifo), in cui ogni cosa appare bella, e in questo caso pure la fine del mondo e l’infinito oltre la siepe.Quell’innamoramento, o rincoglionimento(dipende dai punti di vista), che offusca la mente al punto che ogni cosa che ti circonda diventa poca roba: la crisi economica, l’inquinamento ambientale, la cronaca nera, la religione, la cattiva maestra televisione e persino la morte, perché «credimi, morire non è niente se l’angoscia se ne va», soprattutto se «la vita non uccide più i nostri baci, i nostri sogni e le parole».Se non stanno vivendo in prima persona questo accecante amore, che rende coraggiosi e invincibili, ma anche un po’ imbecilli(fa parte del gioco), i Baustelle stanno comunque tenendo sotto osservazione qualcuno affetto da questa malattia vagamente leopardiana: contemplare la natura, analizzare la società, constatare, forse un po’ in ritardo, la decadenza dei nostri tempi e poi, proprio nel momento in cui si cerca di dire qualcosa di intellettualmente rilevante, arriva lui/lei e rovina ogni cosa, come succede in Nessuno, «poi fra le viole sceglie te, perciò stanotte dormi qui ché non esiste oscenità, freghiamo la pornografia, e dammi figli e verità, e sesso orale e santità, non mi resta più nessuno tranne te», a cui si aggiunge «un mondo atroce, vieni qua a sopportare la follia, e dammi figli e oscenità, e tenerezza e dignità, non ho mai amato nessuno come te». Fatevi due calcoli.Siamo di fronte a un individuo assetato d’amore che non conosce ragioni, un po’ come quando vai da un amico o da un’amica e tenti di avvertirlo/la sulla condotta della tipa o del tipo che lui/lei trova invece perfetta/o, ma, avendo i prosciutti negli occhi(lo scoprirà poi, quando tu ti troverai nella sua stessa situazione), non può mica rendersene conto, e infatti «fuori piove, il giorno muore ma lo scopriremo poi».Anche il cimitero, come quel Diorama in cui esiste solo il culmine di vite singolari e l’illusione che non marciranno mai, è buono per stare insieme, quindi «stringi forte chi ti ama tre la mute tombe del monumentale» all’ombra dei cipressi. Già mi vedo orde di associazioni cattoliche inveire.
Anche nell’album dei Baustelle c’è la magagna: il tradimento. Quello classico, quello tra lui,lei e la migliore amica, come a dire «sì, vi ho parlato di amore invincibile e senza tempo, che comunque, se cercate bene, ma proprio bene bene, continua a esistere, ma la carne è carne». In Cristinaè lei, la tradita, che ha superato ogni cosa, almeno apparentemente, mentre lui, il traditore, è quello che ci è rimasto, quello che alle semplici domande di lei non sa rispondere, quello che sa di aver fatto un cazzata e non riesce ad andare avanti, quello che ovviamente non ricorda più l’amica: «ex, amici dal quel fottuto giorno in cui praticò l’amore la tua amica, la migliore, e lo praticò con me, chi fosse non ricordo più». Lo stesso protagonista ritorna in Il finale, anche qui distrutto, nonostante non si parli di tradimento, e non si capisca il vero motivo dell’allontanamento, ma lui «non ci lasceremo mai e, anche se forse sarà tempo, non sarà l’eternità, e abbi cura un po’ di te, e trova un uomo onesto che ti voglia bene e scusa, sto per attaccare adesso». Al telefono?! Cosa avrà combinato?! È mancanza di coraggio o vergogna?! Poi crolla, e si auto infligge una super pena: «e se ti svaghi o mi tradisci lo capisco, sai? Io devo ancora suonare qua». Bianconi, cos’hai combinato?!Quel fantasma, e abbiamo ormai capito che si tratta di un lui o una lei, ci sarà sempre, e man mano che l’album avanza, arrivando fino a L’estinzione della razza umana, diventa sempre più incombente, tanto da avere una vita oltre la siepe. I Baustelle cantano un amore di altri tempi, quello di Orlando per Angelica, quello di Cyrano per Rossana, quello di Romeo per Giulietta, quello che in 10 minuti, razionalmente, potremmo scardinare attraverso le nostre esperienze. Fantasma è un album dannatamente romantico, perché in quel vortice ci finisci pure tu e ci credi; perché alla fine vince l’amore, anche se non è stato mai consumato, anche se è finito male, anche se ci sono traditori e traditi. Le varianti sono tante, ma il fantasma rimane. Ciò che turba è la tranquillità del dopo, «tornerà la terra follemente bella dopo l’estinzione della razza umana», la fermezza di amarsi anche oltre la siepe e di vagare come fantasmi, seppur sfiorandosi: «e potremmo anche avere altre donne, e sconfiggere l’ansia e la fragilità […] ma diversa arriverà la potenza di un addio […] qui la vista era incredibile, da oggi è probabile che ciò che siamo stati non saremo più», ma lo spettro di quell’amore resterà.
I Baustelle ci fregano, perché a mente fredda sappiamo benissimo che spesso finisce così.Sarà che Bianca è un po’ il mio film, e quindi vado a parare sempre lì anche quando non c’entra nulla, ma nel lavoro di Moretti c’è la verità, quella che i Baustelle non ci dicono, non per cattiveria o mitomania, ma perché sono innamorati.Non è un caso che le ultime frasi dell’album, prima del possente e maestoso fantasma finale siano «bisogna avere fede, esplorare lo spazio siderale, abolire l’aldilà, così ti stringo forte, grido amore, cerco il bene nell’orrore e l’eterno nell’età».Sarebbe bastato citare immediatamente questo finale per capire che quei tre sono innamoratissimi.
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