Gli alberi fuori l’Allianz Arena restano verdissimi anche dopo Bayern Monaco-Real Madrid. Non c’è stato alcun incendio, nessuna fiamma si è notata dentro o fuori lo stadio bavarese. I proclami, decisamente fuori luogo, di Rummenigge alla vigilia della semifinale di ritorno di Champions League si sono rivelati per quello che in effetti erano: timore, nei confronti del Madrid di Ronaldo e Bale, ad oggi probabilmente l’undici più in condizione del continente. Il Real Madrid conquista in pompa magna l’accesso alla finale di Lisbona, surclassando – in tutti gli aspetti – i campioni d’Europa uscenti e finendo per vincere 4-0 una partita senza storia. Una dimostrazione di forza notevole degli uomini di Ancelotti; Carletto, in meno di un mese, ha battuto due volte il Bayern e il Barcellona. Alla faccia di chi, al Bernabeu, diceva che non era in grado di vincere contro le big…
Ancelotti replica il 4-4-2 che tanto aveva soddisfatto all’andata, stavolta con Bale titolare (sulla destra). Carvajal e Coentrao (gran seconda metà di stagione del portoghese dopo aver vissuto ai margini della prima squadra fino a febbraio inoltrato) sono i terzini, Benzema e il recuperatissimo Cristiano Ronaldo in avanti. Guardiola, che aveva ostentato sicurezza alla vigilia, ripropone Mandzukic titolare, alle sue spalle Ribery, Robben, Muller con Kroos al fianco di Schweinsteiger a centrocampo e Lahm terzino. Javi Martinez e Gotze in panchina: a Pep si potrà imputare di aver praticamente gettato al vento, al netto degli infortuni, un’intera stagione di due dei più forti giovani del pianeta.
Durante il riscaldamento della vigilia, le telecamere spagnole avevano colto gli inviti di Ancelotti: “Restate calmi, giocate con serenità e vincerete“. E i primi minuti sono, probabilmente, il vero capolavoro del tecnico italiano: il Madrid difende con assoluto ordine, le fiammate (ah ah ah) del Bayern non producono nulla, tra l’altro smorzato dalla ricerca dell’ormai vetusto (quasi più del “Vianema” di Gipo Viani) tiki-taka di matrice guardiolana. Carvajal, con incredibile personalità, affronta Ribery anche sul piano fisico (rimedierà uno schiaffone da bullo, ma a fare la figura del cretino è il francese), Xabi Alonso e Modric sono semplicemente maestosi in fase di uscita col possesso palla. La prima avvisagli dell’uragano blanco è un’uscita azzardata di Neuer sulla trequarti che lascia la porta sguarnita: Bale ci prova di prima da lontanissimo, alto.
Poco male, al 16′ il Real Madrid passa in vantaggio: corner di Modric a uscire, stacco portentoso di Sergio Ramos che fulmina Neuer e scoppia in un’esultanza d’altri tempi con scivolata verso la bandierina opposta. Il Bayern non ha nemmeno il tempo di resettare il chip, il Madrid va avanti già 2-0. E’ il 20′ quando Di Maria (autore dell’ennesima, portentosa, prestazione tutta qualità e quantità), ancora dalla destra, calcia una punizione perfetta, spizzata da Pepe e ribadita in rete, con un tuffo, ancora da Ramos. Che rivincita per l’andaluso che, solo due anni fa, sbagliava un rigore in semifinale proprio contro il Bayern e prendendosi anche gli sfottò di Neuer. L’Allianz è semplicemente gelato, il Bayern reagisce solo sul piano nervoso, nel senso negativo del termine. Quasi infantili i tentativi di risse, provocazioni degne dei peggiori bar di Baviera. Casillas è spettatore non pagante, quasi logico lo 0-3 che arriva al 34′: meraviglioso il contropiede partito in area merengue e chiuso dall’assist intelligente di Bale per Cristiano Ronaldo, al solito un cecchino di fronte alla porta avversaria. Un trionfo, già al 45′, macchiato soltanto dall’ammonizione che rimedia Xabi Alonso per un tackle su Schweinsteiger e che priverà allo spagnolo la soddisfazione di disputare la finale di Lisbona.
Monaco non è Istanbul, Ancelotti può dormire sogni tranquilli. Guardiola boccia Mandzukic e inserisce Javi Martinez a inizio ripresa, spostando Muller al centro dell’attacco. Dettagli: il Bayern è completamente fuori dal match, il primo tiro pericoloso è di Robben al 56′, la prima parata di Casillas è su Ribery al 60′. Comincia la girandola di cambi, Gotze e Pizarro entrano per Ribery e il fischiatissimo Muller. Ma i ritmi sono bassissimi, l’Allianz è spazientito e c’è qualche accenno, per carità non convintissimo, di contestazione. La festa del Madrid non è comunque ancora completa: nel finale, Ronaldo beffa Neuer con una punizione che passa sotto la barriera e che fa salire il Pallone d’Oro a quota 16 (record stagionale di tutti i tempi) in Champions League. Anche Ancelotti si lascia andare ad un’esultanza più rilassata, questo successo è anche, se non soprattuto suo: il Real Madrid, dopo 12 anni, giocherà la finale, con pieno merito, di Champions League.