Solo due allenatori riuscirono a convincermi del fatto che la pallavolo fosse uno sport migliore di qualsiasi altro: Julio Velasco e Angelo Lorenzetti.
Julio Velasco l’ho sempre visto come un allenatore severo, ma giusto; una personalità di poche chiacchiere e tanti fatti (se l’Italvolley vinse 3 mondiali di seguito e se la generazione dei “fenomeni” ebbe così tanto successo, fu anche per merito suo): ieri sera, però, ho avuto la fortuna di rivederlo e sentire la sua opinione sulla differenza tra pallavolo maschile e femminile al Villaggio dei Mondiali, davanti al tempio della pallavolo (PalaPanini).
Velasco propone un’analisi interessante sull’argomento, per nulla scontata: ironizza, parla solo in parte da allenatore e, ovviamente, è ancora piuttosto legato a Modena (se fossi stata a un concerto, vi avrei parlato di pubblico caldo e affezionato a questo grande maestro della volley).
Julio, però, non è solo un allenatore: è un signore con una certa esperienza nella pallavolo e analizza e conosce, come un vero e proprio antropologo, la storia di questo sport praticato dai due generi (come docente di Antropologia all’UniBo, lo vedrei piuttosto bene).
L’allenatore dell’Argentina fa un discorso generale sulla pallavolo moderna: dal fatto che i maschietti non vogliano presentarsi in campo con le ginocchiere perché li rende meno manzi, al discorso della difesa, che è un punto di forza in più nella pallavolo femminile rispetto a quella maschile (le sassate tirate dalle donne sono meno forti di quelle tirate dagli uomini: ovviamente è un discorso generale e ci sono eccezioni); dagli allenatori sapientoni (a Modena è pieno di personaggi del genere….) che preferiscono non portare i ragazzini a vedere le partite dei veri campioni perché questi ultimi “commettono troppi errori” (se giocano nel campionato di massima serie \ un mondiale, ci sarà un motivo), all’importanza di “farsi una cultura” (conoscere la storia del proprio sport).
Il messaggio che lancia Julio Velasco questa sera è forte e chiaro: “essere dei pazzi furiosi”, nel senso che la pallavolo è uno sport che ha tanto da insegnare, soprattutto quando si osservano quei grandi che la praticano. Esaminando, infatti, il gioco di quei\quelle giganti della volley, resta qualcosa nella mente del\la pallavolista che si dedica a questo sport da meno tempo e che ha meno esperienza; ad esempio: vi ricordate quando vi parlavo della battuta in salto di Sartoretti? Ecco: non riuscirò mai a farla uguale, anche se, una piccola parte di questa, è la mia rincorsa quando parto per schiacciare da posto 2 (sono stata più influenzata ed affascinata dalla pallavolo maschile rispetto a quella femminile, anche perché a Modena sono passati TUTTI i fenomeni di cui non riesco a smettere di parlare).
Riflessioni sugli aspetti più tecnici della volley (la palla fast, il primo tempo, il muro, la ricezione e tutti gli altri fondamentali che cambiano da individuo a individuo), risate e tantissimi applausi: Velasco è una persona umile, colta e schietta; un allenatore che saprà portare la sua Argentina in alto (si parla di nazionale maschile: è un bel gruppo unito, anche se in fase di costruzione) e che, un giorno, si spera di rivedere a Modena per altre lezioni di pallavolo e non solo.
L’Italvolley femminile ha vinto anche stasera, stracciando l’Argentina (tre partite su tre vinte 3-0: l’Italia è già qualificata alla seconda fase). Le ragazze di Bonitta hanno dimostrato, ancora una volta,di saper fare gruppo e di mostrarsi compatte e attente in tutti i fondamentali (Del Core e Costagrande in banda sono state fenomenali).
Domani riposo per tutte le squadre: il mondiale femminile di volley riprende sabato, quando le nostre azzurre affronteranno la Germania allenata da Guidetti (ore 20, Rai Sport 1).