La pellicola si ispira alla storia vera di come Walt Disney ottenne i diritti del romanzo Mary Poppins della scrittrice australiana Pamela Lyndon Travers, dopo venti anni di continue e pressanti richieste, con qualche piccola ovvia licenza.
Molte cose mi hanno colpita di questa storia dietro la storia di cui non sapevo nulla - e che mi ha fatto venire voglia di leggere il libro, con occhi diversi. Ma quello che mi ha colpito più di tutto è che in fondo questo è un film su chi le storie le racconta. E' un film sulle parole.
Sul perchè raccontare una storia, e come, e a chi. Sulle parole da scegliere e sul come usarle perchè dicano esattamente quello che tu voglia che dicano e sul continuo timore che invece possano essere fraintese. E sull'inevitabile consapevolezza a cui chiunque abbia mai provato anche solo una volta in vita sua a scrivere qualcosa, anche qualcosa di ordinario come un post, deve arrivare per poter sopravvivere.
Le parole, una volta dette e scritte non sono più solo tue.
Chi ti leggerà le cambierà e gli darà nuovo senso. Te le restituirà, più ricche e diverse dalle tue, ma sempre tue. E trasfigureranno un mucchio di cose, e te le cambieranno e tu no, non volevi dire quello. Ma in qualche modo, se avrai fortuna e se sarai stata anche un po' brava e se non avrai ceduto su nessuno dei punti che ti sembravano davvero fondamentali, capiranno lo stesso quello che volevi dire. E forse lo chiariranno meglio anche a te.
Non è lo zucchero a fare la magia. Sono le parole.
p.s. se lo vedete, resistete ai titoli di coda: si sente la registrazione originale delle discussioni tra la Travers e gli sceneggiatori Disney.... era davvero straordinariamente e deliziosamente insopportabile.