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"My characters will have, after a little bit of trouble, all that they desire"
Alcuni film ti aspettano al varco al momento giusto: non occorre che siano dei capolavori, che il regista sia Stanley Kubrick o François Truffaut, che sia stato adorato dalla critica o benedetto da una pioggia di Oscar, l'importante è che sia lì quando tu hai bisogno di lui, quando ti senti perso e non sai da che parte andare, quando stai passando un brutto periodo e sei in cerca di una luce che ti mostri la via, o magari hai soltanto un disperato bisogno di qualcosa che ti faccia sentire meglio, aprendoti la porta di un mondo sconosciuto.
Per una serie di circostanze l'anno della discordia ad oggi imbattuto per la sottoscritta continua ad essere il 2007: tutti ti dicono di dimenticare la brutta avventura e di smettere di pensare, ma per quanto sia ricco il ventaglio di parole di incoraggiamento che ti possano offrire quella contro le proprie paure è una battaglia che si combatte da soli, in quelle notti in cui non riesci a trovare il coraggio di spegnere la luce prima di addormentarti.
Così, mentre osservavo le lancette dell'orologio ticchettare nell'attesa che il tempo facesse il suo corso, mi sono imbattuta per caso in quella che da brava cinefila ritengo sia stata un'ottima e raccomandabile terapia: no, non si tratta di Quarto Potere, solo di un piccolo film dedicato a Jane Austen e intitolato Becoming Jane, diretto da un Julian Jarrold all'epoca praticamente esordiente sul grande schermo dopo alcune miniserie della BBC.
Molte Austeniane fedeli staranno già preparando la prima pietra da scagliare, ma io non amo essere troppo fiscale quando si tratta di biografie romanzate: lo schema alla Shakespeare in Love è stato ripetuto tante di quelle volte e per talmente tanti autori da aver ormai perso ogni guizzo di originalità, ma per quella tipica avversione che si scatena verso gli autori oggetto di interrogazioni obbligatorie il mio rapporto con la cara zia Jane non era affatto buono ai tempi della scuola: certo, solo ora mi rendo conto di quale abominio sia stato cancellare la registrazione di orgoglio e pregiudizio 1995 per pura ripicca verso la prof, ma che volete che vi dica, erano tempi oscuri senza legge né ordine, la sofferenza da liceo classico ci metteva lo zampino e that's it.
Vedere Becoming Jane invece è stato un po' come ricevere un'illuminazione: era una riflessione che sarebbe stato opportuno fare a suo tempo, ma realizzare che dietro la scrittrice plastificata e inaridita fra banchi e compiti in classe si nascondeva una giovane donna costretta a pagare il prezzo dell'inconciliabilità di un'ambizione letteraria con la sottomissione di una moglie compiacente, scottata dall'amore come tante delle sue eroine e probabilmente privata di una felicità completa dalle dure leggi del mercato matrimoniale, per me ha significato tutto: criticata dai più per il suo imperfetto accento britannico Anne Hathaway mi ha consegnato le chiavi di un mondo dove splende sempre il sole e inchini e riverenze sono all'ordine del giorno, i personaggi si guadagnano il loro bel lieto fine e caratteri tratteggiati con ironia irresistibile si contrappongono a individui altrettanto umani e imperfetti, freddi e calcolatori, impetuosi e impulsivi, saggi e generosi.
Nel tentativo di fare un omaggio a Jane e al suo ricchissimo universo il film approfitta della quasi totale mancanza di dettagli sulla vita della Austen ( ringraziamo la sorella Cassandra per aver distrutto gran parte delle carte di tutto, veramente GRAZIE EH) per mescolare le carte e stuzzicare la nostra fantasia, costruendo una trama ah hoc su numerosi schemi di Pride and Prejudice ma anche di altri romanzi della scrittrice ( in particolare Sense and Sensibility e Northarger Abbey) per suggerire, complici le affermazioni della biografia "Becoming Jane Austen" di Jon Spence, che sia stata la love story con Tom Lefroy nel 1795 a fornire la principale ispirazione per il corpus della sua opera.
"Tell Mary that I make over Mr. Heartley and all his estate to her for her sole use and benefit in future, and not only him, but all my other admirers into the bargain wherever she can find them, even the kiss which C. Powlett wanted to give me, as I mean to confine myself in future to Mr. Tom Lefroy" ( Jane Austen to Cassandra)
TOM WHO? Tom Lefroy, ventenne avvocato e futuro Presidente della Corte Suprema d'Irlanda che Jane stessa descrive nelle poche lettere a lui dedicate come un "very young-gentlelman-like, goodlooking, pleasant young man"; certo, questa descrizione si scontra brutalmente con la simpatica canaglia che è il Tom di James McAvoy nel film e con l'avversione alquanto "Elisabettiana" che la Jane fittizia prova per lui all'inizio della storia, ma è una verità universalmente riconosciuta che sullo schermo un leading man simpatico e accattivante funziona molto meglio di un protagonista esclusivamente "Well Mannered": ancora agli inizi della sua carriera, il caro James è talmente tenero che è impossibile non innamorarsi di lui all'istante.
"I tell you that of her nephew she said nothing at all, and of her friend very little. She did not once mention the name of the former to me, and I was too proud to make any inquiries; but on my father’s afterwards asking where he was, I learnt that he was gone back to London in his way to Ireland, where he is called to the Bar and means to practise.” ( Jane Austen to Cassandra)
Per quanto forzate possano essere le supposizioni sulla natura del rapporto fra Jane Austen e Tom Lefroy, non c'è però alcun dubbio che i due si siano davvero innamorati e abbiano raggiunto un grado di confidenza notevole, discutendo di romanzi scandalosi come Tom Jones di Henry Fielding ( leggetelo, quando non perde tempo a farvi la morale è spassosissimo) e danzando insieme più volte e spudoratamente (nelle parole di lei "everything most profligate and shocking in the way of dancing and sitting down together.”): pur con tutte le sue libertà, anche se il vestito della scena del ballo è terribilmente 1820 e il vero nome del "rivale" di Tom era Harris Bigg-Wither e non Mr Weasley, il cuore del film è autentico.
“At length the day is come on which I am to flirt my last with Tom Lefroy, and when you receive this it will be over. My tears flow as I write at the melancholy idea.” (Jane Austen to Cassandra)
Altra ragione per cui amo profondamente Becoming Jane è il fatto che ci racconti la sua verità spruzzandola del romance necessario senza però mettere da parte l'amarezza e il cinismo che i personaggi storicamente esistiti hanno dovuto affrontare: il secondo tempo abbandona il sentiero della commedia e imbocca quello della tragedia, non solo nella separazione inevitabile fra Tom e Jane ma anche e soprattutto nel dolore di Cassandra per l'improvvisa morte del fidanzato.
Eccoli dunque tutti lì, Tom e Jane, Il Reverendo Austen e Signora, Cassie e la sofisticata cugina Eliza, l'intemperante fratello Henry e il fratello dimenticato George: una grande famiglia, pronta ad accoglierti e ad accompagnarti oltre la soglia in una piccola casa modesta nello Hampshire, molto simile al cottage di Chawton dove Jane avrebbe trascorso gli anni migliori della sua vita e che io sono andata a visitare giusto qualche giorno fa; un modo per chiudere il cerchio, per ringraziare Mss Austen di essere diventata una delle mie amiche più fidate, ma per ringraziare indirettamente anche Becoming Jane per avermi fatto trovare il cuore della scrittrice di Mansfield Park, Persuasion, Northanger Abbey, Sense and Sensibility e Pride and Prejudice ( Emma devo ancora leggerlo, shame on me), avermi trasformata in una fan devota e fedele e si, aver fatto in parte scattare la molla che mi ha spinta ad aprire questo blog, intitolato First Impressions proprio in onore della prima stesura di P&P. Thank you Jane, Thank you Anne and James, Thank you Julian Jarrold, Thank you Hampshire, Thank you for all you've given me, thank you for showing me the light.
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