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Tanto per cambiare mi ritrovo a recensire un film dell'anno scorso che arriva nei cinema italiani solo adesso, ma forse non dovrei nemmeno lamentarmi perché fino a poco fa ero praticamente certo che sarebbe stato rilasciato direttamente per il mercato home video, non perché sia scadente o eccessivo, ma semplicemente perché appartiene a quella categoria di thriller che al cinema non vendono bene, soprattutto in estate, quando gli spettatori più giovani pasteggiano a horror adrenalinici (?) e truculenti. Jaume Balaguerò abbandona i frenetici horror in POV della saga Rec, o forse è meglio dire che si prende una pausa, e confeziona questo thriller assolutamente atipico, in cui riecheggiano un po' del Roman Polanski di L'inquilino del terzo piano (o almeno così dice il regista), un po' di Pedro Almodovar e qualcosa di Alex de la Iglesia, insomma uno di quei film spagnoli che a me piacciono tanto, in cui ironia e cinismo si sposano alla perfezione. César (Luis Tosar, il Malamadre di Cella 211) è il portinaio di un classico condominio spagnolo, è quasi impeccabile sul lavoro e gentilissimo con tutti i condòmini, persino quelli più insopportabili, bambine pestifere, anziane signore logorroiche con cagnolini odiosi e soprattutto il terribile proprietario del palazzo, che lo tartassa per ogni disattenzione; ambientazione e personaggi che richiamano alla memoria quelli di Rec, e i riferimenti non finiscono qui perché Mientras Duermes, titolo originale del film, era anche il nome del programma in cui lavorava la giornalista Angela Vidàl. Gentile e sorridente dicevo, soprattutto con la bella Clara (Marta Etura, che nella vita è la compagna di Tosar) una ragazza solare che non affronta mai una giornata senza un grosso sorriso stampato sul viso. Ma, come si intuisce facilmente, César non è quello che sembra, odia il suo lavoro, odia le persone che incontra ogni giorno e soprattutto odia il sorriso di Clara. E' un uomo malato, come spiega lui stesso nel monologo che accompagna tutto il film, incapace di provare felicità, l'unico modo che ha di provare sollievo da quella terribile apatia è rendere infelici gli altri. Ed evidentemente non c'è nulla di più gustoso che strappare il sorriso dalla faccia di un'inguaribile ottimista come Clara. Di notte quindi si introduce nel suo appartamento, si nasconde sotto il letto in attesa che si addormenti e la mette al tappeto con dell'etere per agire indisturbato e mettere in atto una serie di scherzi che col tempo diventano sempre più macabri e morbosi. Ma un giorno viene scoperto e il suo piano spaventosamente accurato viene messo in pericolo... Sono molti i thriller in cui il vero protagonista è un antieroe, ma sono assai pochi quelli che riescono nell'impresa di creare almeno una lieve empatia tra spettatore e personaggio. Bed Time ci riesce per diverse ragioni, prima di tutto perché il personaggio in questione non è un criminale recidivo o un feroce assassino con un viso da bel tenebroso, ma una persona “normale” con un volto normale. E la seconda ragione è proprio questa, César ha un aspetto ordinario, è quasi calvo ha una fronte da cavernicolo e due sopracciglia foltissime, e come se non bastasse fa un lavoro estremamente comune, spesso umiliante. Insomma è difficile non tifare per lui, e il film gioca in modo intelligentissimo proprio con questo aspetto, all'inizio ci presenta un individuo malato i cui gesti sembrano quasi del tutto innocui e poi lo rende sempre più perfido e audace, portando la sua ossessione ad un punto di non ritorno, ma ormai è troppo tardi, César si è già guadagnato la simpatia dello spettatore, che in un certo senso è diventato un complice un po' voyeurista delle sue incursioni notturne, e quando il punto di vista dell'intruso e quello dell'osservatore passivo finiscono per coincidere si può tranquillamente parlare di immedesimazione. Un'immedesimazione che risulta così facile perché al personaggio non viene fornito nessun background, nessun trauma infantile che giustifichi le sue azioni, nessuno spiraglio sul suo passato, nemmeno la madre, che per ironia della sorte è anche lei immobilizzata in un letto con una maschera per l'ossigeno che le impedisce di parlare. César è un vuoto, eppure quando vediamo il suo sorriso irresistibile dopo l'ennesima efferatezza non possiamo fare a meno di sorridere con lui, magari sentendoci un po' in colpa.
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