Può la felicità disturbare qualcuno al punto di divenire una malattia? Rovinare l’esistenza altrui può diventare l’unica ragione per cui vivere? Possiamo sentirci davvero al sicuro una volta all’interno delle mura domestiche? La casa, il luogo sacro per eccellenza, il guscio che ci protegge dall’esterno, il nostro rifugio in cui riprendere le forze dopo le quotidiane battaglie, impenetrabile fortino… così ce l’hanno sempre venduta e l’abbiamo percepita sino ad oggi, ma “Bed Time” in sala tra pochi giorni cambierà questa convinzione e turberà il nostro sonno!
Una consapevole necessità di provocare sofferenza, per rinsaldare il proprio animo e dare un senso ad una esistenza infelice, è quella che ogni giorno meticolosamente alimenta César, il portiere di un palazzo benestante abitato da varia umanità, un vero e proprio ventaglio di generazioni, situazioni ed equilibri precari, il luogo perfetto in cui dare sfogo alla propria follia. Anziani, famiglie, bambini e giovani adulti all’inseguimento dei propri sogni sfilano ogni giorno davanti a César ed egli asseconda le loro richieste incassando sobriamente sgarbi e maleducazione. Ma il nostro protagonista non è un uomo qualunque, non ha alcuna intenzione di subire passivamente e, soprattutto, d’assistere alle gioie altrui, deve reagire e decide di farlo a suo modo.
Tanta la suspense e totale il coinvolgimento di chi è in sale grazie a poche efficaci inquadrature in cui gli sguardi sinistri del protagonista ci fanno temere per tutti coloro con cui interloquisce e, di fatto, sarà proprio così, posto che non c’è limite al peggio! Finale in crescendo con sorprese alcune più prevedibili di altre, di sicuro il regista di REC e REC 2 dimostra tutta la sua abilità a mantenere alte curiosità e tensione con scene esclusivamente di vita comune (forse non di tutti…). Niente eccessi splatter nonostante in molti si faranno male, totale assenza di sovrannaturale (la mente gioca degli scherzi ben peggiori per molto meno) e una osservazione della vita e degli esseri umani da applauso (lo scambio con l’anziana inquilina amante dei cani è incredibile per quanto sia crudo ma –ahinoi- reale).
Definito come thriller psicologico questo film che predilige la prospettiva dell’inquietante protagonista induce il gentil sesso a sperare anche quando tutto sarà perduto e fa sentire impotenti i maschietti. Non pretende di farti riflettere sulle devianze umane, né ti incute il timore di interagire col resto del mondo, forse ti ricorda solo quanto siamo deboli e come situazioni o frustrazioni apparentemente banali possano avere conseguenze agghiaccianti. Opera che nella sua semplicità appaga l’audience e che gli amanti del genere accoglieranno con piacere. Voto: 7½.