Magazine Cinema
Origine: USA
Anno: 2004
Durata: 80'
La trama (con parole mie): Jesse e Celine si incontrano a Parigi nove anni dopo la notte trascorsa a Vienna. Lui è uno scrittore affermato, che ha raggiunto il successo grazie ad un romanzo ispirato proprio alla loro storia, lei un'ambientalista che fatica a trovare l'equilibrio sentimentale.
Lui è sposato, ha un figlio, e quel giorno di sei mesi dopo il loro primo incontro aveva finito per presentarsi effettivamente a Vienna, mentre lei era rimasta in famiglia per i funerali della nonna. Entrambi sono cresciuti, ma forse nessuno dei due è davvero cambiato: cronaca di una storia d'amore quasi un decennio dopo il suo inizio e, in qualche modo, la sua fine, che potrebbe rimettere in discussione la Natura adulta di quelli che, quel 16 giugno di quasi un decennio prima, erano soltanto due ragazzi alla scoperta del mondo e di se stessi.
Di recente mi è capitato di avere un dialogo con un ex partigiano che, dall'alto dei suoi ottantasei anni, affermava che periodi come due o tre anni per quelli della mia età possono essere considerati lunghi, ma per chi è arrivato alla sua finiscono per valere quanto qualche ora.
Parallelamente, più o meno negli stessi giorni, forse addirittura in un film, è stata rispolverata la questione legata al rinnovamento cellulare che ognuno di noi affronta ogni sette anni, un cambiamento che ci vede mutare completamente, e del quale non riusciamo neppure ad accorgerci.
Il Tempo è davvero una cosa tosta, da affrontare, che si parli con saggezza o timore, coraggio o sfrontatezza, d'amore o di noia: e nove anni sono altrettanto tosti, specie quando separano i venti o poco più dai trenta o poco più, due età clamorosamente vicine eppure terribilmente distanti per ognuno di noi: nove anni fa lavoravo felicemente part time, mi godevo le zero responsabilità di stare a casa con i miei, collezionavo litigi più o meno feroci con mio fratello a proposito del possesso territoriale della stanza interrotte solo nei periodi d'assenza dei genitori, spendevo tutto quello che avevo per viaggiare, conducevo due vite separate, avevo un solo tatuaggio, zero muscoli, e bevevo in un anno la metà di quanto non beva ora in un mese.
Ora sto imparando a convivere con un lavoro che probabilmente sono arrivato ad odiare, mi sono sposato, ho avuto un figlio, ho comprato casa - se così si può definire un mutuo -, mio fratello è uno dei miei migliori amici - ed è sposato anche lui -, spendo pochissimo per evitare di arrivare strozzato a fine mese, cerco di buttare quanto e più possibile nella mia unica vita, i tatuaggi sono oltre la dozzina, la mia massa muscolare è aumentata di una quindicina di chili e tra un film e l'altro bevo in un mese il doppio di quanto allora bevessi in un anno.
Nove anni sono proprio tanti. Specie a quest'età.
Lo sanno bene anche Jesse e Celine, profondamente cambiati - e profondamente uguali a loro stessi - dall'incontro che segnò in qualche modo le loro esistenze il 16 giugno del 1994, nove anni prima dell'improvvisato giro turistico per le vie di una Parigi ai margini delle attrazioni turistiche che li vede ritratti in questo secondo capitolo della loro storia: un numero due a tratti nettamente superiore, per tecnica e piglio di sceneggiatura, al primo, arricchito da ottimi piani sequenza e fitti confronti legati, per l'appunto, alla crescita, ai suoi dolori e alle sue gioie.
Linklater, affidandosi a due protagonisti che paiono ancora più affiatati che nel primo capitolo - e questa volta anche autori dello script -, ritrova con una facilità a tratti sorprendente l'alchimia che aveva reso un piccolo cult Before sunrise, pur rimanendo lucido e ben cosciente di tutti i cambiamenti - necessari o voluti - ai quali Jesse e Celine sono andati incontro in uno dei periodi più intensi della vita di ognuno di noi, quello che separa, di fatto, l'essere ragazzi dall'essere adulti: così come fu per il film precedente, ho apprezzato moltissimo la costruzione della vicenda ed il finale aperto, i botta e risposta spontanei e la sincerità di pancia con la quale la vicenda è portata in scena, ed allo stesso modo ho finito per trovare più debole il momento apparentemente decisivo della sceneggiatura.
Se, infatti, nel già citato Before sunrise la sequenza del sesso consumato nel parco dopo aver guardato le stelle pareva fin troppo adolescenziale, il confronto sulle reciproche disgrazie sentimentali nel corso del viaggio in macchina di Before sunset appare decisamente oltre, quasi alleniano nel suo pessimismo emotivo, e se alcuni spunti paiono sensati e ben fotografati - l'incapacità di conciliare amore ed indipendenza di Celine, il sentimento per il figlio che supera quello per la moglie di Jesse - altri finiscono per scivolare quel tanto che basta da far perdere terreno ad un titolo altrimenti senza dubbio superiore al suo predecessore.
Certo, resta il dubbio che il sottoscritto abbia avuto questa percezione in quanto coinvolto in prima persona nei turbamenti che si finisce per passare con il primo, vero confronto con l'essere adulti, dal diventare genitore al doversi ritagliare uno spazio nel mondo, e che dunque il giudizio sia falsato, eppure l'impressione che Linklater ed i suoi due protagonisti - che il regista pare amare alla follia - debbano ancora giocare la loro carta migliore è netta.
Speriamo solo, in questo senso, che il sopraggiungere della "mezzanotte" non significhi necessariamente un naturale ed inesorabile declino quanto più una sorprendente esperienza che possa condurre fino alle stelle.
O per lo meno a rivederle.
MrFord
"Everything must change
nothing stays the same
everyone will change
no one, no one stays the same."Nina Simone - "Everything must change" -
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