Trama: il giovane Scott Thorson conosce il famosissimo pianista Liberace che, nonostante la differenza di età, si invaghisce di lui e lo prende in casa come amante e tuttofare. La turbolenta relazione va avanti per anni, tra plastiche facciali, droga e capricci…
Behind the Candelabra è un film scandaloso. Nel senso che è uno scandalo averlo relegato al circuito televisivo e avergli rifiutato la distribuzione cinematografica perché “troppo gay”, come ha dichiarato uno stupito Soderbergh. A maggior ragione, è scandaloso per un pubblico italiano: quando ci va bene, le nostre produzioni televisive contemplano la presenza di Beppe Fiorello e un uso banalmente professionale della cinepresa, mentre in America si beccano una tripletta di pezzi grossi mica da ridere e una pellicola che non sfigurerebbe tra i premiati alla prossima notte degli Oscar, un gioiellino che a tratti mi ha ricordato il meraviglioso Angels in America. Certo, ammetto di aver fatto fatica a sopportare i primi 20 minuti di Behind the Candelabra ma non tanto per l’argomento trattato, quanto per il personaggio di Liberace, un viscido, megalomane e leppegoso incrocio tra Elton John e Malgioglio. Se considerate che la sottoscritta, da bambina, era innamorata persa del Michael Douglas versione All’inseguimento della pietra verde, potete tranquillamente immaginare lo shock che ho subito vedendolo conciato come la Regina, circondato da orridi barboncini, con una capigliatura improponibile persino per Baudo e la voce da peppia isterica, aggravata dalla “R” moscia alla Elmer Fudd. Un annullamento totale in un personaggio scomodo, un'interpretazione che conferma la grandezza di un attore che, all'alba dei 70 anni, ha ancora voglia di mettersi in gioco e stupire alla faccia del cancro che ha minacciato la sua vita (per quanto spari comunque parecchie meenchiate: il cancro lo avrebbe provocato il sesso orale? Da quando la patata è radioattiva? La prossima vita fuma meno sigarette, vah...).
Behind the Candelabra, dunque, andrebbe visto anche solo per Michael Douglas, ma la verità è che il biopic in sé prende da morire. Soderbergh, infatti, ha deciso di trattare questa vicenda fatta di bassezza morale e artisti megalomani con il tono ironico che meritava, senza lesinare sequenze al limite del trash che tuttavia non stonano affatto, anzi, rendono perfettamente il clima d'ipocrisia che regnava nello show business di fine anni '70: Liberace è palesemente gay ma è circondato da uno stuolo di cupi avvocati e collaboratori dall'aspetto quasi mafioso (tra i quali spicca un Dan Aykroyd in formissima) che, distribuendo soldi e "consigli" a destra e manca, riescono a mettere a tacere tutti i pettegolezzi e a soddisfare ogni vizio del capriccioso artista. Tra lustrini, paillettes, gioielli, la casa di Zsa Zsa Gabor sontuosamente trasformata nel santuario di Liberace, ragazzetti dalle chiappe sode che non vedono l'ora di venire "scoperti" dal vecchio marpione, numeri musicali in perfetto Las Vegas style, tutto appare nuovo, ricco e bello se filtrato dall'occhio innocente del campagnolo Scott, interpretato da un Matt Damon imparrucchinato ma perfetto. Mano a mano che la storia prosegue, però, ci viene mostrato quello che si nasconde "dietro il candelabro" e cambia anche il punto di vista del ragazzo, che viene letteralmente plasmato (e rovinato) nella carne e nello spirito da Liberace, così che tutto il torbido dell'ambiente viene a galla, ricollegandosi agli assai meno innocenti anni '80, travolti dal nero spettro dell'AIDS. Depravazione a bizzeffe, dunque, ma anche amore e idealizzazione di una figura che, probabilmente, a noi italiani non dirà nulla ma che ha sicuramente segnato un'epoca negli USA: la sequenza finale, pacchianissima ma assolutamente geniale, palesa tutti i sentimenti del protagonista verso colui che ne è diventato amante, amico, fratello e padre, una figura talmente fuori dagli schemi e megalomane da trascendere la sua natura di essere umano e trasformarsi in icona anche agli occhi di chi si è illuso di averlo conosciuto davvero.
Un irriconoscibile Rob Lowe si prepara alla vista della sconvolgente foto-Speedo..
Se Michael Douglas è incredibile e Soderbergh si da indubbiamente da fare con la macchina da presa, realizzando persino un'onirica sequenza in bianco e nero, la bellezza di Behind the Candelabra risiede però anche nell'incredibile attenzione dedicata alle scenografie e, soprattutto, ai costumi e al make up: nel corso della pellicola Matt Damon cambia gradualmente da ragazzotto belloccio quasi sovrappeso ad azzimato figurino devastato dalla chirurgia plastica, mentre un trashissimo e meraviglioso Rob Lowe sperimenta sulla sua pelle la "cura Joan Crawford" che lo rende un inespressivo e tiratissimo dottorino impossibilitato persino a chiudere le palpebre. I costumi riprendono fedelmente le fantasmagoriche mise indossate dal vero Liberace, tra cui una pelliccia di volpe con lo strascico lungo quasi 5 metri e tempestata di cristalli, ma l'accessorio che ho preferito in assoluto è l'imbarazzante, vergognosissimo SPEEDO col pacco incrostato di strass indossato da Matt Damon in una delle scene cult, che potete vedere nella foto che segue. Nulla da dire sul six pack, tanta roba. Deliri a parte, se cercate un prodotto veramente ben diretto, ben recitato e ben realizzato e non vi scandalizzano scene pesantemente omoerotiche al limite della pedofilia, Behind the Candelabra è il film che fa per voi!Buon Dio...!
Del regista Steven Soderbergh ho già parlato qui. Matt Damon (Scott Thorson), Dan Aykroyd (Seymour Heller) e David Koechner (l’avvocato) li trovate invece ai rispettivi link.Michael Douglas interpreta Liberace. Grandissimo attore americano, lo ricordo per film come i meravigliosi All’inseguimento della pietra verde e Il gioiello del Nilo, Attrazione fatale, Black Rain – Pioggia sporca, Wall Street (con il quale ha vinto l’Oscar come miglior attore protagonista), La guerra dei Roses, Basic Instinct, Un giorno di ordinaria follia, Spiriti nelle tenebre, The Game – Nessuna regola, Delitto perfetto, Traffic, Tu io e Dupree e Wall Street – Il denaro non dorme mai; inoltre, ha partecipato alla serie Will & Grace e doppiato un episodio di Phineas & Ferb. Anche produttore e regista, ha 69 anni e quattro film in uscita.
Scott Bakula interpreta Bob Black. Americano, ha partecipato a film come Signore delle illusioni, American Beauty, Source Code e alle serie Matlock, Desperate Housewives e Two and a Half Men. Anche produttore e regista, ha 59 anni e due film in uscita.
Rob Lowe (vero nome Robert Hepler Lowe) interpreta il Dottor Jack Startz. Americano, ha partecipato a film come I ragazzi della 56ma strada, Hotel New Hampshire, Sant’Elmo’s Fire, Fusi di testa, L’ombra dello scorpione, Austin Powers, Austin Powers – La spia che ci provava, Austin Powers in Goldmember e ha doppiato un episodio de I Griffin. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 49 anni e un film in uscita.
Nonostante io sia rimasta scioccata alla vista di un Michael Douglas che si atteggiava come l’ultima delle culandre pazze, poteva andare peggio perché per il ruolo di Liberace era stato interpellato anche Robin Williams. Non so se sarei riuscita a sopportare la distruzione di un mio mito dell’infanzia, giuro. A parte questo, se Behind the Candelabra vi dovesse piacere, cercate anche J.Edgar e The Aviator. ENJOY!!