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Bellflower è un fiore appena sbocciato. Un fiore all’apparenza innocente e tenero come una margheritina colta in un prato, in realtà pungente come una rosa piena di spine e pronto a mordere come una bocca di leone. Da brava opera d’esordio che si rispetti, Bellflower è una pellicola piena di spunti interessanti, non tutti messi a frutto pienamente, e di ingenuità, non tutte così spiacevoli. Luci e ombre, per un fiore che messo al sole è pronto a crescere forte, mentre in casa si abbatte. La smettiamo con questo parallelo floreale e parliamo in una maniera comprensibile al mondo umano e non a quello vegetale? Va bene. Però anche parlando un linguaggio umano, il film rimane comunque piuttosto enigmatico e misterioso. Per questo affascinante e allo stesso tempo sfuggente, come un fiore in mezzo alla… BASTA CON QUESTO CA**O DI PARALLELO FLOREALE, OK?
Bellflow… No, la parola flower è meglio non pronunciarla nemmeno che poi se no continuo con le merdose metafore floreali. Il film d’esordio di Evan Glodell (va bene se lo chiamo così?), già consigliato dal buon Vincent e pure da quel cattivone di Mr. Ford, racconta di due amici, Woodrow e Aiden, che nella vita sostanzialmente non fanno una mazza tutto il giorno e il loro unico impegno è quello di… creare un lanciafiamme. Proprio così. C’è chi “lavora” in Parlamento, chi cura un blog che si chiama Pensieri Cannibali e chi progetta un lanciafiamme. Tutti modi più o meno divertenti per non combinare nulla nella vita. I due da ragazzini hanno visto talmente tante volte Interceptor - Il guerriero della strada e gli altri film della saga di Mad Max con Mel Gibson da avere come obiettivo principale nella vita quello di possedere un’auto figa e un lanciafiamme con cui dominare un ipotetico mondo post-apocalittico. ATTENZIONE: Più che un omaggio a Mad Max, il film è un serio avvertimento su come le pellicole di e/o con Mel Gibson possano bruciare il cervello alle menti più facilmente impressionabili!
Oltre a realizzare il loro lanciafiamme personale, i due amici protagonisti fanno cose tipo partecipare a gare di mangiate di grilli (salvo poi ritirarsi), cibarsi di birra & bacon a colazione e al primo appuntamento portare una tipa nel più merdoso locale del Texas. Due idoli, insomma, che fanno funzionare alla grande tutta la prima parte del film. Particolarmente romantica, ma non smielata, la storia d’amore tra Woodrow e una sgnacchera bionda, tale Milly. Il loro amore cresce e divampa in maniera incendiaria, come la fiamma di un lanciafiamme. E allo stesso modo porterà inevitabilmente a scottare tutti e due. Prima uno, poi l’altro.
ATTENZIONE SPOILER È nella seconda parte che il film si fa parecchio meno convincente. All’inizio la storia si tiene sui sentieri di una commedia stralunata, in grado di accendersi all’improvviso con lampi di follia e momenti da Max Max in versione poetica. Poi però c’è un incidente. Il solito stratagemma rovina-sceneggiature. Quando uno sceneggiatore ha esaurito le idee originali, ci mette dentro un bell’incidente e tutto è risolto. Shonda Rhimes di Grey’s Anatomy, perché ti fischiano le orecchie? Da qui in poi, la follia tenuta sotto traccia nella prima parte esplode in tutta la sua dirompenza, in maniera persino eccessiva e il film si trasforma in un bagno di sangue. I personaggi, anche quelli minori, vanno del tutto fuori di testa: uccidono, bruciano, si sparano, si tatuano, si mutilano… Un’Apocalisse personale che però finisce per bruciarsi da sola, non sviluppando i personaggi ma trasformandoli in characters monodimensionali, portando la violenza su un piano assurdo, quasi fumettistico e chiudendosi con un finale bruciato e pasticciato. Le idee comunque ci sono, la fotografia è molto ben curata, la colonna sonora è di ottimo livello (tra gli altri ci sono Santigold, Lykke Li, Ratatat e Chromatics) e, considerando il budget misero di appena $ 17.000, era difficile pretendere di più. Resta comunque la sensazione che la sceneggiatura poteva evolversi meglio, oltre al fatto che gli attori sono in parte, ma un pochino impacciati e più non-professionisti che professionisti veri e propri.
Un cult mancato, a questo giro, eppure anche una visione viva e interessante in grado di segnalare un nuovo regista da tenere d’occhio, che qui mette a fuoco tanta carne sul suo lanciafiamme, arrostendone a puntino solo una parte. Ma Evan Glodell, regista e sceneggiatore della pellicola (e pure attore nella parte di Woodrow), il botto potrebbe farlo presto, magari già con il prossimo film. Per dirla in un altro modo: Bellflower è un bell fiore sbocciato solo a metà. E, prima che lo diciate voi, LA SMETTO CON ‘STI CA**O DI FIORI! (voto 6,5/10)
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