Bellissimi racconti: Isabella Ducrot, Fallaste Corazón.

Creato il 13 gennaio 2013 da Tazzina @tazzinadi

Isabella Ducrot, Fallaste Corazón, il notes magico

A questo piccolo libro con questa meravigliosa copertina carta da zucchero, che è il mio colore preferito, c'è una bella introduzione di Erri De Luca. Che consiglio, perché racconta bene il lavoro e il segreto fascino di questa autrice, che era amica di sua madre.
Isabella Ducrot è una scrittrice napoletana, nata nel 1931, che mi ha fatto pensare inevitabilmente, per certe analogie stilistiche, non biografiche, ad Anna Maria Ortese, ma non solo. C'è ad esempio un racconto bellissimo, il primo, che si intitola Il Bruco, che mi ha ricordato molto Fabio di Dario Voltolini, di cui vi avevo accennato qui
Una piccola divagazione. Mi è capitato spesso di dire, di pensare o di scrivere, con ironia, ma anche con un fondo di sincerità, quanto sia assolutamente convinta fan dei grandi editori. 
Sì, proprio anche perché hanno più soldi, e negli anni mi si è confermata l'idea che i soldi siano necessari per realizzare progetti di qualità. Molto spesso, lo dico a rischio di essere impopolare, ho notato che i libri degli editori più ricchi sono anche libri più belli. Da ogni punto di vista. C'è più cura, c'è più lavoro retribuito. Molto spesso, badate, non ho scritto sempre, perché so che ci sono le dovute eccezioni nel bene e nel male.
Però i soldi sono molto importanti. La loro scarsità è pericolosa, può indurre alla trascuratezza, alla depressione, all'inclinazione al sospetto e al dolore. Ma non è vero il contrario. Cioè non è vero che tutti i dolori sono causati da quella ragione. 
Tuttavia, se ne parlava anche quando, la settimana scorsa, a Flash Papers è venuto a trovarci Beccalli Falco Nani che è presidente e amministratore delegato della General Electric, tra le altre cose, e ha scritto un libro sulla crisi e sulle soluzioni con esempi virtuosi. Si chiama Il Riscatto, e, per quel pochissimo che ho potuto capire io, mette proprio in luce l'importanza degli investimenti, del denaro. La cosa importante è quindi, si diceva quel pomeriggio, che ci sia un business angel. Un'espressione che ho trovato molto bella. Qualcuno che investa sulle cose. E in editoria anche, secondo me, funziona così. Sarebbe bello che i business angel fossero più numerosi, e virtuosi!
Detto questo, di contro, sono convinta che i piccoli editori (NON quelli a pagamento) siano una risorsa immensa, e che proprio in queste realtà ci sono le eccezioni che confermano la regola: si può essere piccoli e indipendenti e dare la vita a lavori di grandissimo, inestimabile valore. Ed è il caso secondo me di questo libro. Di questo interessante editore il notes magico
Io non li conosco personalmente e, a dire il vero, non conosco assolutamente la loro situazione finanziaria; semplicemente, ho ricevuto, come spesso mi accade, questa raccolta nella cassetta delle lettere qualche tempo fa. Ma credo si possa definire un editore piccolo e, in questo caso, nella migliore accezione della parola. Quando piccolo vuol dire prezioso. 
Sono deliziosi e accurati racconti autobiografici, meravigliosi, sull'infanzia e adolescenza dell'autrice e della sua famiglia. Le sue esperienze di beneficenza con i bambini poveri, volontariato negli ospedali, senza alcuna retorica, con disarmante sincerità. 
Una vicenda luminosa e commovente (il racconto Michele); e la sua bellissima storia di guarigione dalla tubercolosi nel racconto Napoli non sempre è bella. Qui ci sono lei e la dottoressa, che per sette lunghi anni l'ha curata effettuando il metodo piuttosto invasivo del pneumotorace al Sanatorio di Napoli, al tavolino di un bar. Lei è guarita. E ci troviamo insieme a loro nell'istante più bello che una persona (o un personaggio) possa sperimentale. La fine di un incubo, di un periodo difficile. 
E quello che succede è: il silenzio. Si tengono per mano e non parlano.
C'era in ciò qualcosa di scandaloso, noi stavamo infrangendo quella regola della vita civile che prevede uno scambio di parole appropriate per ogni occasione. In quel caso l'occasione era un addio. Passavano i minuti, il silenzio aveva superato i limiti della decenza mentre noi reggevamo il nostro reciproco sguardo, le mani strette e mute dopo anni di frasi fatte, di raccomandazioni, consigli, ricette farmaceutiche.
Cosa non nasce, tra le persone, pensavo leggendo. Quale regalo ci può essere in certi silenzi. Quanta gentilezza. E che brava questa scrittrice a raccontare delicatamente la vita, la guarigione, la realtà di quando succedono queste cose, che corrisponde poi all'impossibilità di dirle con le semplici parole. 

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