bello

Da Plutoschi

in mezzo al bello ci si sente bene.
certo, bella scoperta.
però come ogni faccenda banale e scontata anche questa presenta diversi gradi di consapevolezza - un po' come quando si legge il vangelo che dice che bisogna essere buoni e giusti. ma certo che bisogna essere buoni e giusti, c'è mica bisogno di dirlo no? e poi, scusate, ma cos'è il bello? nel secolo del relativismo e del consumismo chi può ormai parlare del bello? Sgarbi? Celentano? un tipo che conosco, ma che conosco proprio bene, considera la bellezza, tanta o poca che sia, come una proprietà intrinseca di ogni fenomeno o cosa, in particolare la bellezza, secondo lui, è proporzionale al grado di organizzazione di una struttura complessa, in partica all'aumentare della bellezza dimninuisce l'entropia dell'universo con conseguente morte di ogni cosa... come dire: bello da morire - dunque dicevamo del bello. qualche settimana fa i miei occhi si posavano delicatamente su costiere accrocchiate fra distese di limoni intenti ad osservare il blu sconfinato del mare, mi sono poi immerso in boschi silenziosi e bui che erano rischiarati solo dal baluginare sottile di una nuvola tenue di luce che cadeva nientepopòdimenoche dalla ormai quasi mai visibile (per me) via lattea, ho camminato in vicoli di ciottoli antichi attorniati da borgate i cui blocchi di pietra trasudano storia e poesia...
ecco, stranamente la mia testa in quei giorni era tutto un fiorire di fantasie, di racconti metaforici ricchi di vocaboli subliminali, di idee astratte che prendevano forma in personaggi mai immaginati.
poi sono tornato a torino, alla routine, all'immancabile tangenziale (che però a dire il vero regala tramonti supremi) e alle solite cose. e l'unica roba che ho scritto è stato di una cagata...

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