Saranno i racconti di Rumiz, sarà che le storie della guerra di Jugoslavia mi hanno accompagnato nell’infanzia come oggi accompagnano i bambini quelle in medio oriente (poi ci vogliono far credere che i ragazzi crescono a pane e Disney), ma io sto viaggio lo aspettavo da tempo.
Probabilmente è il pregiudizio ad indirizzarmi, ma vedere in bella mostra orgogliosamente schierati intorno alla fortezza carri armati, cannoni, mitragliatrici e missili fa si che il primo approccio alla città non sia dei migliori.
Tutto peggiora ulteriormente quando noto un bambino sorridente che si fa fotografare su un carro armato mentre i genitori lo festeggiano come si fa con gli eroi. Poi siamo anche capaci di chiederci da dove viene questa abitudine alla guerra e alla distruzione che dietro si porta.
“Mezzi serviti per la salvezza della grande Serbia libera” lo slogan che, nonostante l’apparente silenzio, tutti sentiamo passarci negli occhi e sulla pelle.
Io una mostra cosi fiera di morte non l’avevo MAI vista.
La proclamazione di grandezza e di pace attraverso l’esposizione di armi usate per sterminare famiglie mi sembra, di tutte, la cosa più folle.
Qui tutto sembra essere particolare, tutto sembra riportarmi alla guerra. La sensazione è che la città sia come una donna uscita provata da una storia d’amore, che dopo un periodo di isolamento si ripropone alla vita come nuova ma non ancora convinta di voler accantonare il passato. Quel momento in cui comincia a raccontare in giro di aver superato, di aver dimenticato, nonostante non faccia poi altro che parlare dell’amore andato.
Ormai è passato, ma è ancora li.
Il tempo guarisce le ferite ma non porta via i segni. Lo senti anche poggiandoti a terra; il terreno è duro, scomodo. Probabilmente anche lui reagisce così alla durezza delle genti che qui hanno camminato. La terra ha memoria!
Ma il cielo è bello e almeno il vento è buono, non ricorda dolori. Il vento, a differenza delle terre, è sempre nuovo.
Il vento non resta.
Non riesco a guardarmi intorno senza pensare che con troppa facilità l’uomo si lascia trascinare dalla rabbia.
credits: foto di Federico Taliano
“L’odio non cessa con l’odio, in nessun tempo; l’odio cessa con l’amore: è questa la legge eterna”
PEACE IS BETTER!
Sono un tramonto dai colori straordinari e poi una pioggia intensa e lunga, presa addosso per tutta la sua splendida durata, a portarmi fuori quasi con violenza dal buio nel quale mi ero infilato.
E’ stato come quando una madre asciuga al figlio l’ultima bolla di sapone; quella passata d’amore che non pulisce solo il corpo, ma che ti fa brillare l’anima.
E’ dove l’uomo non può che il divino colora, e a me piace da pazzi starlo a guardare.
Il passeggiare mi porta in una chiesa. Il silenzio è il solito, l’odore d’incenso anche, ma il pavimento… WOW!
Tutto a terra è pieno di paglia e sparse in giro ci sono donne che la intrecciano per offrire corone. Assorte. Dedite. Non credo ci sia al mondo qualcosa di più bello di una donna in venerazione.
Credits: foto di Federico Taliano
Bel simbolo la corona di paglia; non d’oro, di paglia. Niente è più ricco del cuore di un povero, no? E allora a che serve l’oro? L’oro non c’entra nulla con le chiese. LE CHIESE DOVREBBERO ESSERE PIENE DI DONNE E DI PAGLIA!
Forte e giusto soprattutto il messaggio di una chiesa senza panche: Dinanzi al Divino si inginocchia l’anima, non il corpo!
Torno allegro; torno rinfrancato; torno pieno. Sempre più convinto che niente arricchisca come l’andare a vedere di persona e il vivere le cose direttamente sulla pelle.
C’è una cosa che unisce molto quelli della mia età, ed è l’essere convinti di conoscere un qualcosa perché lo si è visto alla TV… non vorrei giudicare, ma mi sembra una pazzia.
“Il nuovo passo è andare avanti, lontano dal mio ieri. Ci sono molti modi di arrivare; il migliore, senza dubbio, è partire!”
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