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Se dovessi immaginare un lettura in chiave moderna del Riccardo III di Shakespeare, mi verrebbe in mente il Berlusconi patetico di questi giorni - Sono così corroso dal sangue, che peccato richiamerà peccato -
addosso a cui sta crollando (spero presto!) il castello di menzogne spacciate per realtà che si è costruito (Repubblica, Parola di Gran Bugiardo).
Il linguaggio, si sa, è l'indispensabile strumento di potere ma è anche l'unica difesa come insegnano i prìncipi che sfidano Riccardo nei suoi giochi di parole, dimostrando proprio così la capacità di capire le sue mire:
Riccardo: Intendo fare a mio nipote un dono ben più grande di questo
York: Uno dono più grande! Volete darmi anche la spada?
Riccardo: Ve la darei subito, caro nipote, se fosse più leggera
York: Ah, ho capito. Siete pronto a disfarvi soltanto delle cose di poco peso, ma rifiutate invece, a chi ve le chiede, quelle di peso maggiore
E la gente?
Cittadino: A esser sinceri, l'animo della gente è pieno di timori, e quasi non è possibile ragionare con qualcuno che non abbia l'aspetto desolato