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Oggi Silly ci parla di un film particolare. Non tanto per come è il film in senso stretto ma per quello di cui parla. Ben X è un film dell'esordiente Nic Balthazar, una pellicola belga che ha come protagonista il giovane Greg Timmermans. E parla di autismo. Parla della Sindrome di Asperger. In un certo senso questa recensione si concentra proprio su questa sindrome, poco conosciuta ma meno rara di quanto si pensi. Io leggerei con attenzione, una riflessione che trascende il cinema e parla di vita reale.
BEN X
La sindrome dello spettro autistico è probabilmente una delle sindromi più variegate, complicate e al contempo affascinanti in assoluto. Tra le varie diramazioni esistenti, quella di Asperger è forse la meno grave, ma suppongo la più difficile da inquadrare. E Ben, il protagonista, la possiede. “Io ho l’autismo o l’autismo ha me?”, si chiede Ben. Questo film parla di una sindrome, parla di disagio, di bullismo, parla di Ben e parla di noi. E con noi. Nic Balthazar, regista sconosciuto, scrive un romanzo dal titolo Nothing Was All He Said, ispirato alla storia di un giovane suicidatosi a causa del bullismo. Decide, poi, di estrapolare lo stesso soggetto e ne fa un film, un bellissimo film. La regia può suscitare un po’ di fastidio tendendo al videoclip, ma è funzionale alla narrazione, poiché il protagonista si rifugia nei videogiochi virtuali. In quella irrealtà risiede la sua realtà, quella che gli permette la quiete interiore, così difficile da mantenere nel mondo vero.
Ben è un adolescente che definiscono “diverso”, termine abusato ed utilizzato un po’ ad minchiam, se mi perdonate il latinismo. C’è evidentemente ancora bisogno di rimarcare il fatto che diversi lo siamo tutti. Piuttosto, Ben è speciale. La sindrome che lo caratterizza è raffigurata perfettamente, le stereotipie, le difficoltà relazionali, la depressione correlata al desiderio di morire, la creazione di un mondo immaginario (o di una figura specifica), l’estrema sensibilità bloccata dentro un corpo goffo e insicuro, che urla un desiderio incredibile di amore e affetto, ma che non conosce gli strumenti per esprimerli. Ecco cos’è l’Asperger. Una gabbia di vetro, che ti mostra il mondo ma ti impedisce di toccarlo e di farti toccare. La madre di Ben chiede dolcemente un bacio ogni mattina prima di andare a scuola, un rituale d’affetto che sembra meccanico, ma che in realtà è molto dolce. Lui la bacia, lei no. Lei si bacia il palmo della mano per poi appoggiare il palmo su di lui, veloce, fugace, delicato. Spesso per chi soffre della sindrome dello spettro autistico il contatto fisico è una tortura. Una carezza talvolta può essere percepita come se la faceste con un guanto di grattugia. “Devi imparare a sentire se vuoi sentirti bene”, viene ripetuto a Ben un paio di volte. Le relazioni umane per lui sono un incubo, circondato da una comunità crudele (il bullismo dei suoi compagni è terrificante), indifferente e ipocrita. Vediamo il preside, gli insegnanti, perfino il neuropsichiatra che si riempiono la bocca di belle parole, ma che a conti fatti non agiscono in nessun modo per il bene di Ben. O della sua famiglia. Il neuropsichiatra, poi, è l’elemento più fastidioso e irritante, ancor più dei bulli sadici che tormentano Ben. Perché dalla sua figura ci si aspetterebbe tutt’altro, non certo una diagnosi continua e masturbatoria (ommioddio quanto sono esperto nel bla bla bla). Alle parole della madre, mio figlio è vittima di bullismo, lui risponde: “Purtroppo succede. Non dovrebbe, ma succede”. Punto. Tante grazie dottore, e quindi?
Lo stile in parte videoclip, in parte documentaristico non funge da indice gigante che punta dritto verso le istituzioni e verso la società come causa di tutti i mali. E’ più un monito, un fate attenzione, perché un ragazzo come Ben ha bisogno di una guida. E quella guida possiamo esserlo potenzialmente tutti. Come In Lars e una ragazza tutta sua, dove la comunità ha accettato Lars per quello che era realmente e lo ha aiutato a superare una sua difficoltà, qui vediamo invece l’opposto. Perciò Ben si attacca alla sua unica ancora di salvezza, dalla quale trova la forza necessaria per prendere una decisione. E chiede aiuto alla sua famiglia, ad una madre iper presente e ad un padre assente, ma entrambi legati al figlio a loro modo. Lei, donna caparbia e amorevole, lui spaventato e impacciato. Tutti e due riusciranno ad unirsi di nuovo quando Ben chiederà loro aiuto. Un aiuto piuttosto particolare, manco a dirlo.
Sappiate che chi ha L’Asperger solitamente possiede anche un’intelligenza fuori dal comune. Racchiude dentro sé un mondo ricchissimo che andrebbe capito e concepito come una risorsa enorme. L’autismo, in generale, è un oceano ancora oscuro, corpo di sottoinsiemi, di correlazioni con altri disturbi più o meno gravi, dal quale non si guarisce mai. Ma ci si può convivere e migliorare. E’ un disturbo sempre più frequente ed è importante una diagnosi precoce. E questo può avvenire solo se i genitori riescono ad accorgersi di alcune anomalie e pretendere un test. Ve lo dico perché è importante, chiunque di voi potrebbe imbattersi in una situazione del genere, tra familiari, amici, conoscenti. A 12 mesi già si può già diagnosticare. Informatevi, senza ansie. Una comunità attenta e presente alla realtà è una caratteristica fondamentale per una società civile. Ed è esattamente quello che Ben ci vuole raccontare.
Silly
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