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Benedetta sia la crisi

Creato il 13 dicembre 2012 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

Riceviamo e pubblichiamo

Gabriele Felice
Ci voleva la crisi perché i nodi venissero al pettine, perché la gente si svegliasse da un lungo letargo e prendesse finalmente coscienza del tunnel nel quale ci siamo infilati. La storia, come al solito, percuote all’improvviso e se i primi segni del risveglio li intravediamo nel fenomeno di Grillo, di Renzi e dell’astensionismo, possiamo essere più che certi che l’anno 2013, ormai prossimo, segnerà il completo risveglio del popolo italiano nel suo complesso. Da qui nasce la voglia irrefrenabile dell’establishment di andare alle urne nel più breve tempo possibile, per anticipare e tagliare le gambe ad eventuali nuove e più credibili formazioni politiche. Chi pensa che il fiume della storia, una volta rotti gli argini, si possa fermare, sbaglia di grosso. Per questo e solo per questo affermiamo: “Benedetta sia la crisi”. Vediamo in questa una possibilità di riscatto, l’opportunità per il Paese di voltare pagina, di scrivere un’altra storia, di immaginare un altro futuro.

Ci dispiace ma noi, Alleanza di Centro, non avalliamo l’ennesimo bluff politico di questo centro destra, non saremo la bella immagine di un sepolcro imbiancato senza carattere, ma soprattutto senza spessore morale e che vede nello spacchettamento dello stesso una semplice mossa aritmetica volta a ottenere più voti. Anche l’idea di primarie è risibile con dei candidati (tutti, nessuno escluso) incapaci non solo di qualsiasi azione politica significativa, ma di dire alcunché.

Fra il tradimento, il remare contro ed il più totale silenzio assenso, c’è tutto quel margine di manovra che si chiama “critica costruttiva”. Eppure è indispensabile la creazione di una componente politica coraggiosa, capace, credibile e coerente, tutti attributi completamente estranei a questa classe dirigente. Potevano fare molto, invece hanno optato per il piccolo cabotaggio, per una politica impostata ancora sull’apparenza piuttosto che sulla sostanza dei contenuti, delle proposte, di una vision per il Paese. Dispiace il constatare quanta gente in buona fede, generosa e sinceramente al servizio del bene comune sia stata gabellata da simile compagine. Eravamo disponibili senza sé e senza ma a compiere fino in fondo il nostro dovere senza tornaconti, ma a patto di uno scatto di reni, a patto di fare quella “buona politica” che rimane una sequenza di parole se non è poi corroborata dai fatti. Questo Paese ha avuto solo una iattura (fatti salvi pochissimi uomini e brevissimi periodi storici): quella di essere governata da gente prona ai voleri delle lobby, dei poteri più o meno forti e sempre pronta a calpestare bene comune, diritti fondamentali e costituzione per un proprio tornaconto personale. Ora che la crisi morde ferocemente, ora che ci rendiamo conto di come la globalizzazione abbia disatteso le tante speranze, di come l’Europa si muova con piedi d’argilla ma con un corpo da gigante, di quanto la crisi economica, lungi dall’essere una crisi ciclica, risulti essere sempre più chiaramente una crisi sistemica, ci troviamo nella necessità incalzante di dovere ricreare una nuova classe dirigente, capace di spendersi per questo Paese, di servirlo e non di servirsene. Noi lo andiamo affermando da almeno un paio d’anni ed è questo il primo nodo da sciogliere. Non possono parlare di teatrino, né tanto meno proporre alcunché coloro che per venti anni hanno retto questo Paese. Per quanto riguarda la nostra parte, il Cavaliere, anche ammettendo che abbia tutte le ragioni e tutte le scusanti, non può riproporsi usando lo stesso frasario del ’94 e avendo lui in buona parte scelto i burattini. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: siamo diventati il Paese più vecchio e meno prolifico al mondo; tantissimi i settori strategici e brand persi; un’immigrazione selvaggia che ci ha visto colmare in soli vent’anni il gap con gli altri Paesi europei del nord; una perdita di sovranità e di diritti senza precedenti; la non valorizzazione e la sostanziale dismissione del nostro vero tesoro, il patrimonio artistico e ambientale che, invece, potrebbe essere una fonte di lavoro per i nostri giovani; l’abbandono di politiche familiari e a sostegno dell’oltre mezzo milione di minori che vivono in condizioni disperate… Potrei andare avanti a lungo… Devono andarsene, lasciare il campo: Renzi ha straordinariamente ragione e ciò che è successo a sinistra deve diventare norma! Tutti i partiti devono essere obbligati ogni due – tre anni, pena sanzioni severissime (compresa l’esclusione dalle competizioni elettorali), a indire un congresso nazionale nel quale vengono eletti dal primo funzionario di partito al segretario. Solo così noi potremo vedere garantita la meritocrazia che è, a nostro avviso, il vero interesse del Paese. Occorre discontinuità e questa non ci può essere nella continuità: non possiamo pensare che coloro che sono stati quasi sempre causa e a volte concausa di questa situazione possano oggi parlarci di futuro. Mai la corda è stata così tesa, mai la tracotanza con cui si compiono scelte politiche sulle spalle e la pelle della gente ha raggiunto tali limiti, ma il count down è iniziato e la storia ha innescato la quarta. Noi saremo sempre e comunque con quanti hanno cuore, cervello e coraggio!

Gabriele Felice - Vice segretario nazionale Alleanza di Centro



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