La storia di Shaolin abbraccia più di 1500 anni. Nel corso di questo periodo i monaci-guerrieri divennero famosi prima in Cina e poi nel resto del mondo per la loro bravura nelle arti marziali, sia a mani nude che con le armi. Vi è però un altro aspetto che ha contribuito a costruire la meritata fama di questi eccelsi praticanti di arti marziali: aver insegnato agli allievi non solo tecniche di offesa/difesa ma anche tecniche di natura terapeutica e di ginnastica per permettere al praticante di ottenere oltre la forza fisica il mantenimento di una salute costante.
Questa la grande innovazione probabilmente iniziata coi monaci shaolin della tarda epoca Ming (1368-1644). Essi, infatti, non si concentrarono esclusivamente sugli aspetti più efficaci del loro sistema di lotta ma diedero grande spazio alla dimensione filosofica e medica degli stili a mani nude. Bisogna tenere conto che la ginnastica e gli esercizi di respirazione, associati a quelli per la corretta circolazione interna dell’energia vitale (“qi” o “ch’i” per le arti cinesi, il corrispettivo di “ki” per le arti nipponiche) vengono praticati in Cina da parecchi secoli. Tali esercizi, considerati utili per la longevità e l’addestramento spirituale, nel primo periodo medievale furono integrati nella nuova religione taoista e divennero parte della sua ricerca dell’immortalità.
Le tecniche di tarda epoca Ming e del primo periodo Qing dello Shaolin quan (=”pugilato della giovane foresta”), Taijiquan (o “Tai Chi”) e Xingyiquan (tradotto come “pugilato della forma e dell’intenzione”) venivano espresse in una ricca terminologia di addestramento fisiologico e spirituale. Erano caratterizzate da una sintesi tra obiettivi marziali, terapeutici e religiosi. Chi praticava questi esercizi non era più interessato solo al combattimento, era invece motivato da considerazioni sulla salute e contemporaneamente aspirava ad una realizzazione spirituale.
Questo primo articolo sul benessere a 360° è stato scritto in questo blog a dimostrazione di come il Budo, con qualsiasi altro nome vogliamo definirlo, ha origini antichissime e lo si può trovare ancora oggi in molti stili di kung-fu (meglio noto come Wushu in Cina). Budo è salute, longevità, ricerca del benessere in corpo, mente, spirito: lo sanno bene i monaci shaolin così come ogni buon budoka dovrebbe aspirare…
[post realizzato con la collaborazione di Luis Checcacci De Angelis*]
(*) Nota sull’autore: Luis Checcacci De Angelis ha praticato Karate Shotokan quand’era bambino e attualmente pratica da 4 anni il Kung Fu Wing Chun. Il Wing Chun deriva, secondo la leggenda, dallo Shaolin. Si tramanda che quando vi fu il famoso attacco al monastero cinese che lo distrusse durante la dinastia Ching, riuscirono a sfuggire 5 monaci uno di cui era una donna. Si chiamava Ng Mui e pare abbia mischiato lo stile della Gru e del Serpente (più adatti a una donna poiché si basano sulla fluidità dei movimenti) fondando un nuovo stile che però non aveva ancora un nome. Conobbe una ragazza molestata da un attaccabrighe che praticava kung-fu e che voleva fare sua la fanciulla. Ng Mui insegnò il suo nuovo metodo di lotta alla ragazza nel corso di tre anni fino a quando non fu in grado di padroneggiarne le tecniche nel migliore dei modi. La ragazza poi sconfisse l’attaccabrighe e dato che padroneggiava benissimo il nuovo stile di kung-fu, Ng Mui decise di dargli il nome della ragazza: Yim Wing Chun.
Il Wing Chun presenta aspetti comuni al Tai Chi riguardo la fluidità dei movimenti. Non viene praticata alcun tipo di respirazione (forse in tempi antichi era presente) però il corpo cambia grazie alla attività svolte. Come per il karateka esistono i kata così per il praticante di kung fu esistono le “forme”. Praticando le “forme” l’allievo impara i movimenti e le varie posizioni tipiche del suo stile ma prima di tutto quello che esegue sviluppa elasticità nel corpo e nella mente.
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