Magazine Rugby
Benetton Rugby, avendo colto anche uguale spirito di altri club, ha deciso - in occasione delle prossime elezioni federali - di ricercare possibili alternative all’attuale composizione della dirigenza F.I.R.
Il dichiarato fine è che tutti i club, grandi e piccoli, rappresentino - opportunamente sostenuti - la centralità del movimento rugbystico italiano, con la finalità di contribuire a far crescere il movimento nazionale; andrà ricercata la necessaria autonomia - pur nell’ambito di rapporti trasparenti e di reciproco rispetto con gli Organi Federali - in continuità con la loro storia e con le aspirazioni di crescita.
Per come è impaludato, cauto e felpato il movimento rugbistico italiano, questa è una autentica bomba: i vertici attuali Fir SFIDUCIATI dal maggior club italiano, in tempi elettorali; è novità assoluta mi pare.
La dichiarazione di guerra è stata consegnata dai nostri ambasciatori, vien da commentare. Non so se sentirmi commosso o felice; poi vada come vada, nel peggiore dei casi è dignità ritrovata e canteremo un nostro "The fields of Athenry" ancora da scrivere.
Prendiamola larga: abbiamo parlato a lungo (in rapporto alla sostanza) dell'affaire Aironi-Zebre, sostenendo che si trattasse solo dell'ultimo tassello non estemporaneo di un processo iniziato da qualche anno con la eliminazione della Lega delle Società Pro Lire (va detto per onestà intellettuale: con la miope ed imbelle collaborazione delle società, allora) e proseguito con l'adesione alla Celtic League, instaurando "franchigie" scollegate dal campionato; proseguito con la eliminazione della meno indipendente delle franchigie celtiche, al fine di crearne una 100% federale e generando, mediante il conflitto di interessi che ne consegue, un takeover del resto rimasto fuori. Elementi di un disegno collettivizzante confermato dai ragazzi obbligati a cedere il cartellino per entrare nelle Accademie, alle Eccellenti trasformate in questuanti Fir-dipendenti. Nel nome del più bieco dei Nicht fur uns alles fur Azzurri (nulla per noi, tutto per ...), sostenuto da penne che vanno per la maggiore - indimenticabile quel "in fondo, al popolo del rugby interessa solo la nazionale", letto in tempi non sospetti su primaria rivista specializzata, mica la Gazzetta dello Sport.
La pubblica dissociazione e sfiducia che la dirigenza del maggior club italiano attua oggi nel confronti della dirigenza Fir in via di ricandidarsi alla guida del movimento, è pesante per la prassi italica. Ci rivela che le nostre analisi o meglio, i nostri timori erano corretti: Benetton attacca prima di essere attaccata, perché vede chiaramente come la "terra di nessuno" davanti ad essa sia in corso di occupazione.
Episodi apparentemente minori, come i contatti con alcuni dei suoi giocatori per "persuaderli" a rimetterci dei soldi pur di aderire alle Zebre, accompagnati dalla propalazione di fole tipo "quelli della Benetton han convinto i genitori di alcuni ragazzi a toglierli dall'Accademia" (come a dire, giochiamo sporco perché han cominciato loro per primi), probabilmente sono stati la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo. Potremmo anche aggiungere tutta la storia equiparabili e regole ma è più che sufficiente, dal momento che a tutto questo si aggiunge un sibillino ma chiarissimo: "E' chiaro che i rapporti tra Fir e Benetton adesso non potranno che cambiare", arrivato dalla adamantina bocca del ct nazionale Jaques Brunel subito prima di volare in Argentina.
Quanto al "contenuto politico", si preannuncia una candidatura che riporti alla centralità dei club in un movimento come ricordato, asfissiato da una protervo e fasullo "centralismo in nome e per conto della Nazionale". Non serve in effetti un genio per capire che, finiti gli oriundi, riportati in Patria i senatori, equiparati gli equiparabili ma lasciati scappare all'estero alcuni dei più promettenti (e altri quattro dei primari son rimasti solo grazie alla Benetton), gli Azzurri o arrivano dai club o anche le Accademie le chiudiamo presto (tanto per quel che stanno producendo: basti una occhiatina alle squassanti bastonate prese regolarmente da tutti i loro coetanei in Sudafrica).
Vedremo come si evolverà la situazione. Conoscendo i nostri polli, aspettiamoci a stretto giro di posta un comunicato federale "di rammaricata presa d'atto", magari contenente qualche frecciatina su quanto erogato sinora anche alla Benetton - ebbene si, scopriremo che anche a Treviso magnano e poi vanno al cesso, secondo la più consolidata prassi dello sputtamento politico italico. Sarà la fanfara di chiamata a raccolta dei clientes federali: o con noi o contro di noi alle Parma, alle Calvisano, ai Rovigo appena richiamati all'ordine in malo modo, ai Prato (occhio a voi), persino ai Mogliano. E poi, Viadana che vuol entrare in Eccellenza? Si promuovono le Fiamme Oro o si ripesca Catania, chi offre di più? Sarà battaglia su tutti i fronti e senza prigionieri. Non solo, anche i legami internazionali verranno fatti pesare in qualche modo: attendiamoci dalla Irb - e dagli arbitri da essa controllati - qualche alzata d'ingegno.
Ma qui si rifà davvero l'Italia del rugby, o si muore. Nessuno di noi Soci è di Treviso ma non abbiamo alcun dubbio da che parte schierarci, in questo che NON è un sito di cronaca rugbistica ma di analisi, di confronto d'idee e di chiare prese di posizione, tecniche o politiche che siano.
Prossimo passo positivo, la presentazione di una qualche candidatura alternativa importante per la presidenza Fir, un po' più credibile di quella del volonteroso Gianni Amore, che rappresenti una sintesi tra i club che ci vorranno stare, gettando finalmente il cuore oltre i campanili e oltre le convenienze tattiche.
[In effetti ci stavamo domandando, noi ascoltatori fedeli del Tinello di Vittorio Munari, cosa ci fosse sotto la sua recente, evidente rimozione di cautele e bando alle diplomazie, pur senza venir mai meno alla correttezza nei toni.]
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