Andrea Passerini, La Tribuna di Treviso
Il Regno Unito chiama Benetton e il Benetton. Almeno due club inglesi, uno di Premiership, il massimo campionato inglese, hanno sondato nelle scorse settimane i vertici del club biancoverde per capire quali margini ci fossero per investimenti trevigiani in un club
d’Oltremanica. Sia in termini di sponsor che di know how tecnico.
Cose mai viste, alle latitudini del rugby italiano. Effetto Celtic? Va detto che Treviso è stata
pioniera del rugby italiano in Europa, disputando la prima edizione sperimentale della Heineken Cup, nel lontanissimo 1997/98. Il presidente Zatta conferma le indiscrezioni: «E’ vero che ci sono stati dei contatti, per quanto informali. Penso sia un riconoscimento a quanto hanno fatto questa società e questo sponsor per il rubgy italiano – dice – evidentemente la Celtic è una vetrina che ci ha consentito di essere ancor di più in mostra».
Cosa si cerca, dall’Inghilterra, fra Ponzano, sede di Benetton group e la Ghirada? Sicuramente risorse finanziarie per sostenere un rugby sempre più oneroso per sostenere i costi di gestione, di contratti, di rose.
Ma da quanto è trapelato c’è stato interesse anche per il modello Treviso, e dunque per il
management societario e tecnico. Alla Ghirada assicurano che il segnale abbia regalato estrema soddisfazione. E in tempi di contenzioso ancora aperto con la Federazione, diventava uno scenario non improbabile anche quello di un’emigrazione di Treviso Oltremanica, al di là delle due stagioni di Celtic, magari lasciando a Treviso il settore giovanile e un’accademia.
Fanta-rugby? Mica tanto. Poi, giovedì, il faccia a faccia con Dondi che ora potrebbe dare la novità nei rapporti fin qui tesissimi fra il Palazzo e la Ghirada. L’intesa su alcuni punti chiave, finanziari in primis. Sarà la Fir d’ora in poi, come fatto quest’anno, ad accollarsi la «tassa» chiesta dal board della Celtic a mo’ di garanzia.
E sulla spartizione degli oneri fra Treviso e Fir (8,5 milioni annui di budget, dei quali 5,8
coperti da Treviso, il 60% dei contratti di staff e giocatori a carico di Roma) rientra dalla porta principale il primissimo protocollo finanziario a suo tempo certificato dalla Deloitte, che era quello sempre invocato da Treviso nel successivo contenzioso con la Fir.
Sul fronte stranieri, le nuvole ancora presenti – vedi il ricorso che dovrebbe essere esaminato il 7 febbraio – potrebbero sciogliersi con la chiamata in azzurro di Tobias Botes. Anche se Treviso ricorda come la legislazione europea sia in linea con i criteri adottati sin qui, e non con il tetto imposto dalla Federazione.
Tornando a Botes, dicono che Brunel sia interessato, il giocatore è eleggibile da settembre, sembra non ci siano davvero più ostacoli per lo sbarco in nazionale del mediano di mischia. E a quel punto Treviso avrebbe un altro italiano in rosa… Infine, si sarebbe parlato anch di maggiore voce in capitolo sui contratti dei giocatori e un’accademia per i giovani. Se son rose, fioriranno a breve