Non c’è pace a Bengasi e, in particolare, dopo gli scontri dei giorni scorsi tra l’esercito e un gruppo armato di dissidenti.
L’intera città è pattugliata, al momento, in quanto potrebbe accadere il peggio e la situazione precipitare da un momento all’altro.
Ricordiamo che Bengasi, importante scalo portuale libico,al tempo della lotta contro il regime di Gheddafi, era la culla ufficiale della rivolta contro il rais , i suoi familiari e tutto il suo entourage.
L’attesa del primo ministro Al Zeidan, in queste ore (mentre scriviamo), ha un solo significato e cioè quello d’invitare alla calma e all’unione tutti i cittadini.
L’ intento di Al Zeidan è stato rafforzato in precedenza anche dal messaggio diretto alla cittadinanza del gran muftì della Libia, Gharyani.
La notte tra venerdì e sabato scorsi ci sono stati, infatti, di nuovo parecchi morti e feriti, lì dove ha sede il quartiere generale delle Forze speciali e lungo la strada ,quella che conduce all’aeroporto.
E,ancora, una settimana prima ci sono stati scontri con esponenti della milizia “Scudo della Libia”, posta addirittura sotto l’autorità dello stesso ministero della Difesa libico, tanto che poi il capo di stato maggiore dell’esercito è stato costretto inevitabilmente a rassegnare le proprie dimissioni.
E infine, a Derna, è stato assassinato il presidente della Corte penale, Mohamed Ibrahim Houidi.
Probabilmente, secondo la stampa del luogo, l’omicidio è stata opera di un gruppo fondamentalisti islamici non ancora identificato.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)