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Beni confiscati alla camorra, i Felicioni non si arrendono

Creato il 11 settembre 2012 da Tipitosti @cinziaficco1

Da anni si sforzano di rimettere in piedi bambini maltrattati o abbandonati dai loro genitori. Lo fanno senza trascurare i loro tre figli, su terreni strappati alla camorra. Per tutti oggi sono quelli della Compagnia dei Felicioni.

Si tratta di Fortuna, 41 anni di Teverola (Ce) e Antonio D’Amato, 44 anni di S. Antimo (Napoli), marito e moglie, che hanno messo su una famiglia molto particolare.

“Nel 1987, diciottenne obiettore di coscienza – racconta Antonio – sono entrato nel movimento di Capodarco www.comunitàdicapodarco.it nella comunità La Roccia di Aversa, dove cominciavano ad occuparsi di minori immigrati e affido. E’ stato in quel periodo che ho conosciuto Fortuna. Dopo poco è arrivato a La Roccia un bambino che aveva solo due settimane. Quel  bimbo ha dato inizio a tutto: la nostra famiglia e la nostra comunità. Abbiamo deciso di restare nel movimento Capodarco. Quindi abbiamo preso un appartamento a Teverone, Campobasso, per la nostra prima casa-famiglia”.

Gli inizi – fanno sapere Antonio e Fortuna, sono stati duri.  Intanto il bimbo è diventato il loro primo figlio, cresciuto con tanti altri piccoli, italiani e non italiani, che bussavano alla loro porta. Non avevano soldi, ma sono andati avanti lo stesso.

Beni confiscati alla camorra, i Felicioni non si arrendono
“A volte – continua Antonio –  non sapevamo come pagare le bollette e ci arrivavano i soldi di una raccolta solidale. Altre volte non sapevamo cosa mangiare e ci portavano a casa biscotti avanzati in pasticceria. O sacchetti di pane fresco. Ma ripeto, non abbiamo mai mollato. Il desiderio di regalare serenità a bambini maltrattati o abbandonati ci ha fatto andare avanti. La comunità la Roccia era una realtà d’avanguardia, e come tutte le avanguardie, viveva in trincea. Quell’esperienza ci ha resi forti”.

Oggi i D’amato, con la loro famiglia allargata, vivono a Trentola Ducenta (Ce) in una villa del Comune, confiscata alla malavita. E i problemi non mancano.

“Ci chiamiamo la compagnia dei felicioni – chiarisce Fortuna – e sa per quale motivo? Perché ad ispirarci c’è solo un obiettivo: garantire a tutti il diritto ad una vita felice. La nostra comunità, che lavora con la scuola, è una risposta temporanea al minore allontanato dalla sua famiglia I piccoli che arrivano da noi hanno vissuti difficili. E noi rispondiamo, organizzando per loro giochi, gare sportive, viaggi”.

Ma come i vostri figli hanno accolto la decisione di allargare la vostra famiglia? “Guardi – afferma la signora D’Amato – per noi la famiglia chiusa può diventare pericolosa. Non abbiamo mai pensato agli altri bimbi come a fonti di pericoli per i nostri: la devianza non è malattia trasmissibile, se non quando si riproducono i fattori che l’hanno favorita. I nostri figli non costituiscono un capitale affettivo e spirituale da difendere. Al contrario, desideriamo che la nostra famiglia si apra a una dimensione comunitaria. Certo, non mancano momenti di difficoltà per i nostri bambini. Ma con l’aiuto degli altri operatori superiamo ogni difficoltà. I problemi, quelli veri, arrivano dall’esterno”. “Il 12 aprile di quest’anno – fa sapere Antonio – è scaduto il nostro comodato di dieci anni per l’utilizzo della villa. Il bene, nel quale viviamo con i nostri figli e i bambini in affido, è stato uno dei primi ad essere assegnato in provincia di Caserta. Dieci anni fa, il sindaco, durante una manifestazione con il prefetto, ci consegnava le chiavi. Era a fine mandato elettorale. Al nuovo mandato ci mandò, però, una comunicazione con cui ci revocava il bene. Ricorremmo al Tar del Lazio su consiglio del vescovo Nogaro. Ci dissero che, se avessimo fatto ricorso in Campania, avremmo perso. Dal Tribunale amministrativo regionale arrivò una sospensiva dell’atto. Appena rieletto il 16 maggio dell’anno scorso, sempre lo stesso sindaco, come terzo atto amministrativo e, ad appena quattro giorni dall’insediamento, ha provveduto a comunicarci che non avrebbe prorogato il comodato.  In più ha revocato un protocollo di intesa, con il quale il precedente commissario ci aveva accordato cinque anni di proroga per partecipare ad un bando della Fondazione Sud con altre associazioni della provincia con lo scopo di apportare migliorie ai beni confiscati. Si trattava di un impianto fotovoltaico. Di nuovo abbiamo fatto ricorso al Tar del Lazio. E di nuovo abbiamo ottenuto un’altra sospensiva a favore. Siamo in attesa della sentenza di merito. Nel frattempo il vescovo di Aversa si è reso disponibile ad accoglierci nell’ipotesi di sfratto. Su tutta la questione stiamo sperimentando una forte solidarietà da parte di tutto il gruppo di Libera provinciale al quale aderiamo, e non solo”.

Beni confiscati alla camorra, i Felicioni non si arrendono
Sa qual è la verità? incalza Fortuna: “Qui legalità e illegalità spesso si confondono, in qualche situazione si fondono. E’ difficile quindi orientarsi. Ma noi non ci perdiamo. Le bussole che ci guidano sono sicuramente la nostra Costituzione e il messaggio di Gesù”.

Tante volte i D’Amato scoraggiati hanno pensato di andare via. “Poi – affermano – abbiamo pensato che questa è la nostra terra e che la coerenza ci deve sostenere. Non possiamo pensare una cosa e farne un’altra. Dobbiamo credere nel riscatto di questa comunità Con noi ci sono tante persone. Insieme possiamo farcela. Ai nostri figli stiamo trasmettendo un messaggio: siamo cittadini del mondo, abbiamo il diritto di essere felici. Vivere qui deve essere una scelta, però, non una costrizione”.

E i concittadini cosa dicono? “Ora viviamo bene – confessano i D’Amato – All’inizio abbiamo sentito sulla pelle un po’ di diffidenza. Da sette anni facciamo doposcuola per i bambini a rischio sociale del Comune. Lo facciamo con volontari della parrocchia, professoresse in pensione ed insegnanti in ruolo, in rete con la scuola elementare. Da quattro anni organizziamo i campi scuola al mare. Ci autofinanziamo con le sagre. Siamo appena tornati dal quarto campo mare. “Le parole per stare insieme” : è stato il tema di quest’anno. Abbiamo lavorato sull’”io“, sul rispetto, sulla crescita, sul diritto.  Spesso ci capita di pensare ai bambini che hanno vissuto con noi un pezzettino della loro vita. Ognuno ha lasciato una traccia nel nostro cuore, che rimarrà per sempre”.

Beni confiscati alla camorra, i Felicioni non si arrendono
“Il nostro più grande sogno? – si chiedono- vedere tutti felici. Ma per questo è necessario l’impegno di tutta la comunità, a prescindere dal colore politico di chi governa. Bene la legge sulla confisca dei beni, bene il Festival dell’impegno civile ideato da Pietro Nardiello http://www.tipitosti.com/pietro-%E2%80%9Csiete-tutti-invitati-a-casa-del-boss.html, a cui aderiamo. Ma quello che conta è che tutti sentano forte la spinta a partecipare al bene della collettività. Per questo non molleremo”.

                                                                                                                                           Cinzia Ficco


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