Si digita "Benigni" su youtube e accanto alle decine di clip del Robertone nazionale vien fuori questo cortometraggio realizzato nel 2009 dal trio di registi finlandesi Elli Vuorinen, Pinja Partanen, e Jasmiini Ottelin (vedi il video in basso). Benigni è dunque una parola finnica, che vuol dire semplicemente benigno, almeno stando a google translator.Girato in animazione a passo uno, Benigni racconta la storia di un uomo di mezza età, bolso e compassato, che vive solo in un appartamento di un palazzo popolare. La sua routine quotidiana è fatta di lunghe fumate alla finestra, suonate di xilofono, lettura di comics e sonnellini in poltrona. Un giorno si accorge che l’escrescenza che gli si è formata sull’adipe dell’ascella destra è notevolmente cresciuta di dimensioni e, magia, sembra avere vita propria, tant’è che ad un certo punto ne spuntano anche due occhi azzurri che la fanno sembrare un alieno spielberghiano. Dapprima l’uomo è tentato di sbarazzarsene con una coltellata, poi, ammansito dagli occhi dolci della creatura, si rassegna a conviverci. Ne nasce a sopresa un rapporto tenerissimo; la creatura accompagna necessariamente l’uomo in tutte le sue attività quotidiane, trasmettendogli una serenità che sembrava impossibile in tanto grigiore. Ma un incidente domestico è destinato a porre fine a quell’idillio...Il tema della metamorfosi del corpo ha affascinato scrittori e artisti per secoli, e vedendo Benigni tornano in mente le inquietanti visioni di Cronenberg e dei suoi body horror, ma anche Erhaserhead di Lynch e più note suggestioni mainstream come nei vari film di Alien. Ma non c’è nulla di cervellotico in questo corto che vira piuttosto su un piano decisamente intimista; forti di uno stile minimal che soprende ad ogni scena, gli autori non forzano alcuna interpretazione specifica, e la storia di questa bizzarra relazione tra un uomo e il suo adipe vivente potrebbe essere letta, ad esempio, come una metafora della perdita di un figlio, o della necessità di imparare a convivere con la malattia, o chi più ne ha più ne metta. Ma per quanto ci riguarda, Benigni è semplicemente una struggente favola sulla solitudine e sul bisogno insopprimibile di amare. Pudica e toccante come lo sono i capolavori.
Si digita "Benigni" su youtube e accanto alle decine di clip del Robertone nazionale vien fuori questo cortometraggio realizzato nel 2009 dal trio di registi finlandesi Elli Vuorinen, Pinja Partanen, e Jasmiini Ottelin (vedi il video in basso). Benigni è dunque una parola finnica, che vuol dire semplicemente benigno, almeno stando a google translator.Girato in animazione a passo uno, Benigni racconta la storia di un uomo di mezza età, bolso e compassato, che vive solo in un appartamento di un palazzo popolare. La sua routine quotidiana è fatta di lunghe fumate alla finestra, suonate di xilofono, lettura di comics e sonnellini in poltrona. Un giorno si accorge che l’escrescenza che gli si è formata sull’adipe dell’ascella destra è notevolmente cresciuta di dimensioni e, magia, sembra avere vita propria, tant’è che ad un certo punto ne spuntano anche due occhi azzurri che la fanno sembrare un alieno spielberghiano. Dapprima l’uomo è tentato di sbarazzarsene con una coltellata, poi, ammansito dagli occhi dolci della creatura, si rassegna a conviverci. Ne nasce a sopresa un rapporto tenerissimo; la creatura accompagna necessariamente l’uomo in tutte le sue attività quotidiane, trasmettendogli una serenità che sembrava impossibile in tanto grigiore. Ma un incidente domestico è destinato a porre fine a quell’idillio...Il tema della metamorfosi del corpo ha affascinato scrittori e artisti per secoli, e vedendo Benigni tornano in mente le inquietanti visioni di Cronenberg e dei suoi body horror, ma anche Erhaserhead di Lynch e più note suggestioni mainstream come nei vari film di Alien. Ma non c’è nulla di cervellotico in questo corto che vira piuttosto su un piano decisamente intimista; forti di uno stile minimal che soprende ad ogni scena, gli autori non forzano alcuna interpretazione specifica, e la storia di questa bizzarra relazione tra un uomo e il suo adipe vivente potrebbe essere letta, ad esempio, come una metafora della perdita di un figlio, o della necessità di imparare a convivere con la malattia, o chi più ne ha più ne metta. Ma per quanto ci riguarda, Benigni è semplicemente una struggente favola sulla solitudine e sul bisogno insopprimibile di amare. Pudica e toccante come lo sono i capolavori.
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