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Benigni a senso unico. Sempre e solo contro il Cavaliere!

Creato il 18 dicembre 2012 da Freeskipper

Benigni a senso unico. Sempre e solo contro il Cavaliere!

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Strepitoso, esuberante, pieno di energia, trascinante e coinvolgente, come sempre, quando commenta la Divina Commedia e la Costituzione Italiana, ma come sempre a senso unico, di parte, spudoratamente schierato contro Silvio Berlusconi, quando fa politica e campagna elettorale. Eccolo così, in prima serata, sulla rete ammiraglia della Rai e a pochi mesi dal voto delle politiche: «S'è ripresentato, Signore pietà. È la sesta volta, la settima ha detto che si riposa, anche lui». Benigni riparte dal suo bersaglio preferito, Silvio Berlusconi, aprendo "La più bella del mondo", la serata evento di Rai1 dedicata alla Costituzione, cosa che gli frutterà in tutto 5 milioni e 800mila euro! «Volevo parlare di cose belle, ma questo dicembre ci sono state due notizie, bruttissime, catastrofiche. Una la sapete tutti, il 21 dicembre c'è la fine del mondo, ma non è la più brutta. Un'altra, terrificante, ci ha veramente spappolati tutti: con questa crisi, con tanti italiani che desiderano andare in pensione e non ci possono andare, c'è uno che ci potrebbe andare quando vuole e non c'è verso di mandarcelo. E s'è ripresentato». Il premio Oscar paragona il ritorno di Berlusconi «a quei sequel dei film dell'orrore: Lo Squalo 6, La mummia, Godzilla contro Bersani... Non si si sa più che fare. Qualcuno può dire che ce l'ho con lui, ma è lui che ce l'ha con noi». La satira su Berlusconi tiene banco. «Ieri l'avete visto su Canale 5? Andava in onda una sua vecchia intervista del '94, di un'ora e mezza. Prima di lui c'erano una famosa pornostar e lo zio di Avetrana: ho pensato, 'sta cercando di mettere insieme i moderati'». Berlusconi, sottolinea Benigni, «ha parlato di comunisti, lotta alla magistratura. E ho pensato, 'guarda nel '94 la gente come ci cascava, se lo facesse adesso...' Tutti i grandi artisti quando invecchiano tirano fuori i vecchi successi, i comunisti e la lotta alla magistratura sono per lui come Satisfaction per i Rolling Stones». E ancora: «Berlusconi ha un sogno nella testa: vorrebbe fare il presidente della Repubblica...», dice Benigni asciugandosi il sudore. «Sarebbe l'unica maniera di vedere la sua immagine dappertutto, di vederlo in una caserma dei carabinieri». E poi i ringraziamenti di rito: «Devo ringraziare tutti gli italiani e i vertici della Rai per la possibilità di realizzare una serata bella su un argomento che più bello non si può». Comincia così la catena di ringraziamenti di Roberto Benigni che lo porta via via a dire grazie al presidente Napolitano, al papa, a Dio e infine a Berlusconi. «I vertici della Rai mi hanno detto: non devi ringraziare noi, ma una persona più importante di noi, il presidente della Repubblica Napolitano, che saluto con affetto, che mi ha ricevuto con grande cordialità e affetto». Ma il Capo dello Stato, spiega, «mi ha detto che invece dovevo ringraziare un'altra persona più importante, il Papa». E il Pontefice, a sua volta lo ha indirizzato «a nostro Signore: mi ha detto, lo puoi ringraziare, con la mia benedizione. Io allora ho ringraziato il Signore, ma ho sentito una voce che diceva: non devi ringraziare me... Silvio, grazie». «Bersani ha detto: quando Silvio si presenta rende il mio lavoro più facile... Sapesse il mio!», insiste Benigni, che scherza sull'ipotesi che Berlusconi sia tornato in campo perchè gli «vuole bene». E ancora: «Non si sa cosa abbia in testa, a parte quella cosa là, politicamente dico: quel povero Alfano l'ha mandato al manicomio con la storia delle primarie... Ora ha detto che vuole fare l'alleanza con Maroni: ma Maroni, dopo l'incontro, si è detto disorientato. Per disorientare Maroni che è abituato a parlare con Bossi ce ne vole...». Berlusconi, continua il premio Oscar, «ha detto che se Monti si candida fa un passo indietro: e allora Mario, facci questo favore, qui a Cinecittà possiamo anche trovarti delle comparse, dì che ti candidi, così magari si ferma. Poi magari dopo due giorni smentisci, come fa lui». Dopo la satira su Berlusconi, Roberto Benigni, si concentra sulla modernità della Costituzione. E qui è magistrale: una vera "lectio magistarlis", la sua! Legge l'articolo 3, che prescrive l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, e commenta: «Ma questo l'hanno scritto a Woodstock, è Imagine di John Lennon trent'anni prima. Me li immagino a Montecitorio, come fricchettoni, che si passano il 'cannone». E ancora: «Mentre la legge vieta, ti trattiene, fa paura, la Costituzione spinge, ti protegge, ti vuole bene, è la nostra mamma, è tutto a favore. I dieci comandamenti sono tutti un no, la Costituzione è tutto un sì, è la legge del desiderio». E poi il lavoro: «Se non c'è il lavoro, crolla tutto: la repubblica e la democrazia, che sono il corpo e l'anima delle nostre istituzioni». «Ogni legge che va contro il lavoro è un sacrilegio», dice Benigni. «Quando non c'è lavoro perdiamo tutti, perchè quanto lavoriamo modifichiamo noi stessi, è quella la grandezza del lavoro. Nella busta paga troviamo noi stessi: quella paga non è avere, è essere».

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