Benigni al Parlamento Europeo: «i monaci di San Benedetto creatori della civiltà»

Creato il 12 novembre 2011 da Uccronline

Per celebrare il 150esimo della Repubblica italiana, Roberto Benigni ha recitato un brano della Divina Commedia di Dante Alighieri, in particolare il commento del XXVI canto dell’Inferno, nell’emiciclo del Parlamento Europeo di Bruxelles in occasione dell’evento “La lingua italiana come fattore d’identità e unità nazionale”, promosso dall’Università per stranieri di Perugia in collaborazione con la Rappresentanza permanente d’Italia.

Nella sua introduzione iniziale ha ironizzato sull’attuale situazione politica dell’Italia e ha tessuto le lodi della sua storia, soffermandosi anche su San Benedetto, patrono d’Europa: «Nei secoli bui San Benedetto, che è il mio Santo preferito e il Patrono d’Europa, nel V sec. d.C., dove veramente tutto era morte e non c’era niente, proprio niente, un uomo di Norcia, un italiano così, una personcina, ha aggiunto alla parola “prega” la parola “lavora”: Ora et labora. Li ha fatti lavorare quei monachetti, dalla mattina alla sera, in giro per tutta l’Europa (in Belgio quanti ce ne sono stati!), a raccogliere, catalogare, archiviare, iscrivere il pensiero, la filosofia, l’agricoltura, la scienza, la poesia, sennò non c’era niente senza San Benedetto. Una cosa spettacolare, un miracolo, un vero miracolo».

Benigni ha ragione, nel Medioevo cattolico è nata la modernità, il metodo scientifico, le Università, gli ospedali, sempre nei monasteri nascono nuovi modi di approcciarsi alla natura (apicultura, la viticultura e l’olivocultura, piscicultura ecc..). Sono decine e decine le invenzioni che hanno permesso e agevolato lo sviluppo della civiltà nate all’ombra dei campanili medievali.

Sottolineiamo, come spunto, questo intervento del noto storico Léo Moulin, già docente presso il Collegio d’Europa di Bruges, l’Università Cattolica di Lovanio e l’Università di Notre-Dame, autore anche di “La vita quotidiana secondo San Benedetto” (Jaca Book 2008):  «S. Benedetto è proprio il padre d’Europa, della nostra civiltà; non si può spiegare la nostra civiltà senza la presenza dei benedettini. Durante secoli, e da sempre, ed oggi ancora, la Chiesa offre al popolo le più belle produzioni dello spirito umano. Questo popolo del Medio Evo [...] l’ha riunito, ogni domenica, nei più begli edifici della nostra storia – dalle sontuose cattedrali alle più umili pievi romaniche, dalle vastissime abbazie, come Cluny – il monumento più imponente della cristianità prima dell’edificazione di S. Pietro – ai priorati più rustici». Moulin cita anche un lungo elenco di invenzioni dei monaci: dai vini e liquori alle tecniche elettorali e deliberative democratiche (unanimità, il voto segreto, lo scrutinio, il turno di scrutinio, il ballottaggio ecc..), dal nome dei pranzi (cena, colazione, pranzo) al galateo.

Nella stessa occasione è intervenuta anche Régine Pernoud, celebre storica francese e specialista del Medioevo, la quale si è soffermata sul ruolo della donna, celebrando i contributi dei monasteri femminili (in alcuni di essi la donna aveva autorità sull’uomo, cosa fino ad allora assolutamente inpensabile) dai quali è emersa, ad esempio, la prima enciclopedia che abbia visto la luce in Europa.

A seguire anche lo storico Jean Gimpel, esperto di architettura e tecnologia medioevale, il quale ha voluto allontanare l’idea che il Medio Evo sia un’epoca di tenebre: «In verità il Medio Evo aveva una conoscenza profonda dell’antichità filosofica e scientifica». Parla dell’uso del compasso e si dispiace che «vi sono in occidente personalità che continuano a credere che nel Medio Evo si pensasse che la Terra fosse piatta, ma nessuno al Medio Evo la pensava così. Un documento che prova la consapevolezza che aveva il Medio Evo della rotondità della Terra è l’illustrazione che rappresenta due angeli che avvalendosi di strumenti meccanici, fanno girare la Terra»

 Recentemente è uscito anche il saggio storico di Thomas E. Woods, storico ed economista americano, intitolato Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale (Cantagalli 2007). In un capitolo, qui pubblicato, descrive proprio come “i monaci ebbero un ruolo determinante nello sviluppo della civiltà occidentale”.


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