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Benin / Gli insegnanti scioperano ma il Governo risponde "picche"

Creato il 01 marzo 2012 da Marianna06

In Benin, come in altri Stati del continente africano,dal nord al sud,dall'est all'ovest (Burkina Faso-Mali-Niger-Nigeria -Costa d'Avorio ma anche Tanzania-Mozambico e lo stesso Sudafrica), la situazione economico-finanziaria non è affatto rosea di questi tempi.

Sarebbe a dire che le proteste quotidiane non mancano mai, perché spesso le pance sono vuote , non si sa come coprirsi e  come pagare i dovuti tributi, che pur lo Stato esige.

 Si tratta , come dappertutto,del contraccolpo piuttosto pesante ovviamente di quanto sta accadendo in Europa, negli stessi Usa che attualmente sorridono di certo molto poco, come in alcuni Paesi arabi e oltre.

In poche parole senza risorse energetiche a buon mercato, in particolare senza petrolio , non si va da nessuna parte sulla strada dello sviluppo.

E ,siccome la vicina Nigeria pare abbia chiuso i rubinetti del petrolio, il Benin da tempo si trascina da una crisi all'altra  a causa dell'aumento considerevole dei prezzi tanto delle materie prime quanto dei prodotti finiti.

Prezzi che rendono non solo inaccessibile ogni merce ma che non consentono alle normali famiglie di tirare avanti dignitosamente per rispondere a quelli che sono i  consueti bisogni primari.

Volutamente non sto citando i poveri, che pur ci sono e sono comunque tanti anche in Benin.

In queste ultime ore è di attualità lo sciopero degli insegnanti  i quali, sottopagati come ovunque o addirittura non pagati per mesi, stanno protestando.

 

Scuola

Ma il ministro dell'struzione beninese ha già risposto ufficialmente in tv che, date per scontato le ripercussioni della crisi economica mondiale, ci vuole pazienza e flessibilità da parte del corpo docente.

Che, a breve, si farà senz'altro un tavolo di concertazione con i sindacati di categoria, cioè quelli che si occupano della scuola e dei loro operatori, ma non è giusto protestare, mettendo a rischio l'anno scolastico persino nella capitale, Cotonou, dal momento che nel marzo 2010 c'era stata già una rivalutazione salariale.

Insomma è proprio vero che per gli insegnanti, e quindi per la cultura, sotto ogni cielo non cambia  proprio niente.

Anzi, sempre lo stesso ministro, ha reso noto che se gli scioperanti continueranno, a  partire dalla fine di questo mese  di marzo 2012 ci saranno decurtazioni dello stipendio anzicché aumenti.

La logica del pugno di ferro è quella del governo del Benin e dello stesso presidente della repubblica, Thomas Boni Yayi, logica che per altro è stata già adoperata, nei fatti ,nei confronti delle altre categorie  del Paese.

Che fare?

Difficile trovare una soluzione quando ad una legittima richiesta si risponde con una minaccia, che colpisce ancor più la borsa.

E i beninesi sono avvezzi, purtroppo, a questi toni duri e decisi  del loro presidente.

Presidente e lobby governativa, cui di sicuro non manca  niente. Anzi. C'è persino il superfluo.

E abbiamo avuto modo di vederlo con i nostri stessi occhi, via web, proprio nella visita ultima di Benedetto XVI  in Africa, ospite di Thomas Boni Yayi e consorte.

Ma se il malcontento crescesse ?

Non ci vuol molto a dare fuoco alle polveri e ritrovarsi nel bel mezzo di un "colpo" di stato.

Anche in Benin.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi  (Ukundimana)

 


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