Benny Carbone (by Simone Clara)

Creato il 10 dicembre 2013 da Simo785
Chi lo avrà visto giocare almeno una volta, non può non essersene innamorato. Perchè Benito Carbone, detto Benny, in campo dava spettacolo. Non è annoverato tra i  grandi campioni, ma ha lasciato buoni ricordi in tutte le piazze nelle quali ha militato. Il calcio italiano lo ha apprezzato poco, in un’epoca nella quale i trequartisti erano ingabbiati in compiti tattici o costretti a giocare fuori ruolo. Memorabile una citazione del grande Vujadin Boskov : “Benny Carbone in campo disorienta avversari ma anche compagni”. Ragazzo prodigio prima a Reggio Calabria e Torino, poi a Napoli, prima del grande salto, forse prematuro, a Milano sponda Inter. Poi a 25 anni l’approdo in Premier League dove è esploso definitivamente scrivendo le pagine più belle della sua carriera. Sei stagioni in Inghilterra prima del ritorno in Italia chiuso con la maglia del Pavia in Lega Pro con la quale tra il 2007 e il 2010 ha deliziato i tifosi pavesi con le sue prodezze. Amante del dribbling, come ogni fantasista che si rispetti, specialista dei calci di punizione, ha sicuramente ottenuto meno in carriera di quanto si potesse pronosticare per un talento cristallino come il suo. Benny nasce a Bagnara Calabra il 14 Agosto 1971. Con la maglia della sua Reggina disputa soltanto un campionato cadetto all’età di 19 anni. Il Torino è proprietario del suo cartellino, e lo gira in prestito prima a Caserta poi ad Ascoli. Due esaltanti stagioni che gli valgono il ritorno al Toro questa volta per giocare in Serie A. Ed in granata si mette subito in luce come uno dei giocatori più promettenti del campionato guadagnandosi anche la convocazione in Under 21. I suoi dribbling infiammano il Delle Alpi, il suo talento non passa inosservato e a fine stagione arriva la chiamata della Roma. Ma in giallorosso non giocherà mai: viene girato infatti al Napoli nell’ambito dell’operazione che porta Daniel Fonseca nella capitale nel 1994. A Napoli il compito non è dei più semplici. Benny deve indossare quella maglia numero 10 appartenuta prima a Maradona poi a Zola. Nella prima giornata del campionato 1994-95 si presenta al San Paolo alla sua maniera, con un gol da cineteca al 90esimo minuto contro la Reggiana. Slalom, dribbling ubriacanti esaltano una piazza bisognosa di nuovi beniamini da idolatrare. Carbone ne regala altre di perle, comprese 3 in Coppa Uefa. La Curva B gli dedica anche un coro che lo consacra come degno successore di quella numero 10 che non è più un peso ingombrante. Gli azzurri guidati da Boskov si piazzeranno settimi sfiorando la qualificazione in Coppa Uefa, risultati positivi in rapporto a quel Napoli pieno di problemi societari. Ed infatti, dopo soltanto una stagione, Benny è costretto già a dire addio alla maglia azzurra. Il club è in crisi e bisogna far cassa. L’Inter lo preleva versando al Napoli 6 miliardi di lire. Uno dei primi colpi di mercato di Massimo Moratti, insieme a Zanetti e Roberto Carlos. Per Carbone è una grandissima occasione. Nonostante il dispiacere per il forzato addio al Napoli, arriva per lui l’opportunità di giocare nella sua squadra del cuore e provare il grande salto in un top team. Ma non è un Inter stellare quella della stagione 1995-96, anzi. I nerazzurri non entrano mai nel giro scudetto ed escono prematuramente anche dalla Coppa Uefa. Carbone regala due perle contro il Torino su punizione pennellata e Padova con un pallonetto calibrato, il suo rendimento non è continuo e ad ottobre della stagione successiva dopo dissapori con Roy Hodgson (che lo impiega sulla destra snaturandone le qualità di ispiratore) viene ceduto allo Sheffield Wednesday per 7 miliardi di lire. Benny segue così le orme di Zola, Vialli e Di Canio emigrando in Premier ed inizia la sua esaltante esperienza d’oltremanica. Con la maglia degli Owls (i gufi, simbolo del club), Carbone disputerà 3 stagioni ricche di soddisfazioni incantando e regalando magìe al pubblico dell’Hilssborough Stadium. Sono tante le meraviglie che regala, pallonetti deliziosi o addirittura rovesciate (ne sanno qualcosa i sostenitori del Newcastle). Ignorato, al pari del connazionale Di Canio, dall’allora c.t. della Nazionale italiana Cesare Maldini. Nel 1999 Benny passa all’Aston Villa, dove disputa un’altra grande stagione. In Fa Cup contro il Leeds realizza uno dei suo gol più belli beffando Martyn da 40 metri. Si vocifera di un interesse della Fiorentina, ma Carbone continua il suo girovagare in Premier passando prima al  Bradford, poi al Derby County ed infine al Middlesbrough. Il ritorno nel campionato italiano avviene nel 2002, nelle fila del neopromosso Como. Carbone non riesce a salvare i lariani dalla retrocessione in Serie B nonostante qualche prodezza isolata (tra cui una rete alla Roma). L’anno successivo Benny è a Parma, dove non gioca titolare ma riesce a ritagliarsi il suo spazio realizzando 4 reti. E’ il Parma di Prandelli, che concluderà la stagione al quinto posto. Carbone dà il suo contributo nel girone di ritorno servendo assist deliziosi per Gilardino. A 33 anni Benny torna in cadetteria disputando due eccellenti stagioni prima a Catanzaro poi a Vicenza. Nel 2006 si trasferisce a sorpresa in Australia, nel Sidney, ma solo per poco. Dopo soltanto pochi mesi torna in Italia, a Pavia in Lega Pro. Torna a fare magìe con il club lombardo con la maglia numero 10, la fascia di capitano e il suo carisma da leader. Nel 2010 si ritira dall’attività agonistica per intraprendere la carriera da allenatore. Pavia, Varese e San Cristophe Valle D’Aosta le tappe iniziali del suo nuovo percorso professionale. Attualmente Benny è in attesa di una chiamata. Che il suo futuro sia di nuovo in Inghilterra?

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