Il caso di Bologna è emblematico dove Merola andrà al ballottaggio pur contro una destra divisa e azzannato dal candidato a 5 stelle, espressione di un turbamento che investe una parte dell’elettorato che certo non apprezza molto l’appartenenza a strette logiche di partito. Per non parlare di Napoli dove De Magistris si è dimostrato un candidato con appeal superiore a Morcone. E di Milano dove Pisapia, è stato candidato a dispetto dei vertici Pd, ma ora è in testa alla Moratti.
La sola eccezione è Torino, dove Fassino vince, ma dopo aver pagato un salatissimo conto alla Fiat, piegandosi ai diktat di Marchionne. E si sa che la capitale sabauda è ancora largamente monoculturale.
A questo punto si tratta di prendere atto che il clima sta cambiando, ma anche di scegliere il vestito giusto per affrontarlo. Non è questione di partiti liquidi o solidi, non è più quella comunque: è la densità delle proposte ciò che conta, l’autonomia dei candidati dagli apparati, la loro storia e la loro cultura. Qualcosa che nel complesso potremmo chiamare le idee. E a cui fin da ora possiamo dare un bentornato.