Benvenuta Unità (d'Italia)

Creato il 07 gennaio 2011 da Lucas
Se le condizioni politiche, sociali, economiche, culturali dell’Italia sono queste → di chi la colpa?I politici stessi “non nascondono i problemi del Paese”. Anzi, li elencano con beffarda contrizione e misurato ottimismo, per mostrare come essi pongano, perlomeno retoricamente, attenzione a tali gravi e urgenti problemi che assillano la Repubblica Italiana.L’Italia è davvero un paese pieno di “problemi” e non vale certo la pena di elencarli; è sufficiente constatare che essi ci sono. Risolverli? Mera illusione. Che fare allora? Secondo me si dovrebbe procedere in maniera molto semplice: bisognerebbe cioè considerare i problemi del Paese una ricchezza per il Paese stesso. Fare dell’Italia un polo di attrazione internazionale dei Problemi urgenti da risolvere. Il nostro sottosuolo non è ricco di risorse naturali come il petrolio o il litio? Ma il nostro soprasuolo è così ricco di “problemi” (urgenti da risolvere). Vendiamoli. Ci sarà pure qualche laboratorio nelle università di eccellenza sparse nel pianeta pronto a pagare bene tali problemi, per studiarli, analizzarli, vivisezionarli, perché no?, risolverli.Tuttavia, prima che qualche scienziato in odore di nobel si decida a capire che i “nostri” problemi hanno valore per capire lo stato mentale di un popolo, occorre chiedersi: ma se l’Italia è piena di problemi, di chi è la colpa? Degli italiani. Risposta facile, scontata, ma non vera (non del tutto). Bisogna specificare quali “italiani”. Prima di tutto occorre raggrupparli in categorie per vedere chi si aggiudica la vittoria (della colpa). Vediamo:
  1. i politici;
  2. la criminalità organizzata;
  3. la chiesa cattolica;
  4. i magistrati;
  5. gli industriali;
  6. i sindacati;
  7. i giornalisti;
  8. i meridionali;
  9. gli immigrati;
  10. gli evasori fiscali
  11. i dipendenti pubblici;
  12. gli operai;
  13. i pensionati;
  14. gli studenti;
  15. i noglobal;
  16. i disoccupati;
  17. i tassisti;
  18. i farmacisti;
  19. le forze dell’ordine;
  20. l’esercito;
  21. eccetera
Mi fermo. Ognuno poi sia libero di aggiungere o togliere chi vuole. Ma il punto è che nessuna categoria, da sola, può essere considerata la causa della totalità dei problemi che affliggono il nostro Paese; né tantomeno a un solo individuo deve essere addossata la responsabilità del grave dissesto politico, economico, sociale, culturale, civile che affligge la nazione, neppure se questo individuo è Berlusconi - siepe (anzi, foresta) che ci impedisce di guardare fino in fondo all’orizzonte dei nostri problemi irrisolti.Allora, sedendo e mirando, per dirimere la questione della colpa, affidiamoci a questa frase di Bruno Bettelheim: «La psicoanalisi proponeva l’ipotesi che forse  non era la società a creare nell’uomo tutte queste difficoltà, ma che era piuttosto la nascosta, intima, contraddittoria natura dell’uomo a render difficile la vita sociale»¹.Ecco, adesso posso anche accettare che Ernesto Galli Della Loggia scriva, dalle pagine del Corriere della sera di oggi, queste parole:«Anche per gli stranieri colti, troppo spesso l'immagine attuale dell'Italia è schiacciata sotto il peso di tre stereotipi: Berlusconi (vissuto come un mistero orripilante, premessa di ogni male), l'onnipotenza della mafia e della camorra, il pervadente oscurantismo del Cattolicesimo. Per il resto: approssimazione, inefficienza, arbitrio. Insomma, il solito folklore mediterraneo.Ma se le cose stanno così la colpa è soprattutto nostra».Il problema vero è che nessuna autoanalisi, anche se spietata e sincera, potrà mai guarire dentro noi l’erronea idea che noi non c’entriamo un cazzo. Ognuno di noi, per quanto scavi, troverà sempre una giustificazione per tirarsi fuori, per dirsi: “io non c'ero e se c'ero dormivo”.L’Italia è questa perché la sua storia, la nostra storia, l’ha condotta ad essere così: questa è l’unica Italia possibile, la sola, la vera. Non oso dire che sia perfetta, ma quasi. La vorreste meglio di così? Ma avete un'idea, un progetto comune per migliorarla? No eh? Avete progetti diversi. Ognuno il suo. È vero, morto Berlusconi (politicamente o per bene) qualche miglioria anche per inerzia potrebbe avvenire. O anche ritrovando una sana, benefica diffidenza verso l'Oltretevere, un bello sbarramento e buonanotte Papa e Arcivescovadi. Una nazione in declino, che deve solo riguadagnare l’orgoglio e la consapevolezza d’esserlo. L’Italia deve offrire una speranza al mondo intero facendo vedere la dignità e la fortuna che c’è nel dissolvimento del concetto di nazione. Inutile insistere: polverizziamoci nel mondo, disperdiamo il nostro seme, lasciamo in eredità ai nostri figli l’idea che il tricolore si fonde con gli altri colori del mondo; l'Italia sparita, soli ali, oltre le porte di Magellano in cerca di un altrove ancora da scoprire.Suvvia, uniamoci alla Grecia e facciamo vedere al mondo come si filosofa con il culo in terra.
¹B. Bettelheim, Il cuore vigile, Adelphi, Milano 1988 (traduzione Piero Bertolucci).

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