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Immagino già come si scatenerà la critica nazionale nei confronti di questo bellissimo film di Luca Miniero che sarà additato nei migliori dei casi come un remake del fortunato film francese di un paio di stagioni addietro “Giù al Nord” (http://alboino.blogspot.com/2009/06/giu-al-nord.html) e nei peggiori di come anche per ridicolarizzare alcuni stereotipi del nostro paese dobbiamo importare le idee dall’estero. Certo “Benvenuti al Sud” segue pedissequamente il plot del film francese ma di suo Miniero e i suoi collaboratori ci mettono attraverso la boutade e la rappresentazione comica dei vezzi meridionali il “declino civile” che attanaglia da anni il nostro Paese; traccia che mancava del tutto nel suo predecessore. E poi diciamocela tutta, qui c’è il Sud e non è il sud da cartolina come i giornali del nord lo rappresenteranno, ma quel Sud vero fatto ancora di rapporti sinceri e di stima fra le persone, un Sud privo di interessi personalistici e più attento al soccorso reciproco dove le case non sono barrate da lastroni d’acciaio e inchiavettate con serrature ad altissima tecnologia antiscasso controllate da sistemi di sicurezza degni della Nato, ma sono case aperte a tutti e pronte a soccorrere chi ha bisogno; in poche parole il mutuo soccorso che ha fatto diventare grande l’Italia e che al Nord con l’avvento dell’industrializzazione sfrenata e del ripiegarsi nel piccolo orto dell’interesse localistico ha fatto dimenticare. Infine il paesaggio quello solare e da saudade che al nord possono solo sognarlo e guardarlo sui cataloghi delle agenzie di viaggio.
La trame è presto detta nella sua linearità e semplicità d’espressione: un insignificante responsabile di una agenzia locale della bassa brianza delle poste, da un po’ di tempo aspira ad essere trasferito (per accontentare moglie paranoica e scassa… e figlio beota esemplare tipico del “trota” di questi tempi) in una sede centrale di Milano e per farlo visto che le sue domande di trasferimento vengono regolarmente superate di chi ha delle disabilità si finge egli stesso un disabile in carrozzina. Purtroppo (o per fortuna???) la finzione non riesce e come punizione il lombardo sciatto e pieno di preconcetti viene trasferito per due anni al Sud in quel meraviglioso borgo a strapiombo sul mare, dalla cultura e dalle tradizioni millenarie che è Castellabate immerso nel meraviglioso parco del Cilento. La prospettiva di vivere due anni in un luogo simile a chi è abituato a vivere nei nebbioni, nell’umidità e nelle comodità dell’esistenza reclusa rappresenta un incubo che porta dietro di se paure e fobie. E infatti per dirne una la partenza del lombardo è quanto di più esilarante ci possa essere: giubbotto anti proiettile che neanche i militari in missione di pace indossano, spoliazione di tutti i preziosi che possiede (orologio e fede) e auto piena di taniche d’acqua e delizie/puzzolenti (gorgonzola!!!) che serviranno per il sostentamento. E’ evidente che nel corso della sua permanenza a Castellabate molto dovrà ricredersi sui suoi preconcetti e lentamente apprezzerà non solo le prelibatezze culinarie del posto e la natura da favole (qui un plauso al direttore della fotografia) ma soprattutto il modo di intendere la vita dei residenti. Così alla fine tutto verrà capovolto e l’unità del nostro Paese ancora una volta ritrovata.
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