Benvenuti al Sud con Michele che fa il contorsionista tra reminiscenze filosofiche, idilli jazzati e un caffè a S. Agata dei Goti; con le lacrime invisibili di un’amica di vecchia data mentre suo figlio Joseph ha trovato nascosto nel gioco delle carte l’altro significato della vita; con l’immancabile combriccola dell’oratorio che rinasce dentro una reunion post-festiva tra il sorriso di Brigida e l’entusiasmo di Angela.
Benvenuti al Sud, ai confini tra Campania e Lazio, con Marcello che fa lo speaker radiofonico e fa sognare più province sulle onde di una radio locale; nei sapori delle golose Castagnole che per mano di pasticciere veneto arrivarono nel banco del Caffè Ducale di Sessa Aurunca; nella passerella goffa che fa della provincia il territorio ridicolo di ogni mondo che si rispetti.
Benvenuti al Sud nell’aperitivo con il prof. Tiziano, vecchio compagno di classe dai sogni messi a repentaglio dalla nuova scuola precaria e decadente; con Paolo che soffia 3 candeline, cammina a carponi tra i video di YouTube, fa le fusa alla caricatura sul mio blog; con nonna Antonietta che sbrina un’immagine sbiadita delle nostre comuni radici contadine: “Mariti e figlie comme e truove accusì te’ piglie” era la risposta delle mamme alle figlie che nel secolo scorso tentavano di fuggire dai mariti violenti e arroganti.
Benvenuti al Sud nell’anello che porta al dito la “Lei” con cui hai condiviso nove anni della tua vita: sta per sposarsi e così la neonata Giulia si ritroverà come zio acquisito quel bel damerino!
Benvenuti al Sud, cara Giulia, e visto che tu crescerai qui sai che ti dico: sarò stato pure un mascalzone e uno sbruffone squattrinato, ma mi prendo il diritto di restarti zio per sempre. Il mio viso da vagabondo saprebbe raccontarti che tornare indietro è un errore imperdonabile, ma guardare avanti riconoscendo i propri sbagli è l’unica scorciatoia per distaccarsi dal deplorevole mondo degli adulti.
Benvenuti al Sud, nel mio Sud, dove ogni volta che ci torno ritrovo un pezzo di me stesso che non mi ero accorto di aver perso. E questa volta l’ho perso per sempre.
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