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Benvenuti al Sud, per chi non lo sapesse, è il remake nostrano di una fortunatissima pellicola francese del 2007, Bienvenue chez les Ch'tis (da noi tradotta come Giù al Nord), in cui si predevano appunto in giro i pregiudizi di un impiegato del sud che viene 'costretto' a lavorare nel freddo e inospitale settentrione transalpino. Qui la vicenda si ribalta: il milanesissimo Claudio Bisio, funzionario delle Poste Italiane, subisce un trasferimento punitivo nel minuscolo paesino di Castellabate, nel cuore del Cilento, dove è costretto a recarvisi con la morte nel cuore: tutto quello che sa del Sud è che lì c'è deliquenza, gran caldo e si parla una lingua incomprensibile...
Ora, remake o non remake, bisogna dire che in questo film di 'francese' c'è ben poco. Anzi, viene quasi il sospetto (mica tanto campato per aria!) che il regista transalpino Deny Boon, girando la sua commedia, abbia generosamente tratto spunto dagli sketch di Totò e Peppino per scrivere il proprio film... la comicità di Benvenuti al Sud infatti è italianissima al 100% , e sui tanto radicati 'luoghi comuni' la pellicola di Luca Miniero offre una progressione di gag e situazioni assolutamente esilaranti: il protagonista 'piomba' al Sud imboccando un'intasatissima Salerno-Reggio Calabria, con il giubbotto antiproiettile addosso e il dizionario italiano-napoletano in valigia. Arrivato a destinazione, sotto una pioggia battente e in posto apparentemente spettrale, scoprirà a poco a poco vizi e virtù dei 'terroni', imparando ben presto che da quelle parti dire no è maledettamente difficile: a chi ti offre il caffè, a chi si prodiga per arredarti la casa, a chi ti accoglie a braccia aperte secondo la ben nota ospitalità meridionale... ma accorgendosi anche che spesso (anzi, quasi sempre) le cose non vanno assolutamente come uno s'immagina. E che la 'permanenza' forzata sarà meno drammatica del previsto.
La ricetta di Benvenuti al Sud è semplicissima: ridere sui vizi italici, operazione che ha sempre funzionato nel nostro cinema e di cui Alberto Sordi era maestro. Claudio Bisio non è Sordi, e nemmeno Totò, ma con 'quella faccia un po' così' fa ridere solo a guardarlo e la sua comicità mite, sensibile e non volgare fa apprezzare una commedia banalotta ma efficace. Bisio è bravo, è il mattatore del film e risponde per le rime a chi sostiene che è capace di far ridere solo negli sketch televisivi. Ottimi anche i comprimari: Alessandro Siani, pur scimmiottando un po' troppo Troisi, è una valida spalla, cosiccome lo sono Nando Paone e Giacomo Rizzo (ve lo ricordate ne L'amico di Famiglia di Sorrentino?). Valentina Lodovini è decisamente improbabile come 'terrona', ma è così bella che le si perdona davvero tutto... VOTO: * * *
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