Nonostante le numerose polemiche contro chi continua a raccontare degli episodi di commistione tra esponenti della Chiesa e ‘ndrangheta, il nuovo arcivescovo dimostra con le parole di non voler minimizzare il problema, chiedendo di affrontarlo in tutti i suoi ambiti, compresi quelli sociali e politico-istituzionali
non c’è spazio per zone grigie il discorso trito e ritrito tra fra’ Cristofori e don Abbondi la ‘ndrangheta davanti all’altareBenvenuto, Monsignor Morosini, nella città dello Stretto. Non ero in Calabria, ieri, altrimenti sarei stata anche io là, ad assistere al suo insediamento. Per fortuna esistono i giornali e i giornalisti, che mi hanno restituito le sue parole, le emozioni del passaggio del pastorale, la fotografia che mons. Iachino ha fatto di Reggio, che «ha tanti pregi e tante risorse ma anche tanti limiti, fragilità e insufficienze», e proprio per questo «ha bisogno della guida sicura e dell’autorevole fermezza del Pastore, che certamente saprà scuotere le coscienze della nostra gente ed essere punto alto di riferimento per far rinascere la speranza, per offrire una mano a chi ha bisogno di uscire da quella pericolosa e diffusa rassegnazione, che accetta passivamente la cultura della prepotenza e la convivenza con organizzazioni mafiose e delinquenziali, che umiliano la dignità e l’intelligenza soprattutto dei più deboli, rifugiandosi nell’alibi del “non c’è nulla da fare”».
Benvenuto, Monsignor Morosini, nella città dello Stretto. Benvenuto perché le sue parole di ieri mi hanno ricordato le parole pubblicate nei Taccuini postumi di Albert Camus:«Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime. Che si cambi in esempio».
Noi stiamo cercando da tempo quell’esempio. Quegli esempi, in realtà: ne abbiamo raccontati tanti, di pastori che seguono in pieno l’insegnamento di don Italo Calabrò, “nel coraggio dei pastori la gente ritrova il suo coraggio”. Purtroppo, nel nostro raccontare la ’ndrangheta davanti all’altare abbiamo trovato anche tanti pastori persi, che non badano al gregge o, peggio ancora, vanno a braccetto con i lupi. Non sono discorsi triti e ritriti. E adesso lo sostiene anche lei, quando dice “la ’ndrangheta è un male dal quale o si esce tutti assieme o non si esce mai”.
Benvenuto, Monsignor Morosini, nella città dello Stretto. Benvenuto perché da laica non posso che condividere le sue parole. «È necessario che i cristiani si scuotano e comprendano che non si può più andare avanti in questa grave commistione» lei ha detto ieri, spiegando che la commistione è quella tra “sacro e criminalità organizzata”. Ed ha aggiunto: «La Chiesa continuerà a dare il suo contributo in questa lotta, anzitutto allontanando ogni minimo dubbio di connivenza diretta o indiretta dei suoi rappresentanti con il malaffare; ci impegneremo poi nella formazione delle coscienze perché non ci sia commistione tra fede e malavita».
Benvenuto, Monsignor Morosini. Benvenuto per averci ricordato con le sue parole quanto sia importante dare l’esempio. Benvenuto perché sono certa che i fatti seguiranno le parole, affinché non vi siano eccezioni alla regola dell’altare che si oppone fermamente alla ’ndrangheta, aiutando il popolo di Dio e della Calabria a liberarsi dai grigi delle commistioni.
“A volte sappiamo quello che dobbiamo fare, ma non ne abbiamo il coraggio. Impariamo da Maria la capacità di decidere, affidandoci a Dio” ci ha insegnato Papa Francesco. Dobbiamo, vogliamo imparare. Tutti insieme. In fondo, è stato proprio Papa Francesco a dirci che “i preti clericalizzano i laici e i laici ci pregano di essere clericalizzati”. Dalla Chiesa che resiste, che sconfigge chi si volta dall’altra parte.
Benvenuto, Monsignor Morosini, nella città dello Stretto. [scirocconews]
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